Attivisti al Festival di Dortmund: un salto di qualità nel sostegno alla causa dei detenuti

prigioneriDortmund-InfoPal. Rappresentanti di istituzioni e associazioni palestinesi in Germania, insieme a un grande pubblico di attivisti solidali con la causa dei prigionieri nelle carceri israeliane, hanno annunciato di voler intensificare i loro sforzi e attività, e cercare di fare un salto di qualità a sostegno della causa, che secondo loro, è entrata in una nuova fase, dopo gli scioperi della fame condotti nell’ultimo anno dai detenuti e dalle detenute.

L’annuncio è giunto a margine delle celebrazioni per il Festival di solidarietà con i prigionieri nelle carceri israeliane, organizzato sabato 27 aprile nella città di Dortmund, in Germania, con lo slogan “liberi e senza confini nonostante le catene”. All’evento, che ha visto la partecipazione di centinaia di persone, provenienti da tutta la parte ovest della Germania, sono state alzate le foto dei detenuti palestinesi e scanditi slogan che inneggiano alla solidarietà con loro.

Il festival è stato organizzato per celebrare la Giornata dei prigionieri palestinesi e esprimere solidarietà con coloro che stanno conducendo “la battaglia degli stomaci vuoti”. Durante la manifestazione hanno preso la parola l’Unione dei palestinesi in Germania, la comunità palestinese della città di Mönchengladbach e l’Associazione di amicizia tedesco-palestinese di Wuppertal. Mentre Ayman al-Sharawna è intervenuto in diretta telefonica all’evento. Inoltre, il ricercatore e consulente, Hossam Shaker, ha tenuto una conferenza, e l’artista Nidal al-Mashriki ha eseguito diverse opere ispirate dalla lotta dei prigionieri e del popolo palestinese.

Appelli per punire l’occupazione e sospendere il sostegno tedesco. Suhail Abu Shamala, presidente dell’Unione dei palestinesi in Germania, ha dichiarato: “Oggi, diverse organizzazioni si sono unite qui per esprimere la propria solidarietà con il movimento dei detenuti nelle carceri israeliane, con i prigionieri che hanno sacrificato la loro libertà sull’altare della patria e per l’indipendenza (…) Da questa sede, e a nome dei palestinesi in Germania, porgiamo i nostri migliori omaggi ai coraggiosi detenuti palestinesi, e in testa Samer al-Issawi e Ayman al-Sharawna”.

Abu Shamala ha proseguito: “Siamo qui per esprimere la nostra solidarietà con i più nobili delle creature, le persone più coraggiose del mondo, i nostri prigionieri, liberi nonostante le catene. Vi dico che se noi sacrifichiamo qualche ora del nostro tempo, loro hanno sacrificato tutta la loro vita. Se noi spendiamo una parte del nostro denaro per alzare la bandiera palestinese in solidarietà con i detenuti, essi hanno pagato, con le proprie vite, il prezzo per la libertà e per una vita dignitosa”.

A nome dell’Unione dei palestinesi in Germania, Abu Shamala ha esortato il governo tedesco a “fermare ogni sorta di sostegno offerto all’occupazione israeliana” e a “punire i crimini israeliani”. Ha inoltre richiesto l’invio di medici per curare i prigionieri e soprattutto quelli affetti da malattie: “Ponete fine al vostro silenzio nei confronti dell’occupazione: legittima Israele ad andare avanti con i suoi massacri e ingiustizie contro i prigionieri”.

Una delle questioni più delicate per il popolo palestinese. Nel suo discorso, Jamal Mahmoud, presidente dell’Associazione di amicizia tedesco-palestinese di Wuppertal, ha affermato che quella dei prigionieri “è una delle questioni più delicate per il popolo palestinese, nel suo percorso per ottenere la libertà dall’occupazione israeliana”. Mahmoud ha sottolineato che la Giornata dei prigionieri palestinesi viene celebrata quest’anno “al culmine della battaglia degli stomaci vuoti, condotta dai detenuti nelle carceri israeliane, e poche settimane dopo la morte del prigioniero Maysara Abu Hamdiya nelle prigioni dell’occupazione, a causa della politica di negligenza medica”. Jamal Mahmoud ha rivelato alcuni dati statistici che mostrano l’entità della sofferenza afflitta al popolo palestinese a causa delle detenzioni, fin dalla nascita dello Stato ebraico.

Il presidente dell’Associazione di amicizia ha ribadito l’importanza di accrescere la solidarietà con i detenuti, portando la loro voce nel mondo. Infine, ha esortato gli organismi internazionali a riconoscere l’esistenza di prigionieri di guerra palestinesi nelle carceri israeliane, e a fare il necessario per ottenere giustizia per la loro causa.

Ayman al-Sharawna parla con il pubblico di Dortmund. L’ex detenuto, che aveva condotto un lungo sciopero della fame, è intervenuto telefonicamente al festival di Dortmund, spiegando i vari aspetti della sofferenza dei detenuti nelle carceri israeliane. Al-Sharawna, dalla sua esperienza personale, ha dichiarato che “il prigioniero in sciopero della fame vede la morte centinaia di volte con i propri occhi”.

Nel suo discorso, interrotto varie volte dal pubblico, con slogan e applausi, al-Sharawna ha ribadito che gli eventi di solidarietà con i prigionieri, organizzati in Europa e in tutto il mondo, hanno un enorme effetto nel rafforzare la fermezza dei detenuti e le detenute in sciopero della fame.

Supportare i detenuti nell’era post-al-Issawi. Il ricercatore e consulente esperto di mezzi di informazione, Hossam Shaker, che vive tra Vienna e Brussel, ha tenuto una conferenza nella quale ha spiegato le modalità utili a sostenere la causa dei prigionieri palestinesi, nella realtà europea. Ha fatto riferimento alle grandi conquiste dei detenuti stessi, durante un anno intero di sacrifici continui, e in particolar modo l’eroica impresa di Samer al-Issawi.

Shaker ha parlato della fase post-al-Issawi affermando che “ora la prerogativa è quella di superare la stagionalità delle iniziative, e avviare una fase di supporto continuo”. A questo proposito, Shaker ha osservato che “lasciare l’onere dell’iniziativa ai detenuti, all’interno delle carceri, comporterebbe un elevato tributo, pagato dagli stessi, e ciò impone di ingegnarsi in soluzioni creative che non si basino sulla spinta dei prigionieri, che rischiano la morte a causa dei protratti scioperi della fame che conducono”.

Hossam Shaker ha aggiunto che “il detenuto (o la detenuta) in sé, è al centro della causa dei prigionieri, perciò, la natura umana di questi ultimi non deve rimanere all’ombra dei comunicati statistici, o occultata dall’assenza di una chiara fotografia della scena, a causa della politica di disinformazione adottata dalle autorità di occupazione”. Egli ha fatto un appello “all’umanizzazione della causa, cioè, a presentare il suo volto umano e non limitarsi a simboli rigidi, come le prigioni, le sbarre e le catene”.

Estendere il concetto di vittima nel caso di prigionieri. Shaker ha invitato a ridefinire il concetto di vittima nella questione dei prigionieri, ha affermato: “Non è solo il detenuto o il popolo ad essere la vittima delle carceri, ma sono gli interi valori del diritto, la giustizia, la libertà, l’uguaglianza e la dignità umana, ad esserlo. E ciò significa che l’infrazione di uno di questi principi rappresenta una violazione contro l’umanità. Da questo punto di vista, quella dei prigionieri diventa la causa di tutti gli esseri umani liberi, ovunque siano, essa è la causa di tutti i difensori dei diritti umani e delle libertà dei popoli, della dignità umana, del diritto alla vita e all’alimentazione, alla medicina e al ricongiungimento familiare, e non solo la causa di un singolo popolo o una singola società”. Shaker ha anche sottolineato l’importanza di ampliare il concetto di vittima di un caso d’arresto, “in modo da comprendere anche le persone vicine al detenuto, in special modo i suoi bambini, la moglie che lotta e gli anziani genitori, per esempio”.

In un conteso correlato, l’esperto ha richiamato l’attenzione sui potenziali successi a vantaggio della causa dei detenuti, che possono essere ottenuti attraverso i social media, in quanto questi ultimi offrono al pubblico dei sostenitori “la possibilità di produrre contenuti mediatici di massa, per affrontare la produzione mediatica di massa di propaganda israeliana”.

Iniziative e proposte per sostenere la causa dei prigionieri. Il dibattito che ha seguito la conferenza di Hossam Shaker si è incentrato sulle iniziative e le applicazioni pratiche, per sostenere la causa dei prigionieri e interagire con essa. Inoltre, sono stati proposti progetti e programmi adatti alla realtà tedesca ed europea.

Dal canto suo, il dott. Munther Rajab, coordinatore generale dell’Unione dei medici palestinesi in Europa, ha illustrato l’iniziativa lanciata recentemente dalla sua organizzazione, che ha annunciato la propria disponibilità ad inviare una delegazione medica europea per esaminare i prigionieri nelle carceri dell’occupazione e controllare le loro condizioni di salute, in collaborazione con le organizzazioni mediche e umanitarie, come la Croce Rossa Internazionale.

Shaykh Mohammed Antar, segretario generale del Comitato degli imam e predicatori in Germania, ha sottolineato l’importanza che gli arabi, i musulmani e tutte le persone libere del mondo “assumano le proprie responsabilità nel sostenere la causa dei detenuti, invece di lasciare che sia una prerogativa del solo popolo palestinese”. Mentre il direttore dell’Associazione di amicizia tedesco-palestinese di Dusseldorf, Mohammed Abu al-Hija, ha richiamato l’attenzione sull’importanza di fornire il supporto alle istituzioni dedite a sostenere i detenuti e le loro famiglie, e appoggiarle perché siano in grado di svolgere i propri ruoli.