Aumento dei livelli di violenza sui bambini nella regione del Golfo

Jedda – Quds Press. Il Sottosegretario generale dell’Unione degli ‘Ulama musulmani, Salman bin Faha al-‘Awda, ha messo in luce l’espansione generale del fenomeno della violenza familiare nella regione del Golfo, riferendo nel rapporto che l’intensità del fenomeno stesso è in aumento.

Ha insistito quindi sulla necessità di promulgare norme deterrenti per i casi di molestie private violente, oltre che per quelli di eccesso di correzione, sottolineando l’opportunità di coinvolgere il cittadino nel problema, dal momento che la società araba e musulmana, che prega cinque volte al giorno, cominci a instaurare relazioni pacifiche, al fine di rendere il fenomeno della violenza oggetto di stupore e di biasimo anziché di correzione e di cura.

Al-‘Awda ha chiarito poi, nell’introduzione alla “Situazione della Shari‘a islamica nei casi di violenza familiare”, nel convegno organizzato dall’Universtà “Re ‘Abd al-‘Aziz” con la Guardia Nazionalea Jedda, martedì 26/02, che ”dalle peculiarità delle società arabe e islamiche emerge una linea di continuità e comunanza di situazioni e una relazione di vicinanza e di parentela, specifica o meno, senza che questo significhi ignorare i problemi in esse radicati o i problemi eccezionali, dovuti all’apertura al mondo. La violenza familiare  è infatti un problema che affligge il mondo intero: i numeri riportati nei rapporti e nelle statistiche rivelano che quattro bambini a settimana vengono uccisi per mano dei parenti in America”.

Al-‘Awda sottolinea inoltre che ”i dati dei rapporti rivelano un aumento dei livelli della violenza contro i bambini nel Golfo, fino ad arrivare al 47%, e che tale violenza riguarda soprattutto gli orfani, per i quali la percentuale sale fino al 70%”. Ha indicato quindi come nuovi studi rivelino che il 45% dei bambini sauditi sia esposto a forme diverse di lesioni e violenze quotidiane, e che un quarto di essi è esposto a maltrattamenti di vario genere, e che più del 70% di coloro che aggrediscono e terrorizzano i piccoli sono parenti stretti.

“In un altro studio condotto in un centro educativo sociale di Ryadh”, prosegue il Sottosegretario, “si è scoperto infatti che  l’80% di coloro che infliggono molestie ai bambini sono parenti, e che, in otto casi su dieci, l’aggressore è una persona di cui il bambino si fida o a cui vuole bene”.

Ciò dimostra come questa sia una delle questioni sociali più pericolose, che resta però troppe volte avvolta nel riserbo, per timore del disonore per la famiglia e della vergogna per la società, senza compiere alcuno sforzo per sradicare tale fenomeno dalle società arabe.

Al-‘Awda  ha quindi segnalato come una separazione dolorosa rappresenti un elemento ricorrente in questo fenomeno, nonostante l’elevato livello di conservatorismo delle leggi, in forma eminente, nei paesi islamici. La domanda che sorge è dunque la seguente: perché le pratiche religiose non frenano tali violenze?

Il Sottosegretario ha riaffermato la necessità di applicare le pratiche religiose a livello privato e pubblico e di adorare Dio con la preghiera e il digiuno, nonché con l’elevazione morale degli individui, dal momento che Dio ama coloro che si elevano.

Ha ribadito quindi “che la soluzione migliore, in cui ciascuno deve impegnarsi, al problema della violenza sociale, è quella del dialogo, le cui basi riportano ognuno all’ascolto dell’altra parte, a tornare piccoli o a crescere: così il padre deve ascoltare il figlio, per quanto piccolo, il responsabile deve ascoltare il sottoposto, sia questi autista, impiegato o domestico, così come l’insegnante deve dialogare con i suoi studenti”.

Allo steso modo, al-‘Awda ha richiamato la necessità dell’impiego delle energie dei giovani e della fondazione di istituzioni, sottolineando il fatto che la società saudita è una società giovane, in cui il 70% della popolazione è costituita da giovani tra i 16 e i 23 anni, fatto che distingue questa società dagli altri popoli del mondo; questa parte della popolazione, con la sua spinta, il suo entusiasmo e il suo proiettarsi verso il futuro, ha bisogno di essere incanalata con l’utilizzo delle sue energie in fondazioni, centri e società. Ha indicato come questa sia la via giusta anche per coloro che sbagliano e commettono reati, in modo che ciascuno contribuisca alla soluzione della crisi.

Al-‘Awda si è espresso quindi sull’opportunità di offrire alla gioventù distrazioni morigerate, come la lettura, la scrittura o l’esercizio della parola, del nuoto o degli sport permessi ai giovani, anzi di ogni tipo di attività idonea ad accrescere i doni dei giovani e corrisponda alle loro aspirazioni.

“I nostri ragazzi e le nostre ragazze”, ha aggiunto, “hanno bisogno di una vita pura, cosicché Dio possa amarli ed essere soddisfatto di loro e concedere in cambio di correggere quelle cose che si muovono in direzione opposta”.

Al-‘Awda ha ribadito infine la necessità di varare norme deterrenti per i casi di molestie private violente, aggiungendo che “il Regno saudita si sta ora volgendo a istituire una cornice legislativa per la questione della violenza sessuale generale, impegnando un  Comitato speciale nell’Assemblea della Shura nello studio dell’emanazione di un ordinamento  deterrente per i molestatori sessuali, allo scopo di porre fine a questo fenomeno e ottenere così un ambiente moralmente pulito”.

Traduzione per InfoPal a cura di Federica Pistono