Avanza il colonialismo israeliano: autorizzati 1.500 nuovi insediamenti a Gerusalemme

Gerusalemme/al-Quds-InfoPal. Non si ferma il colonialismo israeliano nei Territori palestinesi occupati, anzi, accelera, in barba agli “accordi” tra Autorità nazionale palestinese (ANP) e USA, per ritirare l’appoggio alla condanna del Consiglio di Sicurezza dell’ONU agli insediamenti israeliani. Infatti, beffandosi di quanto dichiarato da tutti, un funzionario dell’ufficio del primo ministro israeliano ha negato il significato dell’accordo, affermando che “non ci sono intese”.

Ecco dunque che il “Comitato distrettuale israeliano per la pianificazione e l’edilizia” ha approvato un nuovo piano coloniale che prevede la creazione di 1.500 nuove unità abitative a sud della Gerusalemme occupata.

Il piano mira ad espandere la colonia illegale di Talfiot, a sud della Gerusalemme occupata, a spese delle terre palestinesi a nord di Betlemme e prevede la costruzione di 7 torri su un’area di circa 16 dunum (*), sulla strada Hebron-Betlemme.

Il quotidiano ebraico Haaretz ha rivelato che, mercoledì, il “Consiglio superiore di pianificazione” dell’Amministrazione civile israeliana ha avanzato piani per la costruzione di 3.612 unità abitative coloniali negli insediamenti, di cui 950 dovrebbero ricevere l’approvazione finale.

Si prevede che giovedì il Consiglio di pianificazione proporrà progetti per altre 3.411 unità coloniali, portando il totale avanzato nelle due riunioni al di sopra di quelli approvati nel 2022 e nel 2021 – rispettivamente 4.427 e 3.645.

Secondo il giornale, si stanno portando avanti anche piani per legalizzare retroattivamente gli avamposti esistenti.

A parte Mevo’ot Yericho, che è stato dichiarato insediamento tre anni fa e viene legalizzato solo ora, gli altri avamposti saranno ufficializzati come “quartieri di insediamenti esistenti”, nonostante siano amministrati separatamente. Il termine “quartiere”, usato già da molti anni dal giornalismo e dai politici israeliani, e ripreso acriticamente dai media italiani, è fuorviante e manipolatorio, in quanto porta a intendere che si tratti di aree cittadine legali e non di colonie su territori rubati ai nativi.

L’avamposto di Pnei Kedem, dove vive Simcha Rothman, presidente del “Comitato per la Costituzione, la Legge e la Giustizia”, sarà legalmente riconosciuto come parte di Metzad, Zayit Ra’anan di Talmon e Nofei Nehemia di Rehelim.

Il Consiglio dovrebbe anche dare l’approvazione iniziale ai piani di costruzione di Netiv Ha’avot, un avamposto che è stato evacuato diversi anni fa e che ora sarà incluso come parte dell’insediamento di Elazar. Si prevede che saranno avanzati anche i piani di costruzione per gli insediamenti isolati, tra cui Ma’aleh Amos, Nokdim, Elon Moreh e Kfar Tapuach.

Gli insediamenti destinati ad espandersi in modo più significativo sono Ma’ale Adumin (1.100 unità), Kochav Yaakov, vicino a Ramallah (630 unità), Giv’at Ze’ev (485 unità), Ma’ale Amos (485 unità) ed Elazar (430 unità).

La scorsa settimana, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha ribadito che le continue attività coloniali israeliane mettono pericolosamente a rischio la fattibilità della “soluzione a due Stati” basata sulle linee del 1967.

Il 13 febbraio, le autorità israeliane si sono mosse per far avanzare 10.000 nuove case di insediamento in Cisgiordania e hanno legalizzato retroattivamente nove avamposti di coloni che in precedenza erano illegali secondo la legge israeliana.

L’annuncio ha suscitato una dura reazione internazionale, anche da parte dell’Autorità Palestinese (ANP), che aveva cercato di far votare il Consiglio di Sicurezza per condannare l’espansione.

Tuttavia, secondo quanto riferito, l’Autorità palestinese ha sospeso questo tentativo, nel fine settimana, dopo che il Consiglio ha accettato di rilasciare una dichiarazione sulle azioni di Israele, una mossa che è stata fortemente denunciata dal movimento di Hamas.

(*) 1 dunum=1000 m²

(Fonti: PIC e Quds Press).