Avvocati presentano denuncia alla CPI sull’omicidio di Shireen Abu Aqleh

L’Aia – MEMO. Gli avvocati che rappresentano la famiglia di Shireen Abu Aqleh hanno presentato una denuncia alla Corte penale internazionale (CPI) chiedendo di trovare dei responsabili per l’uccisione della giornalista palestino-statunitense ed il ferimento del suo collega Ali Samudi, avvenuti a maggio.

La denuncia è stata consegnata martedì a mano dagli avvocati di Bindmans LLP e Doughty Street Chambers. Rappresentanti della Federazione internazionale dei giornalisti (IFJ), del Sindacato dei giornalisti palestinesi (PJS) e del Centro internazionale di giustizia per i palestinesi (ICJP) hanno tenuto una conferenza stampa congiunta con gli avvocati, martedì mattina, all’Aia.

La nuova denuncia fa seguito a quella presentata ad aprile 2022 alla Corte, che aveva chiesto al procuratore della CPI di avviare un’indagine sulla sistematica presa di mira, mutilazione e uccisione di giornalisti, e sulla distruzione delle infrastrutture dei media in Palestina.

Shireen è stata uccisa solo pochi giorni dopo che il pubblico ministero della CPI aveva comunicato di aver ricevuto la prima denuncia. Il gruppo ha nominato avvocati di prima categoria di Bindmans LLP e Doughty Street Chambers per rappresentare le vittime presso la CPI.

La denuncia del gruppo presentata ad aprile descrive in dettaglio il sistematico attacco ai giornalisti palestinesi per conto di quattro vittime – Ahmed Abu Hussein, Yaser Murtaja, Muath Amarneh e Nedal Eshtayeh – uccise o mutilate dai cecchini israeliani mentre coprivano le manifestazioni a Gaza. Tutte indossavano giubbotti chiaramente contrassegnati con la scritta “PRESS” nel momento in cui sono state colpite. La denuncia descrive anche l’attacco alle infrastrutture dei media, compreso quello alle torri al-Shoruk e al-Jawhara nella città di Gaza, nel maggio 2021.

Il fratello di Abu Aqleh, Anton, ha affermato che la famiglia farà tutto il possibile per garantire di individuare dei responsabili per l’omicidio di Shireen. “Come abbiamo detto prima, e come altri rapporti hanno confermato in precedenza, sono stati sparati più di 16 colpi contro Shireen ed i suoi colleghi che si trovavano in quel vicolo”, ha spiegato Anton. “Hanno anche preso di mira la persona che stava cercando di metterla in salvo dopo che era stata colpita”.

Anton ha esortato il governo degli Stati Uniti a fare “il possibile”, ossia assicurare alla giustizia l’assassino dell’importante giornalista di Al-Jazeera. Ha affermato che il motivo per cui gli Stati Uniti non hanno dato la priorità alla persecuzione del suo assassino è perché è un israeliano e la vittima è una palestinese. “Devono esserci delle conseguenze quando un militare uccide impunemente. Nessun’altra famiglia dovrebbe affrontare questo problema e noi porteremo avanti il ​​caso per loro conto”, ha aggiunto Anton.

Jim Bumhelha, l’ex-presidente dell’IFJ, ha affermato che è stata una “giornata storica”, ​​non solo per la famiglia di Abu Aqleh, ma per i giornalisti palestinesi che hanno subito attacchi da parte delle forze israeliane. Bumhelha ha spiegato che perseguire la giustizia per i giornalisti palestinesi all’interno dei tribunali israeliani non ha mai funzionato, a causa della mancanza di un giusto e credibile processo. Tuttavia, ha detto di essere ottimista e che Shireen è diventata un emblema degli attacchi di routine israeliani ai giornalisti palestinesi.

L’avvocato di Doughty Street Chambers, Tatyana Eatwell, ha affermato che l’uccisione di Abu Aqleh non è un incidente isolato ma è [un simbolo] “emblematico dell’attacco sistematico ai giornalisti palestinesi”. L’incapacità di ritenere Israele responsabile ha portato ad una cultura dell’impunità dalle “conseguenze profonde”, ha affermato Eatwell, aggiungendo che l’impunità concessa a Israele crea una situazione in cui gli atti di violenza perpetrati contro i giornalisti palestinesi diventano una norma.

Il rapporto dell’Unità investigativa Al-Haq sull’architettura forense della morte di Shireen, che è stato presentato alla CPI, ha rilevato che la giornalista è stata deliberatamente presa di mira da un cecchino israeliano e che le è stato impedito di ricevere soccorso. Nessun colpo è stato sparato da un uomo armato palestinese e nessun palestinese armato si trovava nelle vicinanze al momento dell’omicidio di Abu Aqleh.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.