Ayyub, in carcere da ragazzino

ayyubRiceviamo da “Gazzella” e pubblichiamo.

Ayyub è stato ferito ad aprile 2008 all’età di 16 anni durante un attacco israeliano. Il ragazzo è entrato nel programma di adozione Gazzella. A giugno del 2011 Ayyub era stato trasferito, con altri ragazzi disabili, in Slovenia per un intervento chirurgico. Al suo rientro, alla fine di giugno 2011 è stato arrestato al posto di blocco di Erez.

Dal momento dell’arresto, di Ayyub si è sempre saputo poco. La famiglia non lo aveva potuto vedere e le uniche visite fatte erano state quelle dell’avvocato e della Croce Rossa Internazionale. Ayyub è stato processato lo scorso autunno.

La corte israeliana lo ha condannato a 6 anni di carcere e pur avendo Ayyub meno di 16 anni all’epoca dei presunti fatti attribuiti, la corte non ha voluto tenere in considerazione questo elemento.

Il giudizio della corte israeliana non si è basato solo sulle informazioni dei collaborazionisti, che portarono all’arresto di Ayyub, ma ha trovato elementi per la condanna anche nelle dichiarazioni di agenti dello Shin Bet che erano stati inseriti volutamente nella cella con Ayyub, ai quali, pare, il ragazzo abbia raccontato del suo appoggio a gruppi della resistenza durante azioni di difesa agli attacchi israeliani.

Ho ri-incontrato il padre di Ayyub. Mi dice che ha potuto visitare il figlio nel carcere di Beersheva lo scorso mese di febbraio.

Ayyub è depresso, ha difficoltà di relazione anche a causa dell’esperienza vissuta. Ayyub usa le stampelle per deambulare perché l’arto artificiale è stato danneggiato durante il trattamento in carcere.

Poco dopo la visita dei familiari, Ayyub è stato trasferito nel carcere di Negev. Il direttore del carcere ha emesso una disposizione che colpisce 120 prigionieri ai quali vengono negate le visite dei familiari e dell’avvocato. Tra questi prigionieri c’è anche il nostro Ayyub. I prigionieri hanno fatto azioni di protesta, contro il provvedimento restrittivo, quali rifiutare il cibo.

I detenuti palestinesi suddivisi nelle 17 prigioni israeliane e nei centri di detenzione sono oltre 4.700 con provenienza dalla Cisgiordania (80%), dalla Striscia di Gaza (10%) e il resto da Gerusalemme.

Di questi prigionieri circa 200 sono in “detenzione amministrativa” cioè senza accuse e processo, 13 sono donne. Sono invece 198 i ragazzi detenuti con meno di 18 anni.

I prigionieri sono sottoposti a frequenti perquisizioni diurne e notturne; è negata la possibilità di ricevere un’istruzione; sono vietati i libri; il cibo viene distribuito in piccole porzioni e di bassa qualità.

Il numero di detenuti che soffrono di problemi di salute ha raggiunto quota 1400: tale numero comprende diverse condizioni anche quelle derivanti dalle difficili condizioni imposte dietro le sbarre, tra cui abusi e malnutrizione.

Frequenti casi di tortura, di maltrattamenti e negligenza medica sono stati denunciati ai danni di prigionieri palestinesi ed alcuni sono morti in seguito a tali trattamenti.

In carcere neppure la morte del prigioniero viene rispettata: Israele si rifiuta di consegnare ai famigliari ciò che rimane dei martiri, non permettendo una degna sepoltura nel rispetto anche delle esigenze religiose.

Il nostro Ayyub aspetta nel carcere di Negev il prossimo processo che sarà il 23 ottobre 2013, mentre la famiglia, nel frattempo,  si è attivata con l’associazione El Mazen di Gaza per verificare la possibilità di avere qualche notizie del figlio.

Gazzella continua a sostenere Ayyub e contemporaneamente denuncia il sistema giudiziario israeliano che detiene illegalmente, secondo la Convenzione di Ginevra, i palestinesi in carceri israeliane.

G.B.T.

23.5.2013