Bahrain: accuse di gravi torture denunciate in un processo farsa

Bahrain: accuse di gravi torture denunciate in un processo farsa

Movimento per la Liberazione del Bahrain

12 luglio 2013

La portata delle torture e umiliazioni inflitte ai detenuti del Bahrain è stata denunciata nel “processo” di giovedì [11 luglio 2013] nei confronti di alcuni attivisti di Manama, portati davanti alla corte dopo settimane di orribili torture, umiliazioni e maltrattamenti. Sono accusati di aver formato un’organizzazione segreta per rovesciare la dittatura ereditaria degli Al-Khalifa. I racconti di tortura che hanno descritto hanno fatto rizzare i capelli ai presenti.

Tra le storie più terrificanti c’è quella riguardante una prigioniera, Raihana Al Mousawi, la cui descrizione della propria traumatica esperienza ha fatto piangere alcuni dei presenti. È stata arrestata durante la gara di Formula 1 dello scorso aprile e ha raccontato di essere stata molestata sessualmente dagli agenti del regime. È stata spogliata e violentata due volte dai suoi torturatori alla stazione di polizia. Poi è stata costretta a firmare una “confessione” già scritta che avrebbe avvalorato le accuse del regime contro di lei.

Ciò che ha reso peggiore la situazione è stato il ruolo del Pubblico Ministero, Ahmad Bu Chiri, che ha minacciato nuove torture se le vittime avessero parlato delle loro esperienze.

Un’altra vittima è l’attivista per i diritti umani Naji Fateel, che ha subito gravi torture. Davanti alla corte, si è tolto la camicia per mostrare al “giudice” i segni della tortura che gli è stata inflitta nei due mesi precedenti, e che sono ancora visibili. Il “giudice”, Ali Al Dhahrani, si è rifiutato di ascoltare le denunce di tortura, nonché di registrarle nel verbale ufficiale.

Un’altra vittima è Hussain Ramadhan, che ha detto di essere stato torturato e minacciato di nuove torture da Ahmad Bu Chiri se non avesse firmato le “confessioni”. Un’altra vittima, Mohammad Al Singace, ha raccontato al “giudice” di aver subito gravi torture che gli hanno rotto la mano. Indossava un collare ortopedico a causa delle torture subite al collo.

La rabbia del popolo ha raggiunto livelli senza precedenti. Gli abitanti del Bahrain hanno deciso di rafforzare nuovamente la loro Rivoluzione il 14 agosto, giorno dell’Indipendenza, quando le forze britanniche si sono ritirate dal Bahrain nel 1971. Con il nome di “Tamarrud” [“Ribellione” in arabo], quel giorno i giovani rivoluzionari organizzeranno imponenti proteste per destituire la dittatura degli Al-Khalifa. Molti individui e gruppi hanno aderito all’impegno di guidare una nuova Rivoluzione per completare il lavoro della Rivoluzione del 14 febbraio.

Questa volta, sperano, riusciranno ad inchiodare il regime e a denunciare il suo tetro primato di violazioni dei diritti umani, dittatura e corruzione. “Tamarrud” seguirà un programma di attività lungo un mese, durante il mese sacro di Ramadan che è iniziato il 9 luglio 2013. Sotto il motto “la Rivoluzione di chi digiuna” ci saranno altre proteste e manifestazioni, simili alle proteste quotidiane che sono continuate nonostante la repressione del regime.

L’11 luglio 2013 le popolazioni di Sanabis, Buri, Duraz, Dair, Jid Hafa e Ma’amir hanno protestato pacificamente, ma sono stati attaccate con gas chimici e fucili da squaroni della morte del regime. Molti sono stati feriti e numerosi sono stati arrestati. I manifestanti chiedevano il diritto all’auto-determinazione e un nuovo ordine politico nel Paese, che rimpiazzi la dittatura ereditaria degli Al-Khalifa.

Nel frattempo, il Centro del Bahrain per i Diritti Umani (BCHR) ha emesso un rapporto che accusa il regime di insensibilità nei confronti dei prigionieri del Bahrain che hanno perso uno dei loro parenti. Queste vittime non hanno il permesso di partecipare al funerale dei loro parenti o di ricevere le condoglianze.

Secondo il rapporto, “Il ministero dell’Interno non considera la morte una ragione sufficiente per il rilascio temporaneo degli attivisti detenuti”. BCHR esprime la propria “profonda preoccupazione per i maltrattamenti in corso perpetrati dalle autorità nel Bahrain contro gli attivisti detenuti e i prigionieri politici.

Tra questi, i recenti casi di privazione di molti prigionieri politici del diritto di un rilascio temporaneo che permetta loro di partecipare al funerale dei loro parenti. Tra i casi recenti ci sono il difensore dei diritti umani Naji Fateel, l’autore e fotografo Mahmood Albdulsahib e Hassan Abdulghani, cugino della vittima di uccisione extragiudiziale Ahmed Fahran”.

Traduzione di Elisa Proserpio