Bahrain: arresti preventivi e torture come benvenuto alla gara di F1

Bahrain: arresti preventivi e torture come benvenuto alla gara di F1

Il regime di Alkhalifa ha messo in pratica una repressione preventiva mediante misure restrittive contro i cittadini per evitare qualsiasi tipo di interruzione della gara di F1 prevista per il 19 aprile. Decine di giovani del Bahrein sono stati velocemente circondati e gettati in celle sotterranee di tortura. Mercoledì 10 aprile, oltre 40 abitazioni sono state perquisite non solo dalle squadre antisommossa, mercenarie e pesantemente armate, ma anche dai membri degli squadroni della morte, che hanno proceduto all’arresto di almeno 12 persone di un’unica città. I loro nomi sono: Hasan Jaffar Quwaied, Murtadha Ebrahim Tawq, Hasan Ebrahim Quwaied, Ahmed Abdulwahab Alkhayat, Mustafa Draboh, Ahmed Salman Alrafa’ei, Jaffar Sultan Hasan, Ahmed Hassan Esmail, Hassan e Khalil Alhanan.

Human Rights Watch ha confermato la repressione. Sarah Leah Whitson, la direttrice di HRW per il Medio Oriente, ha affermato il 10 aprile: “Le autorità del Bahrein stanno effettuando incursioni nelle abitazioni e detenzioni arbitrarie nei confronti dei manifestanti dell’opposizione, in anticipo rispetto al Gran Premio di Formula1”.

Si legge inoltre: “Queste incursioni e detenzioni suggeriscono che i funzionari ufficiali sono più preoccupati di tenere gli attivisti fuori dalla circolazione per la gara di Formula1 piuttosto che affrontare le legittime contestazioni che hanno portato tante persone in Bahrein a scendere in piazza”. I raid notturni nei confronti di persone specifiche da parte di ufficiali mascherati, che non esibiscono né mandati d’arresto né di perquisizione, sembrano destinati a intimorire le loro famiglie e i loro sostenitori, ha aggiunto Sarah Leah Whitson.

Anche il Centro del Bahrain per i Diritti Umani (BCHR) esprime grave preoccupazione per quanto riguarda l’escalation delle misure di sicurezza, l’aumento delle perquisizioni e degli arresti arbitrari di cittadini che vivono nei villaggi situati nei pressi del circuito internazionale del Bahrain, a causa dello svolgimento del Gran Premio di Formula1 il 19 aprile 2013.

Un giovane del Bahrain, Hussain Kadhem, sta lottando per la vita dopo essere stato colpito in testa dai colpi di un fucile a pallini, sparati a distanza ravvicinata. Sabato 6 aprile stava partecipando ad una manifestazione pacifica a Sitra. Suo padre è stato chiamato dall’ospedale militare e gli è stato chiesto di firmare il consenso per effettuare un’operazione. È ancora in condizioni critiche.

L’8 aprile il ministro degli Esteri inglese, Alistair Burt, ha raccolto alcune domande sul suo account Twitter riguardo la situazione del Bahrain. Oltre a ripetere vecchi mantra sulla necessità di un dialogo autentico e a lodare la dittatura ereditaria per le misure amministrative marginali, al ministro Burt mancava però l’idea di una soluzione reale. Sicuramente lui non ha promosso la formazione di un regime democratico e non ha mai richiesto la fine della cultura dell’immunità. Tuttavia, ha fatto una concessione importante al popolo del Bahrein, quando ha risposto alla domanda che gli chiedeva: “Lei non pensa, ambasciatore, che sta insultando il popolo del Bahrein dicendo che c’è l’Iran dietro a questo movimento di massa?” La sua risposta è stata: “Non c’è nessuna prova evidente del coinvolgimento iraniano nei disordini del 2011. Ma riguarda l’Iran e gli altri che ora sostengono una certa opposizione radicale”. L’implicazione di questa risposta è che l’ambasciatore britannico in Bahrain si è sbagliato sul coinvolgimento dell’Iran, ma soprattutto che l’invasione saudita e l’occupazione del Bahrain non hanno alcuna giustificazione e che sia Alkhalifa che Alsaud mentivano quando dicevano che il Bahrain era sotto minaccia esterna.

Intanto l’Arabia Saudita si sta preparando per un vero cambiamento in Yemen e ha cominciato a proteggersi costruendo una recinzione di oltre 1.000 miglia di lunghezza, in modo da isolarsi dalla frontiera travagliata con il Paese. Alla BBC è stato detto dalle guardie di frontiera saudite che la sicurezza sul lato del confine yemenita è quasi del tutto scomparsa a partire dalle rivoluzioni della primavera araba. L’implicazione è che il regime saudita teme di più la ricaduta rivoluzionaria che un cambiamento democratico in Yemen.

Il Centro per i Diritti Umani del Bahrain (BCHR), con l’aiuto di un consulente medico, ha raccolto informazioni e casistiche sulla situazione dei servizi medici in Bahrain e sull’accesso limitato alle cure mediche. Il rapporto ha riguardato diversi aspetti della situazione medica. Il BCHR ha trovato prove di continue violazioni commesse dal governo del Bahrein, che infrangono sia la Convenzione di Ginevra che i principi della neutralità medica. La testimonianza conclude affermando che anche i servizi sanitari sono stati militarizzati e usati come uno strumento per colpire i civili. I cambiamenti nelle politiche sanitarie sono stati asserviti ad un programma politico.

Bahrain Freedom Movement

12 aprile 2013

Traduzione per InfoPal a cura di Erica Celada