Bahrain: racconti di orribili torture al tribunale illegale di Al-Khalifa

Bahrain: racconti di orribili torture al tribunale illegale di Al-Khalifa

Negli ultimi giorni si è assistito ad una delle campagne più dure, con punizioni collettive e processi di massa nel paese. Molti sono stati rapiti dalle loro case o uffici, altri nelle strade, poi portati in camere di tortura e sottoposti ai trattamenti più orribili. Le città di Samaheej, Duraz, Sitra, Karzakkan e altre ancora sono state perquisite da uomini della sicurezza armata e militanti incappucciati per impaurire i cittadini del Bahrain. Quelli che sono stati detenuti hanno subito torture così pesanti che il personale del regime di tortura ha negato di aver arrestato alcuni di loro, suscitando il timore che questi prigionieri potrebbero aver perso la vita nelle camere di tortura. Questa campagna di terrorismo statale è iniziata all’inizio del mese sacro di Ramadan con il fine di disorientare la gente e deviarla dal percorso di culto e lotta.

Allo stesso tempo, il tribunale illegale di Al-Khalifa ha ripreso le sue sessioni di giudizio per inviare più bahreniti in carcere con accuse millantate. Il 25 luglio molti abitanti del Bahrein sono stati portati in queste corti solo per essere umiliati dai giudici di Al-Khalifa. Tra di loro c’era anche Raihana Al-Mousawi, una delle due donne arrestate durante la gara di Formula 1 nel mese di aprile. Durante la sua ultima apparizione due settimane fa aveva detto alla corte di essere stata sottoposta a tortura, abusi e di essere stata spogliata. Il giudice si è rifiutato di registrare le sue denunce di tortura e non ha intrapreso alcuna azione legale per indagare su questi crimini efferati.

Il gruppo, che è sotto processo, è accusato di essere un membro della Coalizione del 14 febbraio. Tra i presenti vi erano Jihad Mohammad Ali e Ali Habib che zoppicavano mentre entravano nell’aula del tribunale a causa delle gravi torture che avevano sopportato. Un terzo era Abd Ali Al-Singace, con il collo e la mano bendati ad indicare l’entità della tortura. Il quarto era Naji Fateel, che si era tolto la camicia durante l’ultima udienza per mostrare le terribili ferite causate dalle percosse e dall’essere stato appeso per le mani e per le gambe. Un’altra persona presente era Hamid Al Safi che si è infuriato quando ha visto nuovamente Raihana Al Mousawi in tribunale dopo la sua prima udienza di due settimane fa. Il giudice ha quindi ordinato che fosse allontanato dalla corte. Altri tre sono stati fatti entrare: Jaffar Al Jamri, Mohammad Ali Ashoor e Abd Ali Mohammad Khair. I patrioti del Bahrain hanno iniziato a descrivere il loro calvario di tortura, ma il giudice continuava ad interromperli, chiedendogli di smettere di parlare. La famiglia reale aveva impedito a un rappresentante di Front Line Defenders e ad un attivista dei diritti umani del Bahrein, Mohammad Al-Masqati, di partecipare in modo da non rivelare queste storie dell’orrore. La sessione è stata bruscamente conclusa quando la difesa ha rifiutato la presenza, in qualità di giudici, di uno dei membri di Al-Khalifa e del figlio di un amichetto di primo piano del regime. Le famiglie delle vittime del Bahrein non sono state ammesse in aula.

Un giovane bahreniti Salman Ahmad Al-Nakal, è stato arrestato mercoledì 24 luglio sulla strada che collega il Bahrain all’Arabia Saudita. È stato portato in un luogo sconosciuto e da quel momento non si sa più nulla di lui.

Coloro che continuavano implacabilmente a sostenere il principe ereditario di Al-Khalifa, sperando che potesse portare verso un processo di riconciliazione, sono stati delusi negli ultimi due giorni, dopo le sue dichiarazioni che hanno rivelato la sua vera natura e il fatto che lui non sia più riformista rispetto al resto della sua famiglia. Mentre visitava la casa di un personaggio di spicco, ha invitato i cittadini del Bahrein a chiedere scusa alla sua famiglia per aver messo in dubbio i loro diritti naturali e legittimi. Ha insistito sul fatto che le vittime del terrorismo statale, perpetrato dalla sua famiglia, fermino le loro campagne politiche e chiedano perdono a coloro che li hanno torturati e hanno abusato di loro. Le persone che hanno reagito con furia a tali osservazioni mal poste e sconsiderate. Se non altro, queste parole hanno manifestato la sua reale personalità e che lui non è diverso dal resto dei delinquenti di Al-Khalifa. Tali osservazioni sono arrivate solo pochi giorni dopo il suo incontro con i militari e il personale di sicurezza, quando li aveva ringraziati per i crimini che stavano commettendo su base giornaliera contro il Bahrein. Se questo è il tipo d’uomo che gli alleati occidentali credono possa portare a quello che loro percepiscono come processo di “riconciliazione”, allora l’intero compito ha dimostrato la sua inutilità e fallimento.

Bahrain Freedom Movement

26 luglio 2013

Traduzione a cura di Erica Celada