Ballata per Gaza conquista il Web E in Israele scoppia la polemica.

L’autore è Michael Heart, musicista d’origini siriane, cresciuto fra Svizzera e Austria

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Ballata per Gaza conquista il Web
E in Israele scoppia la polemica

“We will not go down” ha già avuto mezzo milione di contatti. Chiesti fondi per i profughi palestinesi

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

GERUSALEMME – «Potete bruciare le nostre moschee e le nostre case e le nostre scuole/ ma il nostro spirito non morirà mai». E poi: «Donne e bambini tutti uguali/ uccisi e massacrati notte dopo notte». Le parole sono un po’ scontate, la musica è una chitarra alla Bryan Adams, le immagini sono un’alternanza di morti innocenti e signori della guerra. Michael Heart dice d’avere scritto, musicato, montato tutto in poche ore: “Avevo fretta. Perché voglio solo che questo clip sia scaricato il più possibile, finché dura l’indignazione per quel che è successo”.
 
SUCCESSO SU YOUTUBE – La sua ballata per Gaza, “We will not go down”, è arrivata subito a destinazione: la prima volta, l’abbiamo sentita a una manifestazione di pacifisti israeliani, poi è stata lanciata da Mood 92, una radio giordana in inglese molto ascoltata in tutto il Medio Oriente, alla fine è diventata un successone su YouTube. Più di mezzo milione di contatti. Heart, cantautore d’origini siriane, cresciuto fra Svizzera e Austria, dalla sua casa di Los Angeles ringrazia: «E’ una dimostrazione di sostegno, un pensiero e una preghiera per la gente di Gaza. Chiedo a tutti, dopo avere scaricato il download, di fare una donazione all’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni unite per i profughi palestinesi». Formato negli studi di registrazione californiani, dove lavora da vent’anni, accompagnatore in concerto di grandi nomi come Natalie Cole, Phil Collins, Al Jarreau, Earth Wind & Fire, il cuore di Heart batte sul piombo caldo dei massacri, il suo clip turba le coscienze.
 
CASO POLITICO – E scatena anche qualche polemica, perché la canzone per Gaza ora sta diventando in Israele un caso politico. Nel Paese del sostegno bellico senza se e senza ma, sulle radio che trasmettono la ballata piovono un bel po’ d’elogi: «Finalmente, rompiamo il cerchio di questa follia, basta con le ubriacature di sangue»; «guardate, ascoltate e vergognatevi» (blog su Mood 92). Su Heart, però, arrivano anche le critiche, perché nel video e nel testo manca qualsiasi accenno a Hamas, ai suoi Qassam: «Sono contro questa guerra – scrive sul Jerusalem Post un blogger che si definisce pacifista israeliano -, ma il messaggio della canzone è parziale». Il cantautore aveva messo in conto le arrabbiature: «Ci sono milletrecento civili che si sono presi addosso le bombe. Posso prendermi anch’io qualche attacco. Tutti possono pensare quel che vogliono, tanto il disastro è stato fatto e non è più rimediabile. Ora mi basta che tutti facciano qualcosa. E mandino i loro soldi all’Onu e alle organizzazioni umanitarie, perché c’è un sacco di gente che ne ha bisogno».

Francesco Battistini

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