MEMO. Il tenore di vita in Cisgiordania ha smesso di crescere, dopo essere aumentato significativamente negli scorsi anni, secondo un rapporto diffuso giovedì dalla Banca Mondiale, che ha anche espresso preoccupazione per la crisi umanitaria a Gaza.
Gli ultimi dati suggeriscono che mentre il reddito dell’Autorità Palestinese (ANP) è aumentato del 22% a causa di misure fiscali migliori, il PIL pro capite per i palestinesi è diminuito. Il tasso di disoccupazione in Cisgiordania è attualmente al 18%, ma sale al 40% per gli adulti sotto i 30 anni.
Secondo il rapporto, una delle ragioni principali per l’economia stagnante è una diminuzione dei prestiti israeliani alle banche palestinesi, che ha innescato una grave riduzione creditizia. Un aumento del prezzo dei beni in Israele ha anche comportato un aumento dei costi per le famiglie palestinesi in Cisgiordania, mentre i loro stipendi continuano a essere bassi.
Tuttavia, la maggior parte della ricerca riguarda l’emergenza umanitaria a Gaza: la Striscia sta affrontando da molti mesi una crisi energetica, idrica e sanitaria. L’economia di Gaza è cresciuta dello 0,5% nel 2017, contro una crescita dell’8% nel 2016. Nel frattempo la disoccupazione è salita dal 41,7% nel 2016 al 43,6% nel 2017, e nel 2018 la situazione è peggiorata a causa del mancato pagamento dei salari da parte dell’ANP (che impiega 80.000 palestinesi a Gaza).
La Banca Mondiale ha presentato la situazione nei Territori occupati in una luce ancor più cupa a seguito dell’attuale crisi finanziaria all’UNRWA, l’Agenzia palestinese per i rifugiati. Il rapporto mostra che c’è stato un forte calo delle donazioni verso la Striscia di Gaza: da US$ 400 milioni di dollari USA, nel 2016, a solo 55 milioni nel 2017. L’agenzia sta attualmente registrando un deficit di circa 446 milioni di dollari.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha congelato circa 65 milioni promessi all’organizzazione lo scorso anno, dopo il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele. L’UNRWA ha avvertito, al momento, che i tagli degli Stati Uniti avrebbero danneggiato mezzo milione di bambini; l’agenzia delle Nazioni Unite gestisce 700 scuole, dove 525 mila ragazzi e ragazze studiano, e gestisce 143 cliniche.
Mercoledì, l’ONU ha lanciato il piano di risposta umanitaria 2018 a Beit Lahiya, nel nord della Striscia, ribadendo la richiesta alla comunità internazionale di fare donazioni all’agenzia per sostenere la loro strategia triennale di sviluppo.
“Complessivamente, il piano umanitario del 2018 richiede 539,7 milioni di dollari per far fronte alle urgenti necessità umanitarie nei settori della protezione, della sicurezza alimentare, della sanità, dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie, dei rifugi e dell’istruzione. Della richiesta, il 75% è per i palestinesi a Gaza. La metà dell’importo complessivo è per i progetti di emergenza dell’UNRWA”, ha dichiarato il coordinatore umanitario durante la conferenza stampa.
Tuttavia, il direttore regionale della Banca Mondiale, Marina Wes, ha sottolineato giovedì che gli ausili da soli non aiuterebbero Gaza a lungo termine, con le restrizioni commerciali sulla Striscia che hanno urgente bisogno di essere sollevate per creare posti di lavoro ed aumentare il potere d’acquisto dei consumatori.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.