Betlemme, protesta contro i ‘pellegrinaggi della Chiesa cattolica’, gestiti da Israele.

Riceviamo da Mazin Qumsiyeh e pubblichiamo. 

Il “ghetto” di Betlemme si sta restringendo; gli abitanti resistono ma si sentono abbandonati dalla leadership designata da loro stessi. Sono in molti a protestare contro chi viene a dare la propria benedizione ai progetti, o a piantare un albero in bella vista per le telecamere, o a promettere aiuti che non si materializzano mai.

Piantare un albero per farlo riprendere non è un valido rimpiazzo per un’azione concreta. Attivisti locali e internazionali hanno sostituito le altalene e lo scivolo nel giardino della casa di un cittadino palestinese, a Beit Jala, solo per vederli rimuovere qualche giorno dopo (per guardare il video dei dimostranti non-violenti trascinati via dal giardino e la distruzione di questo: http://www.youtube.com/watch?v=X1iWdiz57PE). 

Sabato sera abbiamo organizzato una protesta educativa contro centinaia di turisti italiani portati qui in pellegrinaggio dalla Chiesa cattolica. Ci siamo sentiti turbati alla notizia che essi avevano coordinato la loro visita con il ministero del Turismo palestinese e con il ministero del Turismo israeliano. Abbiamo obiettato al modo in cui la cosa è stata affrontata. Il Muro, dopotutto, non è un confine tra stati costruito solo per giocare a fare le marce di pace dall’“altra parte”. Il Muro è una struttura illegale da apartheid, costruita su territori occupati che separano i palestinesi del sempre più piccolo “ghetto di Betlemme” dalle loro terre, dagli altri palestinesi e dai luoghi sacri di Gerusalemme. Quando gli italiani hanno attraversato la barriera, l’esercito israeliano la stava estendendo intorno al villaggio di al-Walaja (nella provincia di Betlemme), distruggendo altra terra. Ma la gente di al-Walaja è stata eroica. Si tratta di persone che furono sfollate nel 1948 e sono tuttora sfollate. Ieri, hanno rimandato lo sradicamento dei loro alberi a un grande costo: oltre 30 di loro insieme a alcuni attivisti stranieri sono rimasti feriti, e diversi di loro sono stati arrestati. Foto dell’accaduto si trovano su http://www.flickr.com/photos/activestills/

Cercheremo di fornire un link al video dell’intera azione. È difficile per noi trovarci in più luoghi di distruzione contemporaneamente e ci mancano le risorse per mettere le videocamere nelle mani di persone qualificate e documentare le atrocità, per cui questo video iniziale (girato da un’altra persona) conserva poco dell’azzuffata reale: http://www.youtube.com/watch?v=wh9RXLvg2ww

Sentiamo parlare di riavviare le “trattative indirette” tra l’amministrazione del presidente Mahmud Abbas e il primo ministro Netanyahu. I negoziati proseguono da quasi 20 anni, e intanto Israele continua a devastare e a sottoporre a pulizia etnica le terre del popolo palestinese.

I disastrosi Accordi di Oslo hanno davvero comportato una seconda Nakba per noi. Hanno liberato Israele dai suoi obblighi in quanto potenza occupante e le hanno dato via libera per schiacchiarci all’interno di ghetti disconnessi tra loro. Intanto, molti politici di tutte le tendenze continuano a ricevere grossi stipendi, mentre distruggono qualsiasi opportunità di pace (che può essere fondata solo sulla giustizia).

Abbiamo bisogno di tantissime lettere e di tantissimi contatti diretti con tutti (amici e nemici). Le cose stanno sfuggendo di mano qui, dove Israele sta intensificando le sue attività d’insediamento coloniale.

L’apartheid qui è molto peggio di com’era in Sudafrica. Abbiamo bisogno di fare maggiori pressioni su questo governo fascista e sui suoi legittimatori, sia all’estero che in Palestina.

Per finire, ecco una domanda posta all’influente senatore Usa Charles Shumer, che risponde in una maniera che rivela da che parte sta la sua lealtà:

Giornalista: Per concludere, senatore, solo per la nostra curiosità, come l’ultimo giudice nominato dalla Corte suprema, anche il prossimo sarà di New York?

Schumer: Non lo so. Mi piacerebbe di sì, ho spinto io per la nomina dell’ultimo. Io ho tre criteri per i giudici della Corte suprema: eccellenti dal punto di vista legale; moderati, com’è tipico delle mie idee politiche (non voglio qualcuno troppo di destra o di sinistra); vari, che vuol dire diversi gruppi etnici e tutto il resto. Per fortuna, in termini di comunità ebraica abbiamo una buona rappresentanza in termini di Corte suprema. La cosa proseguirà. Lo voglio assicurare ai suoi ascoltatori.

Il mio nome, come lei sa, viene da una parola ebraica. Viene dalla parola “shomer”, che vuol dire “guardiano”. I miei antenati erano guardiani del muro del ghetto di Chortkov, e sono convinto che Hashem (*), in effetti, mi abbia voluto dare un nome corrispondente a uno dei miei ruoli, un ruolo molto importante nel Senato degli Stati Uniti per essere uno degli “shomer” d’Israele, e io continuerò a esserlo con ogni osso del mio corpo.

Mazin Qumsiyeh, PhD

Un beduino del cyberspazio, un abitante del suo villaggio

http://www.qumsiyeh.org <http://www.qumsiyeh.org/>
Popular Committee to Resist the Apartheid Wall and Settlements-Beit Sahour
Professor, Bethlehem and Birzeit Universities
Chairman of the Board, Palestinian Center for Rapprochement Between People,
http://www.pcr.ps <http://www.pcr.ps/>

(*) Parola, traducibile con “Il Nome”, che gli ebrei usano per riferirsi a Dio, non potendolo nominare.

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