MEMO. Martedì, il primo ministro britannico Boris Johnson ha sottolineato alla Camera dei Comuni che il suo governo si oppone fermamente all’annessione israeliana della Cisgiordania occupata.
“Credo che ciò che viene proposto da Israele equivale ad una violazione del diritto internazionale e siamo fortemente contrari a ciò, e crediamo profondamente in una soluzione a due stati e continueremo a difenderla”, ha spiegato Johnson.
Il primo ministro è stato quindi interrogato sulle possibili sanzioni in caso l’annessione proposta vada avanti, ma non ha fornito alcuna risposta.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che, dal 1° luglio, prevede di adottare provvedimenti per annettere grandi aree della Cisgiordania occupata e della Valle del Giordano come parte del cosiddetto “piano di pace” degli Stati Uniti per la regione.
La Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, è designata come territorio occupato dal diritto internazionale. Di conseguenza, tutte le colonie, così come l’annessione prevista, sono illegali.
L’annessione fa parte del “piano di pace” del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, annunciato il 28 gennaio, che indica Gerusalemme come “capitale indivisa di Israele” e riconosce la sovranità israeliana su gran parte della Cisgiordania.
Il leader del Labour britannico, Keir Starmer, ha dichiarato ai giornalisti la scorsa settimana di non “essere d’accordo con l’annessione”, affermando che ciò potrebbe essere dannoso per la sicurezza nella regione.
Parlando al giornale Jewish News, ha affermato: “Non sono d’accordo con l’annessione e non penso che sia un bene per la sicurezza nella regione, e penso che sia molto importante che lo diciamo”.
“Se le sanzioni seguono è un altro problema, ma al momento risolviamo la questione nel modo corretto. Non è un bene per la sicurezza nella regione e questa dovrebbe essere una considerazione fondamentale”.
Le stime palestinesi indicano che il piano di annessione israeliano coprirà oltre il 30% della Cisgiordania.