B’Tselem ha rivelato in un rapporto che il 3 gennaio i soldati israeliani hanno sparato al collo di Mus’ab al-Soufi, 16 anni, residente nel villaggio di Deir Nizam, a Ramallah, uccidendolo.
L’11 gennaio, nel villaggio di Iraq Burin, a Nablus, i soldati israeliani hanno sparato al diciassettenne Ali Qino direttamente alla testa. Lo stesso giorno, Amir Abu Musaed, 15 anni, è stato ucciso in un incidente simile durante una manifestazione vicino alla recinzione di confine ad est della città di Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale.
Sia Ahmad Salim, 28 anni, che Laith Abu Naim, 16 anni, sono stati uccisi a Qalqiliya e Ramallah, rispettivamente, dopo essere stati colpiti alla testa con proiettili letali, senza un motivo apparente.
Basandosi sull’indagine di B’Tselem, i soldati israeliani hanno aperto il fuoco contro quei palestinesi, in particolare nelle parti superiori del corpo, durante manifestazioni pacifiche o durante sassaiole, il che significa che non rappresentavano una minaccia per la vita dei soldati.
Il rapporto ha sottolineato che tali pratiche rendono insignificanti le regole di ingaggio, perché lo scopo di queste è limitare l’uso di munizioni letali dirette a uccidere. Riflettono anche il palese disprezzo d’Israele per le vite dei civili palestinesi.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.