B’Tselem: Israele ha demolito più case palestinesi negli ultimi 6 mesi che in tutto il 2015

388869CBetlemme-Ma’an. Le autorità israeliane hanno demolito più case palestinesi in Cisgiordania nei primi sei mesi del 2016 che in tutto il 2015, ha rivelato B’Tselem, gruppo israeliano per i diritti umani in un rapporto pubblicato mercoledì, confermando, preoccupato, la repressione continua di Israele sulle comunità palestinesi dell’area C della Cisgiordania.

Il rapporto, presentato anche dalla Lega Araba congiunta, durante una conferenza della Knesset sulla politica israeliana di demolizione delle case, ha affermato che 168 sono state distrutte durante la prima metà del 2016 per la difficoltà di ottenere il permesso di costruzione rilasciato da Israele, lasciando 740 Palestinesi senzatetto.

Il rapporto di B’Tselem non include le demolizioni punitive adottate per le abitazioni dei presunti aggressori palestinesi e delle loro famiglie.

Ha evidenziato un numero superiore al totale delle case distrutte da Israele ogni anno, negli ultimi dieci anni, con l’eccezione del 2013, quando sono state demolite 175 case.

Le statistiche del 2016 segnano un drastico aumento dal 2015, quando sono state distrutte 125 abitazioni, lasciando 496 Palestinesi senzatetto.

B’Tselem ha valutato inoltre che Israele ha demolito 1.113 case palestinesi in Cisgiordania dal 2006 al giugno 2016, colpendo  in primo luogo le comunità palestinesi a est di Gerusalemme, a sud delle colline di Hebron e nella valle del Giordano – dove si trovano molti insediamenti illegali israeliani.

Il gruppo ha aggiunto che durante lo scorso decennio, almeno 769 Palestinesi in Cisgiordania, tra cui 340 minori, hanno visto demolire le loro case più di una volta.

Durante la conferenza della Knesset sulla relazione, Ayman Odeh, il capo della Lega congiunta che riunisce le fazioni politiche che rappresentano i cittadini palestinesi di Israele, ha affermato che le demolizioni hanno dimostrato che, nonostante l’incitamento dei gruppi di destra israeliani per annettere tutta la Cisgiordania, “in realtà e in pratica, sappiamo che Israele preferisce perpetuare il suo controllo in una zona grigia mentre rispetta a parole la comunità internazionale”.

B’Tselem ha evidenziato il fatto che le autorità israeliane, oltre alle case, hanno demolito anche strutture palestinesi da cui dipendevano per la loro sussistenza, come stalle per il bestiame, capannoni, bagni e confiscato pannelli solari e serbatoi d’acqua.

“In tal modo, l’Amministrazione Civile non solo lascia questi residenti senza casa, ma anche con  una grave carenza di servizi di base e la capacità di guadagnarsi da vivere”, si legge nel rapporto.

Il deputato della Lega congiunta, Dov Khenin, ha denunciato le demolizioni durante la conferenza della Knesset come una misura voluta del governo israeliano per annettere parti dell’Area C – il 60 per cento della Cisgiordania sotto il pieno controllo militare israeliano.

“Demolire case, serbatoi d’acqua e pannelli solari non avviene per caso o per errore”, ha dichiarato alla Knesset. “Si tratta di una politica organizzata che mira a cambiare la condizione politica attuale, costringere i Palestinesi a lasciare la zona e annettere  parte dell’Area C per evitare la soluzione a due stati. Pertanto, non è più un caso di diritti umani ma innanzitutto un caso politico”.

Natalie Grove, rappresentante dell’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite presente alla Knesset, ha affermato che “Israele non adempie al minimo dei suoi impegni fondamentali come potenza occupante”.

“Israele sta creando crisi umanitarie, e quando la comunità internazionale interviene per risolvere queste crisi, Israele aumenta gli ostacoli a fronte di questi interventi”, ha aggiunto Grove. “Questa politica ha portato al peggioramento della crisi umanitaria e ha creato il pericolo di deportazione della popolazione che porta ad un confronto tra Israele e la comunità internazionale e fa temere che Israele non sia serio riguardo alla soluzione a due stati”.

Il rapporto è stato pubblicato due giorni dopo che 30 famiglie palestinesi hanno perso le loro case durante raid di demolizione senza precedenti e su larga scala a Gerusalemme Est, nei quartieri di Issawiya e Ras al-Amoud e a Qalandiya,  nel distretto di Gerusalemme, in Cisgiordania.

Secondo l’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari  dell’ONU (OCHA), Israele ha concesso solo 33 licenze edilizie su 2.020 domande presentate dai Palestinesi tra il 2010 e il 2014.

Il basso numero di licenze concesse dalle autorità israeliane ha costretto molti Palestinesi a costruire senza permesso, con il rischio di vedere demolite le proprie case.

B’Tselem ha affermato che i pretesti di Israele per demolire tante case palestinesi costituiscono “una falsa pretesa vista l’assenza di una reale possibilità per i Palestinesi di costruire legalmente nell’area”.

“Le autorità israeliane impongono una realtà quotidiana impossibile alle comunità palestinesi dell’Area C”, conclude B’Tselem nella sua relazione. “Israele agisce per stabilire prassi e per creare una situazione che sarà difficile cambiare in qualsiasi futuro accordo”.

(Una famiglia palestinese fra le rovine della sua casa demolita dalle forze israeliane a Masafer Jenbah, foto non datata. AFP / Hazem Bader).

Traduzione di Edy Meroli