B’Tselem: Israele è responsabile dell’uccisione di 2 bambini

 

373320CBetlemme-Ma’an. Nella giornata di mercoledì, il gruppo per i diritti umani B’Tselem ha attribuito a Israele la piena responsabilità della morte di due bambini palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza all’inizio del mese di marzo. Lo Stato Israeliano è colpevole di non voler cambiare la rotta delle proprie decisioni politiche, neanche dopo innumerevoli casi simili.

“Nonostante le vittime e i feriti tra i civili, Israele si rifiuta di cambiare atteggiamento e continua ad addurre una visione distorta e fuorviante del diritto umanitario internazionale per giustificare la sua posizione,” ha dichiarato B’Tselem.

“Questa linea di condotta è del tutto immorale,” ha aggiunto il gruppo.

Il rapporto di B’Tselem arriva dopo l’incontro con Salman Abu Khussa, padre di Isra’a, 6 anni, e del suo fratellino Yasin, 9 anni, uccisi durante il bombardamento israeliano del 12 marzo.

Salman ha raccontato a B’Tselem: “Erano circa le 2 e 30 del mattino. Mi sono svegliato, era come se un terremoto stesse scuotendo la casa. Ho aperto gli occhi e ho sentito la polvere, poi sono venute giù le macerie, la sabbia e non riuscivo a vedere più niente.

“Ho sentito i bambini che gridavano nell’altra stanza. Sono corso immediatamente da loro e li ho visti distesi sul letto, ricoperti di sangue,” ha dichiarato Salman Said. Nella stanza dormivano i suoi sei figli, tutti immediatamente trasportati in ospedale.

“Yasin era in condizioni molto gravi,” ha proseguito Salman. “Dopo pochi minuti, ne hanno dichiarato la morte per trauma cranico.” Israa è morta qualche ora dopo, in seguito a un’emorragia cerebrale.

Le forze israeliane hanno sferrato l’attacco aereo contro un campo di addestramento appartenente a un’ala armata di Hamas dopo il lancio di un razzo partito dall’enclave. Nessun membro del gruppo militare è rimasto ferito.

Secondo B’Tselem, il portavoce dell’esercito israeliano ha omesso di dire che l’attacco ha colpito anche l’abitazione di Abu Khussa, situata a circa 50 metri dalla base militare: un blocco di pietra o cemento si è abbattuto sul tetto dopo la violenta esplosione.

La famiglia viveva in una baracca di fortuna dopo la distruzione della loro casa, avvenuta durante l’offensiva sulla Striscia di Gaza del 2014.

B’Tselem ha dichiarato che, sebbene Israele dovrebbe esperire ogni mezzo per evitare il ferimento dei civili, “i suoi reiterati attacchi aerei riflettono la completa noncuranza nei confronti delle vite umane.”

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, durante la guerra del 2014 Israele ha ucciso il numero più alto di civili palestinesi dal 1967: almeno 1.400, tra cui 513 bambini.

A ottobre, un bambino palestinese di due anni e sua madre, incinta, sono stati uccisi da un altro attacco aereo che ha causato il crollo della loro abitazione.

In riferimento all’attacco che ha ucciso i figli di Abu Khussa, B’Tselem ha dichiarato: “Se avesse una giustificazione diversa dal suo valore meramente simbolico, i militari dovrebbero assicurarsi di colpire solo il loro obiettivo; i civili che vivono nelle vicinanze non dovrebbero essere danneggiati.

“Invece, in questo caso, politici e militari di ogni ordine e grado devono essere ritenuti responsabili della morte dei due bambini.”

La condanna al protocollo militare israeliano arriva dopo il caso scoppiato la scorsa settimana, quando un soldato israeliano ha ucciso un palestinese sparandogli alla testa, nonostante questo giacesse immobile al suolo già da qualche minuto.

L’episodio, ripreso in un video, ha attirato critiche feroci contro l’impunità che Israele assicura alle sue forze militari e che conduce a un uso sistematico ed eccessivo della forza contro i Palestinesi, uccisi anche se non costituiscono una minaccia reale.

Insolitamente, Israele ha deciso di avviare un’inchiesta sulla morte dell’uomo, mentre la comunità internazionale (compresi USA e ONU) hanno chiesto l’apertura di un’indagine sul militare; dalla destra israeliana, però, arriva la solidarietà nei confronti del soldato.

Traduzione di Romana Rubeo