B’Tselem lancia campagna diretta ai soldati israeliani: “Mi spiace, comandante, non posso sparare”

Ma’an. L’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem ha lanciato giovedì una campagna intitolata “Mi spiace, comandante, non posso sparare”, sollecitando i soldati israeliani a rifiutare l’ordine di sparare ai manifestanti palestinesi disarmati a Gaza.

L’organizzazione ha fatto una mossa insolita, dirigendosi direttamente ai soldati israeliani perché rifiutino gli ordini.

Giovedì, il bilancio delle vittime è salito a 20, dopo che il venticinquenne Ahmed Arafa è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco nell’area “cuscinetto” del confine, ad est del campo profughi di Bureij, nella Striscia di Gaza centrale.

Secondo B’Tselem, la campagna includerà messaggi sui giornali israeliani “chiarendo ai soldati che devono rifiutarsi di aprire il fuoco su dimostranti disarmati”, che il gruppo sostiene siano “ordini manifestamente illegali”.

B’Tselem ha criticato l’esercito israeliano per aver annunciato in anticipo che i soldati useranno munizioni letali contro i manifestanti, anche se si dovessero trovare a centinaia di metri dalla frontiera, invece di prendere provvedimenti per ridurre il numero di vittime.

“La responsabilità di questi ordini illegali e per le loro conseguenze letali spetta ai politici e, soprattutto, al primo ministro, al ministro della Difesa e al capo dello staff”, ha affermato B’Tselem.

“Detto ciò, è un reato seguire ordini palesemente illegali. Pertanto, finché i soldati sul campo continuano a ricevere ordini di usare munizioni letali contro civili disarmati, hanno il dovere di rifiutarsi di obbedire”.

B’Tselem ha sottolineato la sua posizione, sottolineando che “si tratta di un caso evidente di inconfondibile illegalità nell’ordine stesso. E’ un comando che ha una natura chiaramente criminale o le azioni che ordina sono di natura chiaramente criminale. È un’illegalità che ferisce l’occhio e oltraggia il cuore, se l’occhio non è cieco e il cuore non è insensibile o corrotto.

“Ai militari non è permesso agire come meglio credono, né Israele può determinare da solo ciò che è ammissibile e cosa non lo è quando si tratta di manifestanti. Come tutti gli altri Paesi, le azioni d’Israele sono soggette alle disposizioni del diritto internazionale e le restrizioni che impongono sull’uso delle armi, ed in particolare l’uso delle munizioni letali”.

B’Tselem ha definito l’uso di munizioni letali “palesemente illegale nel caso di soldati che sparano da una grande distanza contro manifestanti situati dall’altra parte della recinzione che separa Israele dalla Striscia di Gaza.

“Inoltre, non è ammissibile ordinare ai soldati di sparare munizioni letali contro le persone perché si sono avvicinate alla recinzione, l’hanno danneggiata o hanno cercato di attraversarla. Ovviamente, l’esercito è autorizzato a prevenire tali azioni e persino a detenere le persone che tentano di eseguirle, ma è assolutamente proibito sparare munizioni letali solo per queste ragioni”.

B’Tselem è l’ultimo tra i vari gruppi per i diritti umani, ad aver criticato l’uso eccessivo della forza da parte d’Israele nei confronti dei dimostranti palestinesi.

Adalah, il Centro legale per i diritti delle minoranze arabe, ha rilasciato una dichiarazione, venerdì scorso, condannando l’uso di cecchini militari da parte d’Israele contro i manifestanti civili.

“L’uso da parte dell’esercito israeliano di 100 cecchini contro manifestanti palestinesi civili e disarmati nella Striscia di Gaza è illegale”, si legge nel comunicato. “I colpi d’arma da fuoco su civili disarmati costituiscono una brutale violazione dell’obbligo legale internazionale di distinguere tra civili e combattenti”, ha affermato il gruppo.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.