Cambiamento di rotta nella linea politica occidentale verso Hamas

Memo. L’ex portavoce del ministro degli Affari esteri del governo di Gaza guidato da Hamas ha affermato che alcuni dei Paesi europei si stanno preparando ad avviare negoziati diretti con il Movimento resistenza islamica. Ahmed Yousef ha affermato che ciò è stato confermato da varie delegazioni europee che ha incontrato recentemente. Egli ritiene che si stia delineando un consenso, in Occidente, sul fatto che l’isolamento di Hamas a seguito del risultato elettorale del 2006 sia stato uno sbaglio.

In un’intervista rilasciata questa settimana a “Ash-Sharq”, giornale dell’Arabia Saudita, Yousef ha aggiunto che “i cambiamenti in corso nei Paesi arabi dimostrano che la  regione araba ora ha una radice islamica, e che l’Occidente, prima o poi, si troverà di fronte a una maggioranza musulmana che dirigerà gli affari in tutta l’area”. Come risultato, ci sarà qualche cambiamento da parte occidentale in direzione di un miglioramento delle relazioni con Hamas.

“E’ evidente che ci sono Paesi occidentali che hanno autorizzato le proprie ambasciate a incontrare Hamas e hanno inviato un delegato per comunicare direttamente”, ha affermato Yousef, aggiungendo che è stato “personalmente coinvolto” in alcuni di questi incontri. Ha inoltre fatto notare che che è in corso “un chiaro cambiamento politico in Occidente verso i rapporti con Hamas, in quanto attore inserito nella regione”, e, non ultimo, perché “adesso in Medio Oriente ci sono evidenti orientamenti islamici, ed è previsto che le elezioni produrranno ovunque governi islamici”.

L’ex rappresentante del ministro ha notato che “Washington è entusiasta di condurre un dialogo con Hamas, da molto tempo, e quei paesi come Francia, Olanda e Norvegia hanno già preso contatti con il movimento. La Norvegia, tra gli altri, ha già rimosso Hamas dalla lista dei ‘terroristi”.

Tale cambiamento è dovuto al fatto che sempre più Paesi europei sentono che la mancanza di comunicazione con Hamas non è proficua per gli interessi stessi dell’Europa. Si pensa che l’avvio di un contatto faciliterà le relazioni con i movimenti Islamici emergenti in tutta la regione.

I Paesi europei, ha spiegato Yousef, non vedono alcuna contraddizione nell’intrattenere rapporti con Hamas pur continuando questo ad essere inserito nella lista delle “organizzazioni terroriste”. D’altra parte, gli Stati Uniti mantengono i Talebani nella loro lista dei terroristi e, nel frattempo comunicano con il gruppo dietro le quinte.

Hamas, ha aggiunto Yousef, non viene considerato un sostituto di Fatah – a lungo il movimento favorito dall’Occidente -, ma gli viene riconosciuta la sua posizione nella scena politica palestinese: “Hamas non può essere più ignorato ed emarginato, specialmente dopo che la Primavera Araba ha rilanciato il profilo e la presenza degli islamisti nella politica del Medio Oriente”. Ciò, insiste Yousef, deve includere i Palestinesi. “Insieme, Fatah e Hamas sono i pilastri fondamentali del progetto nazionale palestinese, dunque entrambe le fazioni devono essere trattate nella stessa misura dai governi occidentali”.

Yousef ha messo in evidenza il benvenuto generale e ufficiale, ed il rispetto mostrato al primo ministro Ismail Haniyah durante le sue recenti visite in Turchia, Tunisia e in Sudan: “Si è trattato di rispetto per la Palestina e per la causa palestinese. Quando Fatah fu fondato, negli anni Sessanta, fu accolto dal mondo arabo e islamico. Arafat era ricevuto come un grande leader; adesso, poiché gli islamici stanno assumendo lo stesso ruolo, le opinioni stanno cambiando a tutti i livelli”.

In una nota separata, Ahmed Yousef ha rivelato che Khaled Meshaal, il capo dell’Ufficio politico di Hamas, si sta preparando a visitare Gaza, possibilmente con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, come parte dell’impegno volto a favorire la riconciliazione nazionale.

Yousef, che ha incontrato Meshaal durante una visita a Damasco, la scorsa settimana, ha detto che la visita di Meshaal coinciderà con quella di Abbas, se possibile, ma andrà avanti in ogni caso. L’agenda, ha detto, sarà determinata attraverso un comunicato diramato dalle agenzie di sicurezza, vista la delicata situazione nella Striscia di Gaza assediata.

Traduzione per InfoPal a cura di Francesca Tambara