Riceviamo e pubblichiamo.
La scorsa settimana, in Germania, la catena dei grandi magazzini Kaufhaus ha lanciato la campagna "Israele gastronomico", reclamizzando prodotti delle colonie del Golan, della Samaria (?) e della Giudea (?), provenienti, tra l’altro, anche dalle colonie di Ofra (Ramallah) e Alfe Menashe (Qalqiliya), con la dicitura secondo la quale essi rappresentano "la voce ebraica per la pace giusta in Medio Oriente".
Di fronte al Kaufhaus, sull’Alexanderplatz, a Berlino, si è svolta una giusta manifestazione di protesta e di promozione del boicottaggio dei prodotti che giungono da terre che sono state illegalmente sottratte ai loro legittimi proprietari palestinesi.
E’ evidente che la cancellazione del termine "Palestina" e la sua sostituzione con quelli ufficiali di "Samaria" e di "Giudea" sottolinea, con estrema chiarezza, che per Israele uno Stato di Palestina non potrà mai esistere e che la "pacificazione" di quelle terre (Medioriente) sarà compatibile solo con la loro totale annessione allo stato ebraico: "la voce ebraica per la pace giusta in Medio Oriente".
Se non erro, l’UE a suo tempo considerò grave infrazione agli accordi di associazione di Israele alla UE la commercializzazione di prodotti provenienti dai Territori Palestinesi Occupati e spacciati come israeliani.
Che ne è di tutto ciò?
Mariano Mingarelli