Campagna per il Diritto di Ingresso e Rientro nei Territori Occupati Palestinesi.

Care tutte e tutti,

 

vi inoltro il comunicato stampa,  in italiano, rilasciato dalla Campagna per il Diritto di Ingresso e Rientro nei Territori Occupati Palestinesi  alla luce della decisione presa dalle Autorità israeliane di non rinnovare più il permesso di visto a 105 persone che dovranno quindi lasciare il paese entro la fine dell’anno, pena lo status di illegalità, l’arresto e l’immediata deportazione. 105 famiglie entro la fine dell’anno dovranno separarsi, gli uni dagli altri, e più di 120.000 domande aspettano ancora di avere una risposta.

 

Un abbraccio

 

Luisa Morgantini

 

 

Campagna per il Diritto di Ingresso e Rientro nei Territori Occupati Palestinesi (OPT)

Una campagna popolare per la Protezione di coloro in possesso di passaporti stranieri residenti e/o in visita presso i Territori Occupati Palestinesi.

Telefono +972 (0)59.817.3953 Fax +972 .2.295.4903

Website: www.RightToEnter.ps Email info@righttoenter.ps

 

Contatti: Basil Ayish Coordinator, Media Committee (c) +970-(0)59-817-3953

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Israele rilascia permessi agli stranieri

separando intere famiglie

 

20 Novembre 2006

 

Tutti i passaporti di nazionalità straniera di coniugi e figli di coloro in possesso di una carta di identità palestinese, che hanno fatto richiesta di una estensione del visto, hanno ricevuto come risposta “ultimo permesso” dalle autorità israeliane. A 105 persone è stato imposto di uscire dai punti di entrata e ingresso israeliani prima della fine dell’anno.

 

L’Ufficio a Beit El del Ministero degli Interni israeliano (Mol) ha iniziato a restituire  i passaporti il 19 novembre scorso dopo uno sciopero degli impiegati dello stesso Ministero durato sei settimane. Coloro che resteranno oltre il tempo che gli è stato consentito saranno considerati “illegali” e saranno soggetti a immediata deportazione dai territori israeliani e occupati palestinesi. Nella ricerca di soluzioni alternative dall’essere considerati “illegali” e minacciati di arresto da parte delle autorità israeliane, alcune famiglie stanno prendendo in considerazione di trasferirsi all’estero. Lo schema del diniego di rinnovo del visto per i membri familiari è parte di un intento israeliano di più ampio respiro che vuole negare l’ingresso ai palestinesi in possesso di una passaporto straniero/stranieri di origini palestinesi o semplicemente agli stranieri che intendo entrare nei territori occupati palestinesi.

 

L’impatto di questa pratica israeliana implica la separazione forzata di coniugi, l’uno dall’altra, dei genitori dai loro bambini, degli insegnanti e studenti dalle loro scuole, dal loro sistema sanitario, delle ONG e cooperanti dalle comunità bisognose, e commercianti e imprenditori dai loro investimenti. Secondo il Ministero degli Interni dell’Autorità Palestinese, centinaia di richieste per l’estensione del visto, in accordo con le linee guida delineate dal governo israeliano, erano state presentate ad Ottobre, richieste che ancora risultano essere in sospeso. Inoltre, Israele sta rifiutando di prendere in esame all’incirca 120.000 domande di residenza per il ricongiungimento familiare. All’incirca una persona su dieci viene toccata dal   diniego di ingresso e di rinnovo del visto, molte delle quali finiscono col traslocarsi fuori dal paese. “Questa è un pulizia etnica silenziosa” ha detto Basil Ayish, portavoce della Campagna per il Diritto di Ingresso e Rientro negli OTP.

 

Nonostante le proteste ufficiali dei vari governi per le discriminazione perpetrate ai danni dei  propri cittadini da Israele, quest’ultima continua a non ottemperare i propri obblighi in accordo con il diritto internazionale e gli accordi e persiste nelle sue pratiche volte al cambiamento della demografia all’interno dei territori occupati palestinesi. Il Dipartimento di Stato USA, l’Unione Europea e almeno un paese latinoamericano hanno tutti inoltrato demarches ai funzionari israeliani a partire dal mese di Ottobre.

Stranieri che vogliono risiedere, visitare o lavorare nei territori occupati palestinesi continuano ad essere rispediti indietro ai valichi di controllo ed ingresso israeliani.

Israele rifiuta di permettere a stranieri non-ebrei di ricevere lo status di residenza nei territori occupati palestinesi, l’unico meccanismo che avevano coloro in possesso di passaporti di nazionalità straniera con coniugi e bambini in possesso di carte di identità palestinesi per ricongiungersi con le proprie famiglie era quello di doversi adagiare al sistema dei rinnovi continui, di 1,2 o 3 mesi di visti turistici. Questa pratica era intesa in generale come una misura transitoria fino a quando il meccanismo non fosse stato messo a punto per dare una residenza permanente ai membri della famiglia non in possesso di una carta di identità palestinese. Alcuni membri delle famiglie seguono questa procedura da più di 30 anni come unica opzione possibile.

 

 

 Traduzione dall’inglese all’italiano a cura di Teresa Maisano – Ufficio Luisa Morgantini

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