Cast palestinese rifiuta di partecipare al Festival di Cannes

Cannes – MEMO. Il cast di “Let There Be Morning”, un film diretto dall’israeliano Eran Kolirin, sta boicottando il Festival di Cannes, nonostante la premiere del film sia prevista per, oggi, sabato. Gli attori, che sono cittadini palestinesi di Israele, hanno spiegato in una dichiarazione collettiva sui social media, che la loro decisione è un atto politico di protesta contro la cancellazione culturale dei palestinesi da parte di Israele.

“Non possiamo ignorare la contraddizione della presentazione del film a Cannes etichettato come ‘film israeliano’ quando Israele continua a portare avanti la sua decennale campagna coloniale di pulizia etnica, espulsione ed apartheid contro di noi, il popolo palestinese”.

Il team di produzione ha, inoltre, spiegato quanto è dannosa la cancellazione dei palestinesi quando il loro lavoro è classificato come “israeliano” dai media.

“Ogni volta che l’industria cinematografica presume che noi ed il nostro lavoro facciamo parte dell’etichetta etno-nazionale di ‘Israele’, questo perpetua ulteriormente una realtà inaccettabile che impone a noi, artisti palestinesi con cittadinanza israeliana, un’identità imposta dalla colonizzazione sionista per mantenere l’oppressione in corso dei palestinesi all’interno della Palestina storica. [tutto ciò] nega la nostra lingua, storia ed identità”, hanno scritto gli attori. “[…] aspettare che resteremo a guardare e che accetteremo l’etichetta di uno stato che ha portato avanti questa ultima ondata di violenza e di espropriazione non solo normalizza l’Apartheid, ma continua anche a permettere la negazione ed il camuffamento della violenza e dei crimini inflitti ai palestinesi”.

“Let There Be Morning” è un film basato su un libro del giornalista, sceneggiatore e autore Sayed Kashua. Racconta la storia di Sami, un cittadino palestinese di Israele che rivisita la sua città natale con la sua famiglia per partecipare al matrimonio di suo fratello. Dopo il matrimonio, Sami, sua moglie e suo figlio incontrano soldati israeliani che li costringono a rimanere nel villaggio, e Sami viene presto imprigionato nella sua città natale, senza sapere perché o per quanto tempo.

“Il film, che è il frutto del nostro lavoro creativo collettivo, parla dello ‘Stato d’Assedio’, una frase coniata dal venerato poeta palestinese Mahmoud Darwish”, si legge nella dichiarazione. “Lo stato d’assedio si manifesta con muri, posti di blocco, barriere fisiche e psicologiche, e la subordinazione e la violazione dell’identità palestinese, della cultura, del movimento e dei diritti umani fondamentali”.

Gli attori hanno concluso la loro spiegazione invitando le istituzioni artistiche e culturali internazionali ad amplificare le voci degli artisti e dei creatori palestinesi, poiché “resistono a tutte le forme di oppressione coloniale israeliana contro il diritto del popolo palestinese di vivere, essere e creare”.

La dichiarazione è stata firmata dai membri del cast: Alex Bakri, Juna Suleiman, Ehab Elias Salameh, Salim Daw, Izabel Ramadan, Samer Bisharat, Yara Jarrar, Marwan Hamdan, Duraid Liddawi, Areen Saba, Adib Safadi e Sobhi Hosary.

Il regista Kolirin ha dichiarato ad Haaretz: “Capisco [il motivo dietro la loro azione] e sostengo ogni loro decisione… Mi dispiace che non saranno lì per celebrare il loro straordinario lavoro, ma rispetto la loro posizione”.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.