Tel Aviv – The Cradle. Centinaia di migliaia di israeliani hanno invaso le strade di diverse città, il 1° settembre, per chiedere la restituzione dei prigionieri detenuti da Hamas. Circa 500 mila persone hanno partecipato alle proteste anche lunedì.
“Sembra che questa sia la più grande serie di proteste che abbiamo visto dall’inizio di questa serie di terribili assalti a Gaza, iniziati dopo il 7 ottobre”, ha dichiarato lunedì Phyllis Bennis, borsista dell’Institute for Policy Studies e consulente internazionale di Jewish Voice for Peace, definendo le manifestazioni un “grosso problema”.
La polizia israeliana ha sparato granate stordenti contro i manifestanti, domenica sera. I media ebraici riferiscono che oltre una decina di persone sono state arrestate durante le manifestazioni a Tel Aviv.
Il sindacato israeliano Histradut ha indetto uno sciopero generale per il 2 settembre per protestare contro il ritardo del governo nel raggiungere un accordo per lo scambio di prigionieri. Decine di manifestanti hanno bloccato le strade di Tel Aviv e della città settentrionale di Rosh Pina, all’inizio di lunedì, chiedendo al governo di finalizzare un accordo per il rilascio dei prigionieri detenuti dalla resistenza palestinese a Gaza.
Il sito di notizie ebraico Ynet ha riferito lunedì che lo sciopero ha interrotto i servizi di metropolitana leggera a Tel Aviv e Gerusalemme.
I principali centri commerciali di Israele sono stati chiusi, così come diverse banche, ministeri e aziende tecnologiche. Anche il forum degli affari di Israele si unirà allo sciopero.
Il Procuratore di Stato israeliano ha presentato una petizione al Tribunale del Lavoro affinché si pronunci contro lo sciopero.
La petizione chiedeva che il tribunale stabilisse che “lo sciopero annunciato dal presidente dell’Histadrut, che riguarda tutti i dipendenti dello Stato, non è per una controversia collettiva di lavoro ed è, quindi, uno sciopero politico”.
Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha dichiarato lunedì che i lavoratori in sciopero non saranno pagati.
Le proteste e lo sciopero generale sono stati scatenati dalla scoperta, da parte dell’esercito israeliano, di sei prigionieri morti in un tunnel nella città più meridionale di Gaza, Rafah.
L’opposizione israeliana e le famiglie dei prigionieri israeliani a Gaza, così come il ministro della Difesa Yoav Gallant, sono sempre più frustrati per il continuo ostruzionismo del primo ministro Benjamin Netanyahu ai negoziati per il cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri, che ritengono sia l’unico modo per recuperare gli altri prigionieri.
Il 1° settembre Gallant ha chiesto un’urgente marcia indietro per il voto espresso giorni fa dal gabinetto di sicurezza a favore della posizione di Netanyahu di mantenere le truppe lungo il confine tra Gaza ed Egitto, che rappresenta uno dei principali ostacoli al raggiungimento di un accordo.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.