Centinaia, tra morti e feriti, mentre Israele perpetra il più grande massacro da quando è entrato in funzione il nuovo sistema di aiuti a Gaza

Gaza-Euromedmonitor.org (1 giugno). La comunità internazionale deve agire immediatamente e con decisione per costringere Israele a porre fine al suo perverso e crudele sistema di distribuzione degli aiuti a Gaza, in seguito al massacro avvenuto nei pressi di un centro gestito dagli Stati Uniti a sud di Rafah, dove le forze israeliane hanno ucciso e ferito oltre 220 civili affamati.

Il gruppo di Euro-Med Monitor presente sul campo ha documentato le forze israeliane mentre aprivano il fuoco su migliaia di civili radunati all’alba di domenica 1° giugno 2025, a Tel al-Sultan, Rafah, vicino a un centro di distribuzione degli aiuti istituito dall’esercito israeliano. Le prime informazioni raccolte indicano che l’attacco ha ucciso almeno 31 civili, tra cui due donne, e ne ha feriti più di 200, mentre altri risultano ancora dispersi.

Si prevede che il bilancio delle vittime aumenterà a causa dell’elevato numero di feriti gravi e del grave collasso del sistema sanitario causato dal blocco e dagli attacchi israeliani contro le strutture mediche.

L’esercito israeliano e l’organizzazione presieduta dagli Stati Uniti hanno ordinato ai civili palestinesi di radunarsi sul posto per ricevere aiuti, obbligandoli ad aspettare fino alle 6 per passare attraverso i cancelli di ispezione e ritirare i pacchi di aiuti. Durante l’attesa, sono stati presi di mira dal fuoco diretto dei droni, seguito da bombardamenti di carri armati. Anche i membri dell’organizzazione sostenuta dagli Stati Uniti hanno lanciato gas lacrimogeni sulla folla affamata, causando decine di vittime e innescando una fuga precipitosa mentre la gente cercava di sfuggire agli spari.

Testimoni oculari intervistati da Euro-Med Monitor hanno riferito che l’organizzazione sostenuta dagli Stati Uniti porta solo quantità limitate di aiuti, indirizzando decine di migliaia di palestinesi verso un’altra zona di distribuzione più rischiosa, dove le forze israeliane aprono il fuoco con munizioni vere e proiettili di carri armati. Coloro che sopravvivono e raggiungono il sito spesso trovano pochissimi aiuti insufficienti, costringendoli a una disperata competizione causata dalle forniture scarse.

Parlando a Euro-Med Monitor, M.S. ha raccontato: “Centinaia di persone si erano radunate nei pressi della rotonda di Al-Alam, a nord-ovest di Rafah, dalle 2 del mattino. Improvvisamente, è arrivato un drone con questo messaggio ‘Per la vostra sicurezza, è vietato avvicinarsi ai cancelli di ispezione prima delle 6 del mattino'”.

“Nonostante l’avvertimento, un folto gruppo si è diretto verso la strada che portava al punto di distribuzione, che avrebbe dovuto essere sicura”, ha aggiunto. “Qui un quadricottero è decollato e ha aperto il fuoco direttamente sulla folla, ferendo molti. In seguito ha colpito un palo della luce che è crollato a terra. Subito dopo, le forze di occupazione hanno iniziato a bombardare la zona indiscriminatamente, trasformando la scena in un orribile massacro. Contemporaneamente, il personale di sicurezza americano ha lanciato gas lacrimogeni contro chi si trovava nelle retrovie, per disperderli e tenerli lontani”. In un’altra testimonianza, F.A. ha dichiarato: “Nonostante il massacro, spinti dalla fame, centinaia di persone sono rimaste nella zona. Alle 6 del mattino è arrivato un quadricottero che diramava questo messaggio: ‘Dirigetevi verso i paracaduti'”.

Il testimone ha aggiunto: “C’era una folla enorme. Mi trovavo nel mezzo, e quando abbiamo raggiunto l’area di distribuzione, c’erano solo otto pallet con cassette di aiuti umanitari rispetto all’enorme numero di persone. La folla si è affrettata per accaparrarsi le cassette, senza nessun ordine o qualche sistema. Siamo rimasti fermi, sperando che arrivassero altri aiuti, ma ci è stato detto di andarcene e tornare la mattina dopo”.

Una scena simile si è verificata la mattina seguente nei pressi di un centro di distribuzione di aiuti umanitari a nord del governatorato centrale, dove un civile è stato ucciso e altri 26 sono rimasti feriti.

Il continuo utilizzo da parte di Israele di un sistema di distribuzione di aiuti che colloca i centri di distribuzione in aree pericolose e fornisce aiuti limitati senza nessun tipo di organizzazione suggerisce una politica deliberata per seminare il caos e fomentare il conflitto tra una popolazione che soffre la fame da tre mesi.

I primi resoconti indicano che da martedì scorso 41 persone sono state uccise nei pressi dei centri di distribuzione, circa 300 sono rimaste ferite e diverse risultano ancora disperse.

Il caos avvenuto al centro di distribuzione degli aiuti rafforza le precedenti preoccupazioni sull’incapacità del sistema israeliano di fornire assistenza umanitaria in modo efficace. Centinaia di centri esistenti non possono essere sostituiti da soli quattro siti che assomigliano a centri di detenzione militari e sono privi persino delle infrastrutture di base per accogliere i civili e distribuire gli aiuti in modo sicuro ed efficiente.

Questi incidenti non devono essere liquidati come semplici problemi procedurali risolvibili attraverso adeguamenti operativi. Devono essere intesi nel contesto più ampio delle gravi conseguenze del controllo militare israeliano sugli aiuti umanitari. È inconcepibile che la stessa entità accusata di aver commesso un genocidio per quasi 20 mesi possa essere incaricata di migliorare le condizioni umanitarie della stessa popolazione che prende di mira.

È necessario porre immediatamente fine al sistema israeliano di distribuzione degli aiuti nella Striscia di Gaza, poiché è diventato un modo per effettuare esecuzioni sul campo e non soddisfa nemmeno i più elementari standard umanitari. Euro-Med Monitor sottolinea la necessità di ripristinare il precedente meccanismo guidato dalle Nazioni Unite per garantire la distribuzione sicura ed efficace degli aiuti alla popolazione di Gaza.

Tutti gli Stati e gli attori rilevanti devono esercitare la massima pressione su Israele affinché impedisca che aggiri o comprometta il lavoro delle agenzie ONU con anni di esperienza nella Striscia di Gaza. Euro-Med Monitor sottolinea il ruolo cruciale e imparziale che queste agenzie svolgono nella distribuzione degli aiuti umanitari e nel coordinamento per oltre 2,2 milioni di Palestinesi che rischiano la morte e la fame.

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi