Centro per i diritti umani afferma: ‘Oltre 500 detenuti africani nelle carceri israeliane in condizioni difficili’.

Ramallah – Infopal. Un Centro palestinese per diritti umani ha chiesto alle istituzioni internazionali interessate alla questione dell'asilo politico e alle organizzazioni per i diritti umani di seguire la vicenda dei prigionieri africani nelle carceri israeliane.

Il secondo canale della televisione israeliana, mercoledì sera 28 ottobre, ha mandato in onda un servizio su questi detenuti, che comprendeva anche un discorso dell'ex primo ministro israeliano Ehud Olmert, nel quale si confermava che i profughi africani in Israele sono 498, la maggior parte dei quali provengono dalle zone del Sudan interessate da conflitti. Ma Israele non può accoglierli, così l'esercito li disperde prima che essi attraversino la frontiera, oppure appena entrati li arresta. Il servizio confermava però con interviste, lettere di politici e di attivisti dei diritti umani che il numero dei detenuti è superiore a 498.

Il Centro Studi sui detenuti cita uno dei soldati che facevano parte delle unità dislocate sul confine, che ha detto: “È una tragedia, perché molte persone, durante la caccia ai profughi, rimangono uccise. Sia gli israeliani che gli egiziani sparano, causando vittime innocenti e feriti, mentre gli altri vengono arrestati”. Questa realtà è stata confermata da una rifugiata, che ha detto: “Ho tentato per sei volte di entrare in Israele, ma sono stata ferita varie volte senza riuscire ad entrarvi, prima dell’ultimo tentativo andato bene”.

Secondo il Centro, la vicenda dei detenuti africani nelle carceri israeliane, in particolare dei sudanesi, richiede di essere studiata e chiarita bene, in ogni suo aspetto.
E ha poi aggiunto: “Abbiamo ottenuto documenti scritti riservati, comprendenti informazioni ed immagini, che possono servire a chi intendesse svolgere un’inchiesta per conoscere le motivazioni della loro richiesta di asilo a Israele, e rispondere così alla domanda: perché vanno in Israele e non in qualsiasi altro Paese arabo?”.

Raafat Hamduna, direttore del Centro Studi sui detenuti, ha affermato che i prigionieri sudanesi si trovano in una sezione appositamente creata per loro nelle prigioni del Negev e che il loro numero, in crescita, supera di molto quello di 498 rifugiati ammesso l'anno scorso dalle autorità israeliane.

I prigionieri palestinesi che hanno avuto contatti con loro hanno confermato che le condizioni dei prigionieri africani sono molto difficili, ai limiti della sopportazione, raccolti come sono in celle e tende. Essi vengono contati tre volte al giorno mentre restano seduti in base al regolamento delle autorità penitenziarie, e soffrono per la penuria di articoli per l’igiene, la scarsità dell'abbigliamento (scarpe, coperte ecc.) e per un cibo di pessima qualità.

Hamduna ha chiesto a Amr Musa, Segretario generale della Lega Araba, alla Croce Rossa Internazionale e alle organizzazioni umanitarie di tutto il mondo di prestare attenzione a questo problema e studiarlo per “fermare l’afflusso di rifugiati in Israele, ed ospitarli invece nei Paesi arabi fino al termine delle crisi politiche nei loro Paesi, nei quali potranno poi fare ritorno”.

 

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