Centro per i diritti umani, caso al-Dura: Israele perpetua le sue menzogne

Gaza InfoPal. Il Centro al-Mizan per i diritti umani ha condannato la recente mossa israeliana, di negare la propria responsabilità nell’uccisione di Mohammed al-Dura, avvenuta all’inizio della seconda intifada, nel 2000. Ha affermato che “Israele sta perpetuando le proprie menzogne e raggiri, per sfuggire dagli obblighi derivanti dal diritto internazionale”.

Una Commissione governativa israeliana, costituita nel settembre 2012 per indagare sulla morte di al-Dura, ha presentato un rapporto ufficiale al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, la scorsa domenica. Nel rapporto, si afferma che il bambino era ancora vivo al termine del filmato, andato in onda su un’emittente televisiva francese.

Al-Mizan ha deplorato il fatto che la commissione d’inchiesta sia stata costituita a 12 anni dall’accaduto, e ha emesso il proprio verdetto senza sentire i testimoni, e nemmeno esaminare l’enorme quantità di dati disponibili. Ha aggiunto che Israele continua nella sua ricerca di insabbiare i suoi crimini contro l’umanità, commessi nei territori palestinesi, e nella Striscia di Gaza in particolar modo.

Il centro ha sottolineato che “le autorità di occupazione non avevano mai collaborato con le commissioni d’inchiesta, formate dalla Commissione per i diritti umani, appartenente al Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu”.

Ha aggiunto che le recenti riforme legislative apportate nello Stato di occupazione, “mirano a privare le vittime palestinesi dell’accesso alla giustizia, e a proteggere gli autori di crimini di guerra dalle accuse di violazione del diritto internazionale”.

Ha continuato: “Nessun indagine israeliana ha portato alla condanna di un membro qualsiasi delle forze di occupazione, responsabile di crimini contro i palestinesi, di conseguenza, questi ultimi non sono mai stati risarciti per i danni che hanno subito”

Infine, al-Mizan ha affermato che “l’impotenza della comunità internazionale nel far applicare la legge ha incoraggiato le forze di occupazione a proseguire i propri crimini, e sfuggire dagli obblighi, e perfino da quello di indagare sui crimini commessi dal proprio esercito”.