Cercasi propagandisti

Di Diego Siragusa. Pasolini ha scritto: “Quando non ci saranno più contadini e artigiani, sarà la fine della nostra storia”. Se fosse vivo, a quelle due categorie di persone aggiungerebbe anche i giornalisti. Questi da tempo sono spariti; sono rimasti alcuni sopravvissuti, eroici e tenaci che non si arrendono a questa deriva forse inarrestabile. Ormai viviamo nell’epoca dei propagandisti travestiti da paludati commentatori, in realtà si tratta di manutengoli prezzolati dal potere di turno disposti ad assecondare le più criminali imprese delle élites finanziarie e liberiste. Una volta tanto, durante questi mesi, non voglio parlare della guerra in Ucraina che rappresenta la tomba del sistema dell’informazione, ma voglio tornare a centrare l’attenzione sullo scenario israelo-palestinese dove la violenza è endemica.

Dopo la formazione del nuovo governo di Netanyahu in cui figurano col ruolo di ministri esponenti della feccia sionista, Israele appare spaccato in due: da una parte un elettorato maggioritario orientato verso l’estrema destra con esplicite dichiarazioni fasciste (Ben Gvir), e l’altra parte scesa nelle piazze invocando “Democrazia”. Entrambi gli schieramenti sono divisi ma uniti nella NON SOLUZIONE del problema storico: la questione palestinese. La repressione sanguinosa continua dall’inizio dell’anno e si fa più decisa con i recenti bombardamenti su Gaza. Alcune organizzazioni della resistenza palestinese (La fossa dei leoni) hanno capito che non vi sono vie percorribili al di fuori della resistenza armata e si sono attrezzate a infliggere alcuni colpi ben riusciti contro i militari e contro le orde di coloni armati e protetti dal governo sionista. Il coro dei propagandisti e politici prezzolati ha iniziato a ragliare sulle colonne dei giornali e negli studi televisivi. La musica è sempre la stessa: Israele ha il diritto di difendersi, Hamas è una organizzazione terroristica, l’unica soluzione è quella a due stati, tornare al dialogo e via ragliando… Se qualcuno osserva che tutto l’Occidente arma e finanzia il governo nazista di Kiev e che, per coerenza, sarebbe necessario armare e finanziare la resistenza palestinese, allora cominciano le distinzioni speciose e strampalate che approdano INEVITABILMENTE a quel grimaldello che si chiama “accusa di antisemitismo” e col quale i sepolcri imbiancati dell’Occidente scassano tutti i principi cardinali del Diritto Internazionale e rinviano all’infinito la soluzione della tragedia palestinese. La guerra in Ucraina serve anche a questo: declassare la questione palestinese e le aree critiche mediorientali per lasciarle nell’oblio. Il risultato? Il disordine internazionale sotto il cielo.

Proprio qualche ora fa mi è stato riferito che, durante un convegno, si è discusso sulla eventualità che una critica da parte di settori della comunità ebraica italiana verso la politica di Israele sia assunta in Italia dall’attuale governo di estrema destra come pretesto persecutorio verso gli ebrei della diaspora. Argomento capzioso che serve a depotenziare qualsiasi capacità di denuncia e di mobilitazione dell’opinione pubblica. Gli ebrei italiani critici verso Israele sono quattro gatti e universalmente conosciuti. Gli altri, gli ebrei sionisti, li abbiamo visti genuflessi davanti a Netanyahu durante la sua recente visita in Italia. Osservo, invece, l’attivismo militante di esponenti sionisti del giornalismo italiano collocati in posti strategici per controllare e orientare tutta la disinformazione tesa a giustificare ogni atto di Israele e a scongiurare la sconfitta, ormai prossima, dell’Ucraina. Costoro sanno che la vittoria della Russia sarà una lezione decisiva per tutti gli alleati dell’imperialismo nordamericano e un monito a Israele come prossimo obiettivo se continuerà nella sua politica criminale e genocida. Nessuno dimentichi che il signor Zelensky è ebreo sionista così pure il miliardario ucraino che lo ha finanziato e portato alla presidenza: Kolimoysky. Questo è il motivo per cui Israele è tiepida verso la richiesta di aiuti a Kiev. Il recente invito del Presidente Putin ai dirigenti di Hamas a Mosca è un chiaro segnale rivolto a Israele: stai attento che dopo l’Ucraina tocca a te!

Osservo che sento sempre più spesso parlare del libro “Giornalisti comprati” di Udo Ulfkotte che ho tradotto per i lettori italiani. Ne sono lieto. L’irreggimentazione fanatica dei giornalisti occidentali conferma le affermazioni di Ulfkotte: la CIA finanzia i giornalisti, li controlla e li ricatta. Ho consultato i consigli di gestione di alcune fondazioni americane e non mi sono meravigliato di leggere i nomi di giornalisti e di politici che traggono le loro prebende e il loro prestigio dalla vicinanza viscida a queste organizzazioni.

Israele è sempre più nel caos e nervose sono le reazioni dei dirigenti USA costretti ad assistere alla ripresa delle relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Iran, alla fine della guerra contro il Bahrein, al rientro della Siria nella Lega araba, al crescente prestigio della Russia in Africa e alle richieste di molti paesi di far parte del BRICS. Come reagiscono gli Stati Uniti? Sono privi di una politica perché il Presidente Biden è ostaggio della “Israeli lobby” che con miliardi di dollari il prossimo anno dovrà appoggiare l’uomo che garantirà i propri interessi “tribali”.

Infatti, il Presidente Biden e il Suo Segretario di Stato Blinken ripetono la giaculatoria della “soluzione a due stati” e che “entrambe le parti devono ridurre le tensioni”. Il gioco linguistico e l’automistificazione elevati a tecniche permanenti di soluzione di un conflitto foriero di tragedie ancora più gravi di quelle della storia del ‘900. Si possono ridurre le tensioni violando il diritto internazionale e con la certezza che tutto l’Occidente comunque sosterrà Israele o, come direbbe il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin, “il nostro impegno nei confronti di Israele è duraturo e ferreo”?

Che fare? Il senatore Bernie Sanders, ebreo ed esponente della sinistra del Partito Democratico, formula una proposta dignitosa che potrebbe essere efficace, se applicata:

Sono molto preoccupato per quello che stanno facendo Netanyahu e alcuni dei suoi alleati al governo e per quello che potrebbe accadere al popolo palestinese. E lasciate che vi dica una cosa, (…) non l’ho detto pubblicamente.  Ma penso che gli Stati Uniti diano miliardi di dollari in aiuti a Israele. E penso che dobbiamo mettere alcuni vincoli a questo e dire che non si può dirigere un governo razzista. Non si può voltare le spalle a una soluzione a due stati. Non si può sminuire il popolo palestinese. Non si può farlo e poi venire in America e chiedere soldi.[1]

Appunto. Come sempre, i personaggi saggi come Sanders sono destinati ad essere negletti e a finire i loro giorni come profeti che gridano nel deserto.

Diego Siragusa, 13 maggio 2023.


[1] Intervista di Bernie Sanders a Face the Nation, 19 febbraio 2023.