Charlie Chaplin avvistato a Gaza: clown-terapia e malati

Gaza-PIC. Incontrare il “successore” di Charlie Chaplin a Deir Al-Balah, nell’assediata Striscia di Gaza, è stata una sorpresa. La sua improvvisa apparizione tra i pazienti rivela molti dettagli della storia.

Il ventitreenne Abdallah Abu Shaaban, che da poco è guarito dal cancro, è rimasto colpito dal personaggio di Charlie Chaplin, l’icona della felicità che ha portato gioia a tutto il mondo.

Due anni fa, dopo la sua guarigione, decise di ricreare un’esperienza che aveva apprezzato molto mentre era in ospedale. All’epoca rimase colpito dal ruolo del clown volontario che era solito visitare i pazienti affetti da tumore e le persone con malattie croniche, per portare loro un po’ di gioia.

Abu Shaaban iniziò la sua battaglia contro il cancro nel 2007. Quando si trovava in ospedale, sentì la voce di un clown entrare nella sua stanza; la cosa lo rallegrò e cambiò il suo modo di pensare dopo la guarigione.

Dopo una lunga serie di trattamenti sulla Striscia e nei Territori palestinesi occupati, imparò come fare il clown volontario; per mesi non fu in grado di praticare il suo hobby a causa della mancanza di lavoro in associazione con un’organizzazione civile o governativa a Gaza.

La felicità cura il dolore.

“A Deir El Balah, per la prima volta ho sentito la storia di Charlie Chaplin e della sua capacità di portare gioia alle persone, sia quando parla sia quando è muto, quando ripete la famosa frase: ‘La cura di tutte le malattie è la felicità’”, spiega Abu Shaaban al giornalista di PIC.

“Da quando sono guarito – continua -ho iniziato a lavorare da solo. Ho continuato a visitare ospedali, pazienti con problemi ai reni e malati di cancro, avvicinandomi alle loro famiglie e alleviando il loro dolore “.

Abdullah fece cicli di chemioterapia negli ospedali nella Palestina occupata del 1948 (Israele, ndr), a causa di un tumore alle ossa toraciche, nella parte sinistra del suo petto, che premeva sul cuore e sul polmone, e si sottopose a lunghe cure finché non ricevette un trapianto di midollo osseo.

Il vestito insolito, il naso rosso e le mosse divertenti sono le cose che preferiscono i pazienti che assistono alle performance. I clown di successo spesso non hanno molti strumenti.

Storie indimenticabili.

Durante il suo lavoro, Abu Shaaban ha vissuto molte situazioni diverse, la più importante delle quali è stata il giorno in cui intrattenne i pazienti in un ospedale di Gaza. Vide una madre piangere per le cattive condizioni in cui versava il figlio; quando le disse che lui stesso prima era malato e ora si era ripreso, lei non è riuscì a crederci.

Il suo percorso non è privo di momenti tristi. Una volta tentò di occuparsi di una paziente del reparto di oncologia; sulle prime lei gli aveva detto di no, ma successivamente riuscì a farla sentire felice e sorridere, anche se la sua morte fu dichiarata prima che lui lasciasse l’ospedale.

Ogni paziente lo percepisce in modo diverso e lui deve capire i diversi modi di avvicinarsi a loro. Alcuni lo accettano stringendogli la mano e ascoltandolo mentre suona il tamburo. Tuttavia, quando altri rifiutano la sua presenza, lui decide di indossare alcuni accessori semplici come una pallina o un palloncino.

Disoccupazione.

Lo scorso dicembre, Abu Shaaban concluse i due anni di lavoro come clown volontario a Gaza con la Fondazione Basma Amal, che vanno ad aggiungersi al suo lavoro negli ospedali dei Territori occupati nel 1948 (Israele, ndr), dove ricevette la formazione per diventare clown.

“Ogni clown non è un clown volontario, e viceversa”, ha detto Abu Shaaban. Ci sono alcune regole per fare il clown volontario, come avere un certo livello di pulizia e di calma, oltre che preservare la privacy del paziente.

Dopo la fine del suo lavoro con la Fondazione Basma Amal, nel dicembre 2016, ha cercato di stabilire un contatto con l’ospedale Rantissi, ma il ministero della Salute a Gaza gli ha recentemente richiesto una prova che confermi la sua appartenenza a un’associazione. In precedenza, il ministero della Salute gli aveva chiesto di ottenere una licenza dal ministero della Cultura.

Abdullah spera che la cultura dell’intrattenimento si sviluppi tra i pazienti degli ospedali della Striscia di Gaza, che si trovano sotto assedio, e sottolinea che le condizioni psicologiche sono e rimangono il fattore principale da considerare sempre e comunque nel trattamento di un paziente.

Empatia.

Zuhair Malakha, psicologo, crede che il dolore spinga la gente a provare empatia per gli altri durante la malattia o dopo la guarigione, e che la storia di Abu Shaaban simbolizzi una proiezione delle emozioni che provava quando era malato.

Lo psicologo aggiunge: “Dopo la sua guarigione ha cercato di essere una persona positiva, perché quando era malato non era felice. Si è sentito importante quando, per la prima volta, ha visto il clown dare sostegno ad altri. Il clown è una persona molto sensibile e l’esperienza di Abdullah rivela che la sua determinazione e il suo obiettivo sono nobili”.

Hani al-Sharif, esperto nella produzione di bambole e nella pratica della clownterapia, elogia il lavoro di Abu Shaaban, sottolineando che l’idea della clownterapia a Gaza è stata portata avanti l’anno scorso da un gruppo di clown che visitava i pazienti per intrattenerli.

“Ho fatto manichini per 15 anni e so cosa vuol dire portare gioia dove c’è stato solo dolore. Ho preso parte a spettacoli di intrattenimento per anziani e per persone con la sindrome di Down; il nostro gruppo ha portato allegria a molte persone”.

Hani al-Sharif ritiene che l’esperienza di Abu Shaaban sia speciale, perché lui stesso ha vissuto la malattia ed è consapevole dell’importanza dell’ottimismo, in particolare nei pazienti affetti da tumore. Il fattore psicologico è una parte importante della loro guarigione, quindi Abu Shaaban ha replicato la sua esperienza con determinazione e ottimismo.

Traduzione di Simona Pintus