Chi manovra i “modernisti islamici”?

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Ci siamo già occupati, recentemente, dell’ondata di distruzioni subite da numerosi santuari islamici ad opera di “ribelli” assurti agli onori delle cronache da quando è cominciata la cosiddetta “Primavera araba”, e, fatto curioso, diventati improvvisamente “simpatici” da che erano dipinti – fino ad un paio d’anni fa – come degli autentici mostri che minacciavano i cosiddetti “Paesi arabi moderati”.

Abbiamo spiegato qual è la loro mentalità e da che ‘pulpito’ – forse sarebbe meglio dire da che ‘abisso’ – giunge la loro ‘predica’. Abbiamo anche indicato in ogni forma di “modernismo” (islamico eccetera) un fenomeno di riduzionismo, quindi di fondamentale incomprensione di che cosa siano le realtà spirituali, che sono per l’appunto “realtà”, di una concretezza diversa da quella delle cose ordinarie, ma non bei discorsi e né la sopravvalutata “erudizione” di cui si vantano troppi musulmani odierni. Comunque, per chi se lo fosse perso, riproponiamo la lettura di “Perché i salafiti distruggono i santuari islamici?”.

D’altra parte, se il buongiorno si vede dal mattino, sono da attendersi queste ed altre ‘imprese’, che è proprio il caso di definire… ‘edificanti’: quando i wahhabiti (che non sono sunniti!) conquistarono per la prima volta Medina, nel XVIII secolo, non esitarono a distruggere persino la tomba del Profeta dell’Islam, e ancora oggi di fatto impediscono il regolare svolgimento degli atti di devozione, al suo cospetto, che milioni di fedeli anelano a compiere quando si recano in Arabia per il Pellegrinaggio (o la “visita”) presso “la Casa di Allâh”.

La furia ‘iconoclasta’ di questi “puritani dell’Islam” (motivo per cui van d’accordo alla grande con l’Angloamerica) non accenna a placarsi, dall’Egitto alla Tunisia: nel primo, addirittura, in un delirio che non teme di sfociare nella buffoneria, vi è chi propone di demolire le piramidi, simboli del “paganesimo”! E non poteva mancare la Libia, vittima predestinata dopo la destabilizzazione dei due Stati vicini, sempre in nome della “lotta alla superstizione” e di un “Islam autentico” dai tratti razionalistici che si sta diffondendo purtroppo a macchia d’olio anche in Europa grazie all’azione di organizzazioni che, commettendo un pasticcio inescusabile, cercano, un po’ perché ci credono e un po’ perché sono dei furbacchioni, di presentarsi presso “istituzioni” compiacenti come i portabandiera di un assurdo ed improponibile connubio tra “Islam e democrazia”, peraltro sostenuto a livello accademico da una sfilza di “sociologi dell’Islam” uno più incompetente e in malafede dell’altro. E tutti uniti appassionatamente – gli uni protagonisti della “primavera”, gli altri incanalando il sapere universitario in un alveo rassicurante – nel servizio della loro vera ‘madrepatria’: il “mondo moderno”, nel quale si trovano perfettamente entrambi a loro agio e di cui la “democrazia” è il totem indiscutibile, tanto che – senza spiegare bene da dove ciò trarrebbe legittimità dottrinale – appena una “rivolta” va a buon segno i “freedom fighters” sotterrano l’ascia di guerra ed inaugurano la stagione dei ludi elettorali, mostrando felici ai media delle stesse cricche che hanno finanziato le “ribellioni” il pollice intriso d’inchiostro di chi finalmente s’è messo al collo il giogo della partitocrazia e del relativo governo dei peggiori.

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