‘Chi se ne frega, sono solo palestinesi’. La giustizia made in Israel.

Riportiamo questo articolo tratto da "Who cares they’re only Palestinians" di Greg Barns, pubblicato nel sito dello storico ebreo israeliano Ilan Pappe, http://ilanpappe.com/?p=81#more-81

11 luglio 2008

by Greg Barns

Se tu fossi un cittadino israeliano che vive nelle città cisgiordane della Samaria e della Giudea e picchiassi un palestinese o, persino, se lo uccidessi, ci sarebbe il 90% di possibilità di farla franca.

L’ultimo comunicato del gruppo israeliano per la difesa dei diritti umani, (attached), Yesh Din, conferma ciò che molti stanno sospettando: il sistema giudiziario israeliano tratta i palestinesi nello stesso modo in cui i neri in Sudafrica venivano trattati dalla polizia durante il regime di apartheid.

Yesh Din ha monitorato 205 documenti di indagini della polizia in anni recenti: 81 di questi sono relativi a attacchi contro palestinesi perpetrati da civili israeliani e comprendono 2 casi di sparatorie che hanno portato alla morte della vittima, e 9 a ferite gravi. I rimanenti trattano di incidenti in cui i palestinesi sono stati assaltati con bastoni, coltelli, calci di fucile, e attaccati nelle loro case o veicoli.

Inoltre, ci sono 79 casi di azioni criminali che coinvolgono accoltellamenti, sradicamento di alberi, incendi a coltivazioni e furti di olive durante la stagione del raccolto. I rimanenti casi hanno a che fare con furti e atti vandalici contro attrezzature agricole.

Yesh Din riferisce che su 205 casi, la polizia e le procure hanno proceduto le indagini contro 163, e di questi, soltanto 13 (l’8%) sono stati portati in giudizio, mentre 149 (91%) sono stati chiusi senza procedimenti contro i sospettati.

E quali motivi sono stati dati per la chiusura di 91% casi di accoltellamento? 91 sono stati archiviati perché l’ "esecutore è sconosciuto" (61%) e 43 per "mancanza di prove" (28%).

I medoti usati nelle indagini dalla polizia israeliana in Samaria e Giudea sono creati per assicurarne il fallimento. Yesh Din osserva che "le denunce delle vittime e le testimonianze sono registrate in ebraico piuttosto che in arabo, la lingua in cui sono state rilasciate; gli inquirenti raramente hanno visitato le scene del crimine, e nel caso in cui siano giunti sul posto, sono stati rilevati difetti nella documentazione degli eventi; in molti casi la testimonianza non è stata raccolta da testimoni-chiave". 

Yesh Din riferisce che nel 2006 ha inizialmente esaminato le registrazioni della polizia israeliana in Samaria e Giudea e ha trovato che la percentuale di chiusura dei casi senza ulteriori procedimenti era del 90%. 

Una delle propagande più rumorose della lobby pro-Israele è quella, come ha scritto Kevin Rudd il 10 dicembre del 2004, "di un vibrante, democratico stato in una regione dove la democrazia rimane lontana dalla norma".

Ma nelle genuine democrazie le autorità giudiziare non discriminano sulla base della razza. E il sig. Rudd non può avere scuse per una nazione che definisce se stessa "democrazia" permettendo che così tante indagini su crimini finiscano nel cestino del "chi se ne importa, tanto sono solo palestinesi".

Greg Barns è un avvocato e scrittore australiano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.