Lo afferma l’Ocha, l’ufficio Onu per gli Affari umanitari.
Circa il 27% dei casi riguarda donne e bambini, stando al rapporto Onu, in cui è chiara la relazione tra i dati e gli effetti del blocco israeliano su Gaza.
Ieri, 14 giugno, l’assedio israeliano su Gaza via terra, mare e cielo è entrato al suo sesto anno.
In regime di assedio le esportazioni sono crollate al di sotto del 3% dei livelli del 2006.
“Il divieto protratto sul trasporto di beni da Gaza verso i suoi mercati di sempre in Cisgiordania e in Israele (Territori palestinesi occupati nel ’48, ndr) insieme alle altre restrizioni all’accesso alla terra agricola e all’attività ittica, non hanno fatto altro che accentuare insicurezza alimentare e dipendenza dagli aiuti”.
Il blocco navale israeliano su Gaza ha leso le condizioni di lavoro di 35mila pescatori e, a causa delle restrizione imposte da Israele sulle frontiere terrestri, i contadini di Gaza hanno perso circa 75mila tonnellate di produzione annua.
Nonostante i rischi, i più giovani lavorano ancora all’interno dei tunnel dove, si stima, sono impiegati oltre la metà dei ragazzi disoccupati di Gaza.
Il 44% della popolazione vive nell’insufficienza alimentare.
Per Mark Regev, portavoce del premier israeliano Benjamin Netanyahu: “L’assedio è stato necessario perchè Gaza è governata ‘dall’organizzazione terroristica Hamas’”.
“Ogni carico diretto a Gaza deve essere ispezionato perché il territorio è controllato da Hamas, organizzazione internazionalmente etichettata come terroristica”, ha continuato Regev rivolgendosi a Reuters e rispondendo a una petizione sottoscritta da 50 gruppi per l’assistenza, comprese 6 Agenzie Onu, in cui si chiede a Israele la rimozione dell’illegale assedio sulla Striscia di Gaza.