Ramallah-InfoPal. Il Comitato delle famiglie dei prigionieri politici in Cisgiordania ha reso noto che i servizi di sicurezza dell’Autorità palestinese (Anp) proseguono le loro campagne di arresti e convocazioni a sfondo politico, aggiungendo di aver registrato centinaia di violazioni del genere.
In un comunicato stampa, il comitato ha reso noto che i servizi d’intelligence e di sicurezza preventiva dell’Anp proseguono i loro arresti e convocazioni in tutte le città della Cisgiordania.
Ha spiegato di aver documentato 440 arresti politici dall’inizio del 2013, oltre a 920 casi di convocazione nelle diverse provincie della Cisgiordania. Ha aggiunto che “le persone colpite sono prevalentemente parenti dei detenuti nelle carceri israeliane e delle vittime di guerra, oltre a studenti universitari, giornalisti, predicatori religiosi e insegnanti”.
Il comitato ha proseguito: “Dall’ultimo incontro di riconciliazione palestinese, tenuto alla fine di maggio, al Cairo, i servizi di sicurezza preventiva e d’intelligence hanno effettuato più di 80 arresti e emesso 95 convocazioni per motivi politici”. Ha sottolineato che gli apparati di sicurezza dell’Anp in Cisgiordania continuano a detenere più di 72 prigionieri politici nelle vari prigioni, 11 dei quali sono dei detenuti veterani, che appartengono a Hamas, il Jihad Islamico e al Fronte Popolare (Fplp), alcuni arrestati più di sei anni fa.
Ha anche accusato i servizi dei sicurezza di praticare “pesanti torture” nei confronti di alcuni prigionieri politici durante gli interrogatori, nei quali sono stati legati, pestati, denudati e privati dal sonno per giorni.
Il comitato ha spiegato che gli apparati di sicurezza si rifiutano di liberare molti prigionieri politici “ignorando le numerose sentenze che decretano il loro rilascio”, e “nonostante le loro famiglie abbiano pagato le cauzioni richieste”.
Ha richiamato l’attenzione su un nuovo metodo per effettuare gli arresti, applicato soprattutto dai servizi d’intelligence e di sicurezza preventiva, e cioè: l’impiego delle forze di polizia, che a loro volta, consegnano gli arrestati ai servizi in questione.
Dal canto loro, le forze di sicurezza palestinesi in Cisgiordania avevano diramato un comunicato in cui accusavano Hamas di “adottare un approccio distruttivo che mira a vanificare gli sforzi di riconciliazione, a beneficio di agende interne al movimento”.
Nel comunicato in questione si legge che tutti i detenuti in custodia presso i servizi di sicurezza “sono stati arrestati tramite la magistratura palestinese, in conformità alla legge”. “Assicuriamo di non aver effettuato alcun arresto per ragioni politiche o per appartenenza. La magistratura palestinese è il soggetto legalmente responsabile all’emissione delle accuse, in base a prove e indizi, senza alcun riguardo per l’appartenenza politica”, si legge ancora nel comunicato.
Gli apparati di sicurezza di Ramallah avevano quindi esortato i leader di Hamas in Cisgiordania ad occuparsi del comportamento dei servizi di sicurezza di Gaza, e delle loro “campagne di irruzioni nei luoghi pubblici”.
Il Comitato delle famiglie dei prigionieri politici in Cisgiordania ha respinto quanto affermato dai servizi di sicurezza di Ramallah. Ha dichiarato: “Si tratta di menzogne e di un tentativo fallito per ingannare l’opinione pubblica, che è ben consapevole delle violazioni commesse dagli apparati di sicurezza dell’Anp, dediti a servire gli interessi del nemico del nostro popolo”.