Cisgiordania e Gerusalemme al centro di numerose aggressioni israeliane

PIC. Lunedì all’alba le forze di occupazione israeliane (IOF) hanno arrestato numerosi civili palestinesi nella Gerusalemme occupata e ne hanno assaltati pesantemente altri.

Un corrispondente di PIC ha riferito che l’IOF ha arrestato quattro giovani palestinesi dopo aver assalito le loro case di famiglia a Isawiya e Jabal al-Mukabir nella Gerusalemme occupata.

Altri due palestinesi sono stati sequestrati da Silwan, sobborgo di Gerusalemme, a sud della moschea sacra di al-Aqsa.

L’IOF ha anche arrestato Shourouk Ayman Abu Rateb, una 21enne residente nel villaggio di Um Tuba e madre di un bambino di due anni, e ha continuato a interrogarla per ore perché ritenevano che avesse tentato di pugnalare un soldato israeliano a un check-point posto vicino all’entrata principale del campo profughi di Shuaf’at.

Fonti interne al campo hanno inoltre riportato che il 18enne Omar Fahmi al-Zughir è stato soggetto a un pestaggio per mano delle guardie israeliane della metro di superficie.

Il padre di Omar ha raccontato che un gruppo di vandali israeliani ha trascinato suo figlio in un cespuglio lì vicino prima di strappargli di dosso i vestiti e perquisirlo in maniera estremamente offensiva alla presenza di una squadra di polizia di occupazione e di frontiera israeliana.

Nella notte di sabato una gang di fanatici coloni israeliani ha assalito un civile palestinese di Beit Hanina, a nord della Gerusalemme occupata, prima di allontanarsi frettolosamente dalla zona. La vittima è stata portata in ospedale per ricevere cure urgenti.

Nel frattempo Raed Abu Bashir, avvocato della famiglia dei palestinesi Udai e Ghassan Abu Jamal, si è dichiarato contrario alla crescente campagna di demolizione abitativa lanciata dalle autorità di occupazione israeliane (IOA) a Jabal al-Makbar: “Una simile arbitrarietà nelle demolizioni fa parte di una politica pre-pianificata di punizione collettiva portata avanti dalle autorità di occupazione contro i gerosolimitani. Oltre 760 famiglie a Jabal al-Mukabir sono soggette a pesanti multe e 280 case sono minacciate dalla demolizione”.

Ha messo in guardia dai tentativi israeliani di isolare la Gerusalemme occupata dal suo ambiente geo-politico e reprimere i civili palestinesi attraverso campagne di sequestro e sparatorie alla cieca.

Ritiene il primo ministro israeliano e l’IOF responsabili per la morte di Udai e Ghassan Abu Jamal, facendo appello per azioni legali contro questi crimini israeliani e per la restituzione dei corpi dei due palestinesi.

In precedenza il magistrato della Corte aveva respinto gli appelli dell’avvocato Mohammad Mahmoud per la restituzione dei corpi sotto il pretesto delle procedure di indagine in corso.

Da parte sua, il Mufti di Gerusalemme Sheikh Mohammad Hussein ha esortato l’IOA a restituire immediatamente i corpi dei giovani per dare così modo alla famiglia di procedere con i rituali funebri previsti dalla fede islamica.

“Nessun essere umano dovrebbe mai essere punito per i crimini commessi da un’altra persona. Queste famiglie hanno il diritto di vivere con dignità”, ha dichiarato. “Simili procedure israeliane sono semplicemente intollerabili e potranno solo aumentare le tensioni nella Gerusalemme occupata”.

Il giornalista e analista politico Rasem Ubeidat ha dichiarato: “Siamo di fronte ad una vera e propria guerra condotta dal governo razzista dell’occupazione israeliana per stringere la stretta su Gerusalemme e applicare una divisione di spazio e di tempo sulla sacra moschea di al-Aqsa”.

“Tali delitti contano come crimini di guerra”, ha addetto. “Le demolizioni di case sono crimini di guerra che contrastano nettamente con la Quarta Convenzione di Ginevra”.

Si è inoltre dichiarato contro la violazione israeliana della libertà di fede musulmana attraverso i suoi frequenti assalti sacrileghi e il vandalismo di stato sui siti sacri islamici e sulle pacifiche congregazioni musulmane in tutti i territori della Palestina occupata.

Udai e Ghassan hanno perso la vita in seguito a un attacco di rappresaglia contro una sinagoga ebraica nella Gerusalemme occupata, un attacco definito dalla storiografia come una ritorsione naturale e uno scenario prevedibile al terrorismo di Israele sui civili palestinesi e sui santuari musulmani.