Le autorità israeliane continuano a trattenere i corpi di presunti aggressori palestinesi, come parte di una serie di misure di punizione collettiva che includono anche la demolizione di case.
Durante l’udienza della commissione, i genitori di un soldato israeliano ucciso a Gerusalemme Est occupata, nel gennaio 2017, hanno affermato che “invece di discutere se tenere un corpo o meno, c’è una soluzione – lasciarlo definitivamente in Israele o gettarlo in mare”.
Il presidente della commissione Yoav Kisch (Likud) ha dichiarato: “Questi terroristi che cercano di infliggere danni, dovrebbero essere sistemati sul posto. Non possiamo trattare con i terroristi come se fossimo in Svizzera.
“Quello che gli Stati Uniti hanno fatto con [Osama] Bin Laden è un grande esempio di un Paese che contrattacca”.
Il dibattito ha attirato il sostegno interpartitico per la politica di sequestro dei corpi palestinesi. Il parlamentare Akram Hasun (Kulanu) ha affermato che i funerali dei palestinesi uccisi dalle forze israeliane “fanno diventare 10 mila persone anti-israeliane. Non dovremmo restituire i corpi. Dovremmo demolire case”.
Il parlamentare Anat Berko (Likud) ha detto: “I terroristi che ci uccidono meritano la sepoltura di un asino, di notte, quando nessuno può vedere”.
Il parlamentare Mickey Levy (Yesh Atid), un ex-comandante della polizia distrettuale di Gerusalemme, ha aggiunto: “Ero solito restituire i cadaveri dopo un anno, nel cuore della notte, schierando 700 ufficiali, in modo che nessuno oltre ai parenti stretti avrebbe potuto lasciare la casa”.