Clara: il mio ritorno in Israele

Clara: il mio ritorno in Israele

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L’Italia e’ un bel Paese, ma molto provinciale. Tante volte le mie abitudini hanno scatenato reazioni spiacevoli. Le persone non sopportavano che, pur non essendo mai stata molto osservante della Torah, non mangiassi carne di maiale, il mio giorno di riposo fosse il sabato e comprassi cibo Kosher al supermercato. Sono stata persino accusata di aver assassinato Cristo, di uccidere i palestinesi. Insomma, nel Belpaese era diventato una tortura vivere. Per questo nel ‘75 decisi di lasciare il Veneto e trasferirmi in Israele”. 

E’ la storia di Clara Banon Kirshner, nata a Mestre, cinquantadue anni fa. Suo padre veniva dal Ghetto di Venezia ed era discendente da una famiglia ebraica di origine spagnola, che si stabilì a Venezia nel diciottesimo secolo.

Venezia

La signora Kirshner ha studiato alle Scuole Magistrali di Mestre. “Ma – racconta- fin da piccola mi sono sentita un pesce fuor d’acqua, pur amando moltissimo il Veneto ed il comune in cui risiedevo: Zelarino. A volte quando Israele bombardava il Libano o Gaza, avevo paura di andare a scuola. Ero una ragazzina delle Superiori, eppure un giorno decisi che, una volta terminata la scuola, me ne sarei andata in Israele. E che i miei figli non sarebbero mai cresciuti in un clima tanto ostile”.

Non è stato un trasferimento semplice. “La legge sull’immigrazione – spiega- in Israele e’ molto restrittiva: e’ basata sulla regola “del Ritorno”, secondo la quale solo un ebreo si può stabilire in Israele. Arrivai, sola soletta, a 18 anni in un kibbutz. Solo qualche anno dopo, i miei genitori, pensionati, mi raggiunsero”. Intanto Clara si è sposata con un israeliano, i cui genitori erano sfuggiti ai nazisti in Polonia.

Ma perché è rimasta? “Israele- dice- e’ un bellissimo Paese, in cui si parlano tante lingue ed in cui si dice che sono i genitori ad imparare a parlare dai figli. La lingua e’ difficile da apprendere, perché ha un alfabeto diverso e non e’ una lingua europea. Un terzo della popolazione israeliana e’ nata all’estero. Quindi l’ebraico viene parlato con tutti gli accenti possibili ed immaginabili. Gli italiani in Israele sono molto pochi, meno di 10 mila e vengono guardati con stupore: la domanda di solito “Ci sono ebrei in Italia?”.

Tel Aviv Israele

Ma come sono gli israeliani rispetto agli ebrei sparsi per il mondo? Per Clara e’ difficile rispondere. “Ci sono persone di mentalità- afferma- estremamente diverse, che a volte mi lasciano perplessa. Ma tutti abbiamo una cosa in comune: l’amore per questa terra”.

Clara abita a Ness Ziona, una cittadina di 30 mila, abitanti in pieno sviluppo. C’e’ un centro di Hig Tech ed uno di ricerche scientifiche tra i più avanzati al mondo. “Sono al centro del Paese, a poche decine di chilometri da Tel Aviv. Il clima in Israele assomiglia a quello della Sicilia: estate lunghissima e calda, inverni molto temperati.

Tel Aviv e’ una città allegrissima, dove non si dorme mai e i caffè sono aperti 24 ore su 24. Nelle statistiche mondiali, e’ considerata una tra le città più vivaci ed attive del mondo. Noi israeliani, inoltre, godiamo di buone infrastrutture e di un eccellente servizio medico. La crisi economica non ci ha colpito troppo ed ancora si può trovare lavoro”. Secondo Clara sono molto richiesti i medici e gli allevatori di capre, gli agricoltori e gli operai specializzati. “Il latte di capre – spiega- e’ richiesto e non c’e’ abbastanza offerta per il fabbisogno nazionale. Io ho lavorato in molti posti. Di recente ho seguito un corso di panettiera. Ho imparato a preparare il pane, le pagnotte dolci e i biscotti per un piccolo supermarket. A casa preparo marmellate, sempre più apprezzate. Le ricette? Rigorosamente italiane. Noi israeliani viviamo in tensione continua e scherzando ci diciamo che qui non ci si annoia mai “.

Ness Ziona

La guerra. Come si fa a conviverci? “Nessuno di noi crede che il conflitto finirà un giorno. Siamo tutti abituati a vivere in guerra. Qualche anno fa in Sicilia vidi un agricoltore su un trattore e con stupore mi accorsi che non era armato. Ehi, gli dissi, dov’e’ il fucile? Io stessa per anni sono stata volontaria della Guardia Civile: di notte facevo ronde armate con il fucile carico”.

Consigli a chi voglia venire in Israele a vivere? “Occorrono- dice- molta pazienza, umiltà. Molti italiani credono che gli israeliani siano innamorati della moda italiana e del design: e’ vero, ma non acquistano tanto abbigliamento e mobili made in italy. Per cui molti italiani si improvvisano importatori e falliscono subito. Altri arrivano con l’idea di fare lo stesso lavoro e mantenere lo stesso livello di vita dell’Italia. All’inizio, almeno, e’ impossibile. Quanto ai prezzi : il cibo ed i vestiti sono a buon mercato, gli elettrodomestici sono più cari. Ci sono meno spese: il riscaldamento e’ quasi nullo, ci vestiamo in modo molto semplice. Immagini che di recente è stata approvata una legge per fare in modo che i nostri deputati non si presentino più in Parlamento in calzoncini e sandali”.

Parlando degli israeliani, Clara dice che sono molto critici verso se stessi, ma non amano critiche dall’estero. Questo provoca a volte tensioni tra di loro e fra gli ebrei all’estero. Io spesso, a chi ci critica, dico: ‘Venite qui, pagate le tasse e mandate i figli a fare il servizio militare come ho fatto io. Poi parlate”.

Quali sono le ricchezze maggiori di Israele? “La popolazione, laboriosa ed aperta. Noi ci diamo tutti del tu, non esiste il lei. E ci chiamiamo con i nostri nomi e non cognomi”. Gli aspetti negativi? Per la veneta, la presenza di persone con abitudini diverse crea attriti. Le usanze e le mentalità di uno provocano fastidio all’altro”. Dell’Italia una volta le mancavano tante cose che pian piano sono arrivate, come il formaggio e la liquirizia”. Oggi? “Mi manca il fiume che scorreva dietro casa, verde tutto l’anno-risponde- Mi manca la nebbia in Val Padana e le piogge estive, le Alpi, il chinotto, che qui non c’e’. Mi manca la Laguna.

Tornare a vivere in Italia? Non ho mai preso l’idea in considerazione”.

A cura di Cinzia Ficco