Coloni aggrediscono violentemente un bambino palestinese vicino la moschea di al-Aqsa

alaqsa5pnn_2Imemc. Coloni israeliani, sabato, hanno violentemente aggredito un bambino palestinese vicino a una della porte che conduce al complesso di al-Aqsa. nella Città Vecchia di Gerusalemme.Testimoni della scena hanno riportato che alcuni coloni estremisti israeliani hanno aggredito il bambino, che non è stato identificato, vicino il passaggio di al-Ghawanma, inducendo un gruppo di Palestinesi ad intervenire per salvarlo. I coloni sono infine riusciti a dileguarsi.

Tutto questo è accaduto quando un gruppo di coloni ebrei ha iniziato a celebrare alcuni rituali talmudici di fronte ai passaggi di King Faisal e al-Qattanin, spingendo un gran numero di palestinesi musulmani provenienti dalla Città Vecchia a radunarsi nell’area prima di essere dispersi dalla polizia israeliana.

La celebrazione di questi rituali da parte dei coloni ebrei è avvenuta dopo numerosi appelli fatti da alcune organizzazioni ebraiche di destra che hanno spinto i coloni a prendere d’assalto il luogo sacro della commemorazione della “distruzione del Tempio”.

L’agenzia palestinese WAFA News e Info Agency riportano che gruppi di coloni ebrei, conosciuti come ‘Temple Mount’, hanno recentemente richiamato tutti i coloni a raccolta nel luogo sacro (ndr la Spianata delle Moschee) per celebrare il giorno di Tisha B’Av, una festività ebraica che commemora appunto la distruzione del tempio.

Tisha B’Av significa “il nono giorno del mese ebraico di Av”. Durante questa festività, che comprende i giorni 25 e 26 luglio, attraverso la pratica del digiuno, gli ebrei commemorano quella che secondo la propria cultura sarebbe stata la distruzione dei loro luoghi di culto, che un tempo sorgevano dove oggi si trova la moschea di al-Aqsa. Essi inoltre in questo giorno pregano per la ricostruzione del Tempio in quello stesso posto.

Queste organizzazioni di coloni hanno presentato un appello sottoscritto da 1.000 Israeliani e sottoposto al primo ministro Benjamin Netanyahu, nel quale hanno chiesto che la moschea di al-Aqsa restasse aperta per gli ebrei per le intere 24 ore, attraverso il varco del “Moroccan Gate” a partire da sabato 26 luglio fino alla fine della settimana.

Le organizzazioni a quanto pare avrebbero chiesto che la moschea di al-Aqsa fosse completamente chiusa ai musulmani a partire dal sabato sera e per tutta la domenica. Essi hanno avanzato la proposta che il luogo sacro fosse chiuso durante gli orari in cui erano previste visite da parte degli israeliani, ovvero dalle 7:30 alle 11:30 del mattino, dal lunedì al giovedì della settimana seguente.

Le richieste da parte delle organizzazioni sono state estese alla possibilità che l’ingresso degli ebrei nel circondario della moschea il giorno di sabato avrebbe consentito loro di pregare liberamente all’interno della stessa, e che ai gruppi che sarebbero entrati nell’area della moschea di al-Aqsa dal lunedì al giovedì fosse concesso l’ingresso anche nelle moschee di Qabali e Marwani.

Secondo l’accordo che le autorità israeliane hanno stipulato nel 1967 dopo l’occupazione di Gerusalemme, solo i musulmani palestinesi possono accedere al circondario della moschea al-Aqsa, mentre agli ebrei è permesso pregare solo nel Muro Ovest posto nelle vicinanze.

Negli ultimi mesi, gruppi di destra israeliani che avevano precedentemente inneggiato alla distruzione della Moschea e alla costruzione di un tempio ebraico nello stesso sito, sono entrati ripetutamente nell’area protetti da una massiccia scorta della polizia.

Le visite, unitamente alla proposta da parte del Knesset di un voto sulla possibilità di dividere il sito in un’area dedicata agli ebrei ed una ai musulmani, hanno scatenato l’indignazione dei Palestinesi che vedono lo sconfinamento nel circondario di al-Aqsa come sintomatico di un più ampio diniego dei diritti nella Palestina storica, così come le ripetute discriminazioni perpetrate dalle autorità israeliane in merito ai diritti di alloggio, impiego e accesso ai servizi sociali.

Il circondario, che è posto poco al di sopra della piazza del Muro occidentale, ospita sia la Cupola della Roccia sia la moschea di al-Aqsa ed è il terzo luogo sacro per l’Islam.

E’ allo stesso tempo venerato e considerato il luogo più sacro dell’ebraismo dato che si ritiene che la Moschea sieda dove un tempo sorgevano il Primo ed il Secondo Tempio.

Al-Aqsa è situata nella parte Est di Gerusalemme, zona riconosciuta dalla comunità internazionale come territorio palestinese ma dal 1967 occupata dalle forze armate israeliane.

Il sito è stato scenario di recenti disordini. Negli ultimi mesi, manifestanti palestinesi sono più volte scesi in strada in seguito ad un continuo aumento di presenze di ebrei nel sacro circondario.

I Palestinesi temono che se agli ebrei fosse concesso di pregare nella corte della sacra moschea di al-Aqsa tutti i giorni, questo potrebbe condurre col tempo ad un cambiamento permanente della situazione, che porterebbe ad un pieno controllo israeliano e alla conseguente esclusione dei musulmani dalla zona.

Il clima di terrore continuativo instaurato dalla polizia israeliana impedisce ai palestinesi che vivono nella West Bank di ottenere permessi per entrare a Gerusalemme e pregare nella moschea di al-Aqsa, oltre ad altre restrizioni sull’ingresso degli abitanti di Gerusalemme nel circondario, incluso il trattenere i loro documenti finché non lasciano la Spianata della Moschea.

Le visite provocatorie dei coloni al luogo sacro hanno provocato proteste di massa nella Città Santa negli ultimi mesi. Proteste che hanno determinato l’arresto di centinaia di Palestinesi da parte dalla polizia di Israele.

Traduzione di Mafalda Insigne