Coloni incendiano una scuola palestinese in Galilea

arsongalileeschoolpnn_1Imemc. Sabato notte un gruppo di coloni israeliani ha appiccato il fuoco ad una scuola palestinese nel villaggio di Tuba, zona della Galilea, all’interno dei confini del 1948.

Gente del posto ha riferito, secondo il PNN, che il fuoco si è intensificato attorno alle 11 di sera quando i vigili del fuoco sono potuti intervenire e hanno spento l’incendio.

I media israeliani hanno dichiarato che la scuola è stata incendiata dal gruppo israeliano “Pagare il Prezzo” che è accusato di numerosi attacchi incendiari, anche letali, contro famiglie palestinesi, chiese, moschee e scuole.

Tre giorni fa, lo stesso gruppo si presume abbia vandalizzato la casa di un leader ateo israeliano con scritte sulle porte e sui muri riprese dal Vecchio Testamento. Le minacce comprendono anche una lettera ed un coltello conficcato all’entrata dell’abitazione.

La domenica precedente il gruppo aveva lasciato scritte con bombolette che invitavano all’uccisione di cristiani, sulle mura di un vecchio monastero di Gerusalemme.

In luglio, aveva dato fuoco all’abitazione della famiglia Dawabsha durante la notte, nel villaggio di Douma vicino a Nablus, uccidendo un bimbo di 18 mesi, Ali Dawabsha, ed entrambi i suoi genitori. Soltanto un componente della famiglia è sopravvissuto, Ahmad Dawabsha (4 anni) ed è tuttora ricoverato presso l’ICU.

Sono sospettati anche dell’uccisione di Muhammad Abu Khdeir (16 anni) che avevano rapito ed arso vivo nel luglio del 2014.

Secondo la Reuters, dal 2009 vi sono stati più di 43 attacchi analoghi contro chiese, moschee e monasteri nei territori occupati da Israele, la Cisgiordania e Gerusalemme Est dal 2009, ed il loro numero è aumentato rapidamente nello scorso anno.

Le autorità israeliane hanno dichiarato ripetutamente di aver aperto delle indagini, ma molto spesso non riescono a dimostrare la responsabilità di questi terroristi per i loro crimini, come nel caso Dawabsha per il quale Israele ha affermato che la prova contro i sospettati ebrei non “è sufficiente” per poterli processare.

Un rapporto del gruppo israeliano per i diritti umani Yesh Din ha riferito che, negli ultimi cinque anni, soltanto il 3% delle indagini effettuate dalla Divisione della Polizia Militare Criminale su presunti crimini  di soldati israeliani contro Palestinesi, ha portato all’incriminazione dei sospettati.

Il rapporto afferma che “la polizia israeliana ha chiuso l’85,3 % delle indagini a causa del fallimento nella localizzazione dei sospettati o nel trovare prove sufficienti per incriminarli; soltanto l’1,9 % delle denunce palestinesi contro aggressioni di civili/coloni israeliani ha prodotto una condanna, ed il 7,4 % delle indagini è sfociato in incriminazione dei sospettati”.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi