
Tel Aviv – The Cradle. Gli israeliani evacuati dalle colonie del nord, colpite da Hezbollah durante la guerra, si rifiutano ancora di tornare, adducendo la mancanza di sicurezza e la paura della resistenza libanese, ha riferito il sito di notizie Ynet il 28 gennaio.
“Sono molto preoccupato. Ho lasciato una casa di 32 anni e non riesco a vedere una via di ritorno”, ha dichiarato al giornale Rachel Biton, della colonia di Avivim, nell’alta Galilea. “Dopo il 7 ottobre, non voglio più vivere nella paura. Non siamo ingenui”, ha aggiunto.
Suo marito Rafi ha dichiarato al quotidiano: “Per un decennio siamo stati abbandonati dalla tecnologia, come radar e telecamere”, e che “Hezbollah ha disattivato tutto il primo giorno di guerra, lasciandoci esposti”.
“Sicurezza significa avere l’esercito all’interno, per assicurarsi che Hezbollah non ci controlli più”, ha aggiunto. Ha anche lamentato che il villaggio libanese di Marun al-Ras, di fronte ad Avivim, sarà ricostruito “tra un anno”.
La coppia israeliana risiede in un albergo da quando è fuggita da Avivim all’inizio della guerra.
Avivim è stata una delle colonie colpite pesantemente dalla resistenza libanese durante la guerra che si è conclusa il 27 novembre, dopo la firma di un accordo di cessate il fuoco, a cui si sono opposti sia i funzionari di estrema destra che i coloni del nord.
Gli attacchi di missili, razzi e droni lanciati da Hezbollah dall’inizio della guerra fino all’annuncio del cessate il fuoco in Libano hanno causato gravi distruzioni in molte colonie nel nord, dalle quali decine di migliaia di coloni sono stati costretti ad andarsene.
La maggior parte di questi coloni si rifiuta di tornare al nord, nonostante il cessate il fuoco in Libano e il periodo di evacuazione per gli israeliani sia previsto per il mese prossimo.
Il periodo di attuazione del cessate il fuoco di 60 giorni è stato esteso domenica sera.
Secondo i dati sulle proprietà ottenuti da Ynet a fine novembre, “emerge un’inquietante immagine parziale che indica la distruzione e il danneggiamento di circa 9 mila edifici e oltre 7 mila veicoli, colpiti principalmente dal fuoco di Hezbollah”.
Ynet ha aggiunto che “sono stati pagati circa 140 milioni di NIS [38.368.316 dollari] per compensare i danni”.
Secondo una fonte del ministero delle Finanze, citata martedì da Yedioth Ahronoth, è stato “congelato” un grosso budget per la ricostruzione delle infrastrutture danneggiate nelle colonie israeliane settentrionali e meridionali.
La fonte ha detto che il budget “non potrà essere utilizzato fino all’approvazione finale del bilancio del governo”.
La fonte ha aggiunto che la mancata approvazione del bilancio per il 2025 sta danneggiando l’economia israeliana e che si teme che Israele sia costretto a gestire un bilancio provvisorio. In questo caso, il bilancio di gennaio, febbraio e marzo sarà pari a un dodicesimo del bilancio governativo originale dell’anno precedente.
“La ragioneria generale del ministero delle Finanze ha deciso di stanziare un budget più ridotto, temendo di dover di finanziare altri mesi con un bilancio provvisorio, e di creare una riserva volta a prevenire l’interruzione dei bilanci dei servizi vitali per gli israeliani”, si legge nel rapporto.
Il rapporto ha aggiunto che non sarà possibile approvare il bilancio del governo prima della fine di marzo, citando la fonte secondo cui questo sarebbe un “disastro”.
L’uso di un bilancio provvisorio danneggerà anche la sicurezza, dato l’impatto negativo sulla capacità di reclutare soldati, rafforzare la presenza delle truppe e migliorare la protezione dei confini.
Le colonie israeliane sia a nord che a sud – compreso l’involucro di Gaza – hanno subito distruzioni e danni significativi a seguito della guerra iniziata dopo l’Operazione al-Aqsa Flood del 7 ottobre 2023.
Durante gli attacchi del 7 ottobre e l’attuazione della direttiva Hannibal da parte di Israele, le colonie ed i kibbutzim nell’area di Gaza sono stati devastati.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.