Tel Aviv – Al-Mayadeen. Mentre i residenti del Libano meridionale tornano alle loro case in seguito all’applicazione dell’accordo di cessate il fuoco tra il Libano e l’occupazione israeliana, i media israeliani riportano la crescente paura e frustrazione degli ebrei delle colonie al confine settentrionale. Questi sentimenti sono alimentati da quello che descrivono come un senso di abbandono da parte del governo israeliano, che è riecheggiato ripetutamente durante la guerra.
Il Canale 12 israeliano ha riferito di una “profonda sfiducia” tra i coloni del nord e le forze di occupazione israeliane, osservando che “nessuno ha affrontato la realtà del nord per oltre un anno”. Il network ha citato un residente di Metulla, una colonia al confine settentrionale, che ha dichiarato: “Essendo vicini al Libano, l’esercito israeliano deve fare molto di più per ripristinare il nostro senso di sicurezza”.
Nonostante gli appelli del governo al ritorno dei coloni, molti esprimono dubbi, ed il Canale 12 aggiunge che “non c’è un posto dove tornare”. Lo sfollamento ha anche interrotto la vita quotidiana, compresa l’istruzione, mentre le famiglie lottano per riprendere la normale routine.
Il consigliere strategico Eyalet Frisch ha criticato l’evacuazione di massa di circa 100 mila coloni del nord durante la guerra, descrivendola come un “errore strategico” guidato dalla “isteria per Hezbollah”. L’ex-portavoce militare israeliano Avi Benayahu ha fatto eco a questo punto di vista, affermando che l’esercito era in uno stato di panico dopo l’evacuazione dal nord.
1-0 a favore di Hezbollah.
Il Canale 12 israeliano ha avvertito che se il governo continuerà con l’approccio attuale, il nord rischia di diventare un “involucro di confine con il Libano” simile alla situazione precaria che affrontano le comunità vicino a Gaza.
Moshe Davidovich, capo del cosiddetto “Forum delle colonie in prima linea”, ha definito il giorno dell’accordo “un giorno triste per i coloni del nord”, sostenendo che non è riuscito a garantire un ritorno sicuro. Ha liquidato l’accordo come una “non vittoria”, descrivendolo come “1-0 a favore di Hezbollah”.
L’ex-portavoce militare israeliano Ronen Manelis ha inoltre contraddetto le affermazioni del governo secondo cui Hezbollah sarebbe stato respinto a 15 chilometri dal confine, definendo tali affermazioni “un’assoluta assurdità”.
Nel frattempo, l’inviato speciale degli Stati Uniti, Amos Hochstein, ha difeso il cessate il fuoco recentemente mediato tra l’occupazione israeliana e Hezbollah, respingendo le affermazioni secondo cui la prima avrebbe potuto ottenere un accordo più favorevole, compreso il mantenimento di una zona cuscinetto all’interno del Libano.
Hochstein ha respinto le critiche espresse dall’ex-primo ministro israeliano Naftali Bennett, secondo cui la mancanza di una zona cuscinetto nell’accordo permetterebbe a Hezbollah di ricostruire posizioni vicino al confine, potenzialmente in grado di organizzare attacchi futuri.
“Sì, ci sono accordi fantasiosi in cui si ottiene un cessate il fuoco con una zona di sicurezza, ma non accadranno mai”, ha dichiarato Hochstein al Canale 12 israeliano.
Gettare la colpa sugli Stati Uniti.
Secondo quanto riferito, gli assistenti di Netanyahu hanno informato i giornalisti per costruire il sostegno pubblico al cessate il fuoco, dipingendolo come una decisione inevitabile imposta dagli Stati Uniti. Gli analisti suggeriscono che questa narrazione sia volta a contrastare le critiche delle fazioni di destra dell’occupazione israeliana, che si oppongono a qualsiasi concessione a Hezbollah e al Libano.
I funzionari statunitensi hanno controbattuto a questa affermazione, sottolineando che Netanyahu era un partner disposto a partecipare ai negoziati. “L’idea di minacce da parte degli Stati Uniti è una montatura per placare i critici interni”, ha dichiarato un alto funzionario dell’amministrazione Biden.
L’amministrazione Biden è intenzionata a usare il cessate il fuoco in Libano come modello per spingere per un cessate il fuoco a Gaza. Tuttavia, questo sforzo incontra una significativa resistenza all’interno della coalizione di Netanyahu. I ministri di estrema destra Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich hanno avvertito che potrebbero ritirarsi dal governo in caso di accordo.
Le considerazioni di Netanyahu sono anche influenzate dalla transizione politica a Washington, con Donald Trump che deve assumere presto la presidenza. I funzionari statunitensi ritengono che Netanyahu cerchi di evitare di mettere a dura prova le relazioni con Trump, il che potrebbe spiegare la sua volontà di finalizzare l’accordo sul Libano mentre si oppone a mosse simili per quanto riguarda Gaza.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.