Colonizzare il Natale: dati su Betlemme e l’occupazione israeliana

Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp).

Natale 2012.

Colonizzare il Natale: dati su Betlemme e l’occupazione israeliana.

Betlemme è un chiaro esempio dei terribili effetti negativi che le politiche di colonizzazione israeliane hanno prodotto in Palestina. Proprietà confiscate illegalmente, famiglie palestinesi espulse e continua costruzione di insediamenti israeliani, sono solo alcune delle innumerevoli storie che si possono udire nelle parole degli abitanti della Palestina, in particolare di Betlemme. Israele ha effettivamente cercato di modificare la struttura demografica e la composizione geografica dei territori palestinesi occupati, in particolare nella zona di Gerusalemme Est, confiscando quante più possibili proprietà e risorse naturali e includendo il meno possibile di cittadini palestinesi, a beneficio dell’illegale impresa coloniale.

Insediamenti israeliani e Betlemme

A partire dall’occupazione israeliana del 1967, Israele ha intrapreso diverse politiche per cercare di annettere le aree importanti del distretto di Betlemme. Come conseguenza, Betlemme ha perso buona parte del suo territorio a nord a causa degli insediamenti israeliani.

Il nord: gli insediamenti di Gilo, Giv’at Hamatos e Har Homa

 

Il “regime dei permessi” e gli attacchi israeliani contro la libertà di culto

La politica di occupazione israeliana volta a separare e isolare le diverse comunità palestinesi, ha diviso comunità storiche in maniera sistematica. In particolare, il muro e l’instaurarsi di un “regime dei permessi” razzista hanno intensificato ulteriormente la separazione tra Betlemme e Gerusalemme.

 

Il regime esige che i Palestinesi che non risiedono a Gerusalemme debbano possedere un permesso di sicurezza per passare da un lato all’altro. Quest’obbligo è previsto anche per le autorità religiose cristiane e musulmane, le donne, gli anziani e i giovani.

 

Per consolidare la propria annessione illegittima a Gerusalemme Est, Israele esige che i palestinesi di Betlemme debbano avere dei permessi per entrare nel territorio occupato di Gerusalemme Est.

 

 

 

 

Ultimi sviluppi: Cremisan e Mar Elias (Giv’at Hamatos)

 

Per più di un anno, i Palestinesi di Beit Jala hanno continuato a pregare per salvare la loro terra da un’ulteriore annessione. Dopo aver confiscato quasi il 70% del loro territorio a favore degli insediamenti israeliani di Gilo e Har Gilo, Israele ora progetta di costruire un muro che separerà i Palestinesi da una delle ultime aree verdi rimaste a Betlemme, la Cremisan Valley.

 

 

L’insediamento di Mar Elias – Giv’at Hamatos

 

Mar Elias è uno dei siti cristiani più santi in Palestina. E’ il luogo da cui ogni anno ha inizio la processione di Natale verso Betlemme. Anche se storicamente è sempre appartenuto a Betlemme, le restrizioni imposte da Israele hanno impedito ai cristiani palestinesi di accedere liberamente alla chiesa per pregare in quell’area.

 

La terra che circonda Mar Elias appartiene principalmente alle Chiese e alle famiglie cristiane palestinesi di Betlemme. Tuttavia, la maggior parte di essa è stata confiscata illegalmente dalle autorità d’occupazione israeliane allo scopo di espandere i propri insediamenti. Giv’at Hamatos è diventato il collegamento tra Gilo e Har Homa, isolando Betlemme da Gerusalemme e minacciando un luogo sacro situato nella parte storica di Gerusalemme, sulla strada per Hebron.

 

 

.Traduzione per InfoPal a cura di Elisa Ticinelli


* http://www.kairospalestine.ps/sites/default/Documents/Kairos%20position%20on%20Holy%20week.pdf

1Faith under occupation: The plight of the indigenous Christians in the Holy Land, http://www.eappi.org/index.php?id=7530

[2] Ibid.

[3] UN OCHA, Shrinking Space: Urban Contraction and Rural Fragmentation in the Bethlehem Governorate, Maggio 2009, http://www.ochaopt.org/documents/ocha_opt_bethlehem_shrinking_space_may_2009_english.pdf

[4] EU Heads of Mission Report on Jerusalem (2012), p. 30: http://www.reiner-bernstein.de/genferinitiative/ge_erklaerungen/EU-Jerusalem%20Report_11.02.12.pdf

[5] Palestinian Christians: Facts, figures and trends’, Diyar 2008; http://www.diyar.ps/media/documents/pal_chr_booklet.pdf, 7