Come Microsoft è coinvolta nel colonialismo israeliano

Mondoweiss.net. Di Yarden Katz.  (Da InvictaPalestina.org). Microsoft offre un esempio tangibile e talvolta sottovalutato di come le aziende beneficiano e contribuiscono al militarismo e alla violenza israeliani.

Quando milioni di persone sono scese in piazza l’anno scorso per protestare per le uccisioni degli afroamericani, le multinazionali ne hanno risentito. L’appello abolizionista all’interno della rivolta; definanziare la polizia e investire in un mondo migliore, sfida la violenza di Stato e i suoi profittatori. Quindi, aziende come Amazon, Facebook, Google e Microsoft, che favoriscono la sorveglianza e la violenza di Stato, hanno rafforzato le loro pubbliche relazioni. L’Amministratore Delegato di Microsoft Satya Nadella, ad esempio, ha espresso “solidarietà” con il Movimento Black Lives Matter, e la società ha donato 250.000 dollari a gruppi di giustizia sociale (incluso il Fondo per le Cauzioni del Minnesota).

Grazie a tali fuorvianti campagne ornamentali, Microsoft non viene esaminata tanto quanto altre aziende. L’azienda sponsorizza gruppi di opinionisti che rafforzano le sue credenziali progressiste e mascherano l’agenda violenta e imperialista dell’industria. Microsoft beneficia anche dell’aura del co-fondatore di Microsoft Bill Gates e della sua Fondazione. Il New York Times si rivolge ancora a Gates per chiedere consigli su come risolvere i problemi del mondo e pubblica interviste amichevoli con il presidente di Microsoft Brad Smith per approfondire le sue intuizioni sul problema della “corruzione politica”.

Ma sistematicamente omessi da tale approfondimento sono i servizi di Microsoft agli eserciti, alle forze di polizia e alle prigioni di tutto il mondo, compresi gli investimenti di Microsoft nel colonialismo israeliano.

I progetti coloniali sono serviti a lungo come “laboratori” per Stati e aziende, e Israele è un ottimo esempio. Israele è diventato lo Stato modello per la sicurezza nazionale: Un regime che controlla le sue popolazioni e reprime le rivolte, producendo una fonte di tecnologie esportabili e logistica. Le aziende traggono profitto lavorando con Israele e gli Stati Uniti per sviluppare tecnologie oppressive e implementando queste tecnologie nella vita civile.

Microsoft offre un esempio tangibile e talvolta sottovalutato di come le aziende beneficiano e contribuiscono al militarismo e alla violenza israeliani. Microsoft incentiva e aiuta a esportare le pericolose tecnologie israeliane, presentando Israele come una “nazione di innovazione” (un centro imprenditoriale che presumibilmente migliora il mondo). Microsoft offre anche uno sguardo su come le aziende sostengono la mortale alleanza USA-Israele con l’aiuto di associazioni no-profit e accademiche.

“Un connubio idilliaco”.

Microsoft ha aperto il suo primo centro di ricerca al di fuori degli Stati Uniti in Israele, nel 1991, e oggi ha tre filiali come parte di Microsoft Israel.

Israele ha abbracciato i prodotti di Microsoft e la società si è impegnata a favore delle industrie israeliane, tanto che l’ex Amministratore Delegato di Microsoft Steve Ballmer afferma: “Microsoft è tanto una società israeliana quanto una società americana.” Il co-fondatore di Microsoft Bill Gates ha affermato che gli sviluppi di Israele nella “sicurezza” stavano “migliorando il mondo” e l’attuale Amministratore Delegato di Microsoft Satya Nadella ha elogiato l’innovativo “capitale umano” di Israele. Ma il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è andato oltre: Quello tra Israele e Microsoft è stato “un connubio idilliaco, che si è realizzato appieno”.

Infatti, Microsoft ha sostenuto il governo israeliano durante alcuni dei suoi peggiori crimini. Durante la Seconda Intifada, Israele organizzò un assalto omicida alla Cisgiordania. A Jenin, i cecchini israeliani hanno sparato a decine di palestinesi. L’esercito israeliano ha raso al suolo gran parte della città, distruggendo centinaia di case e lasciando migliaia di persone senza tetto. Parte della distruzione e del dolore si possono cogliere nel film del 2002 di Mohammad Bakri Jenin, Jenin (ora ufficialmente bandito in Israele). “Hanno sparato a qualsiasi cosa si muovesse, anche a un gatto”, dice un uomo intervistato nel film. Un altro dice: “Tutto ciò che abbiamo costruito negli ultimi quarantacinque anni è stato distrutto in cinque minuti”. Anche le forze armate statunitensi avevano osservatori sul campo, che prendevano appunti per l’occupazione dell’Iraq.

Dopo la devastazione di Jenin, Microsoft Israel ha posizionato cartelloni lungo un’autostrada di Tel Aviv con le parole “grazie di cuore” alle “Forze di Difesa Israeliane”, con il logo di Microsoft e la bandiera israeliana. Il gruppo di attivisti Gush-Shalom ha subito lanciato un appello a boicottare Microsoft. Questa era una cattiva pubblicità e, all’epoca, i cartelloni a favore di Israele minacciavano anche gli affari di Microsoft con clienti come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Quindi Microsoft ci ha ripensato: La sede dell’azienda ha preso le distanze dai cartelloni pubblicitari, che sono stati successivamente rimossi.

Un cartellone affisso lungo un’autostrada di Tel Aviv da Microsoft nel 2002. Si legge: “Grazie cuore” alle “Forze di Difesa Israeliane”.

I reali investimenti di Microsoft nella violenza dello stato israeliano, tuttavia, sono solo cresciuti. Durante l’anno del massacro di Jenin, Microsoft ottenne un contratto triennale da 100 milioni di shekel (25 milioni di euro) con il governo israeliano, il più grande contratto del suo genere per Israele all’epoca. Come parte del contratto, Microsoft ha accettato di fornire prodotti illimitati all’esercito israeliano e al Ministero della Difesa e scambiare ampiamente “conoscenze” con l’esercito. Secondo i giornali israeliani, Israele ha pagato Microsoft con il denaro degli “aiuti” statunitensi, una normale pratica per le società americane di trarre profitto lavorando con Israele.

Da allora Microsoft ha continuato a beneficiare dei crimini di Israele.

Investimenti nel complesso militare-industriale israeliano.

Le unità di sorveglianza e antisommossa dell’esercito israeliano (come l’Unità 8200) producono start-up basate sull’impiego militare. Formano anche una forza lavoro che le aziende come Microsoft vogliono. Nel corso degli anni, Microsoft ha acquisito numerose start-up emergenti dall’IDF, a volte assumendo il proprio personale e investendo in società israeliane.

I recenti investimenti di Microsoft includono AnyVision, una società israeliana che fornisce allo Stato sistemi di video sorveglianza e programmi di riconoscimento facciale per controllare i palestinesi in Cisgiordania. Si sospetta che AnyVision sia il produttore di una telecamera spia, installata da Israele in un cimitero nel villaggio di Kober, che i palestinesi hanno trovato e smantellato nell’ottobre 2019. A seguito di campagne stampa e pressioni da parte degli attivisti, inclusa una campagna di Jewish Voice for Peace (Voci Ebraicheper la Pace) e un appello al boicottaggio di AnyVision da parte del Comitato Nazionale BDS, Microsoft ha annunciato che disinvestirà dalla start-up israeliana.

Ma Microsoft non ha interrotto il suo rapporto con AnyVision. In un’intervista, il Direttore Commerciale di AnyVision Adam Devine ha affermato di aver compreso la decisione di Microsoft di disinvestire, dal momento che la società “deve essere sensibile a qualsiasi rischio potenziale per il proprio marchio”, ma che AnyVision continua ad avere “un ottimo rapporto commerciale con Microsoft” e utilizza i servizi di Microsoft. “Va tutto bene”, ha aggiunto Devine. “Hanno fatto la cosa giusta e per noi andava bene.” Infatti, Microsoft offre ancora il programma di riconoscimento facciale di AnyVision sulla sua piattaforma.

Inoltre, gli investimenti di Microsoft nel complesso militare-industriale israeliano vanno ben oltre una società.

Negli ultimi anni, Microsoft ha acquisito società israeliane di “sicurezza informatica” come Aorato (nel 2014 per 200 milioni di dollari), Adallom (nel 2015 per 320 milioni), Hexadite (nel 2017 per 100 milioni) e CyberX (nel 2020 per 165 milioni di dollari), tutto basato su tecnologie IDF. Il co-fondatore di Adallom ha spiegato che “l’IDF ha lavorato su tecnologie che sono state impiegate per combattere il terrorismo utilizzando l’intelligenza artificiale”, ed era interessato a come “le tecnologie utilizzate per combattere il terrorismo in Israele potrebbero essere riproposte per aiutare le aziende ad arginare gli attacchi informatici”.

Queste start-up realizzano tecnologie di monitoraggio che si rivolgono allo Stato di sorveglianza degli Stati Uniti e ai suoi partner aziendali. Ad esempio, i brevetti di Aorato (ora di proprietà di Microsoft) includono un sistema per rilevare la posizione dei dispositivi in ​​rete anche in assenza di segnali GPS diretti. L’Amministratore Delegato di Aorato ha ipotizzato che i loro prodotti avrebbero potuto prevenire le fughe di notizie di Edward Snowden monitorando le attività informatiche. Non c’è da stupirsi che Microsoft sia interessata: Le divulgazioni di Snowden hanno rivelato come Microsoft e i suoi colleghi abbiano collaborato con la NSA, e che il Pentagono è cliente di Microsoft.

Un’app mobile per la calibrazione delle armi sviluppata in un “Hackathon” dell’IDF, con l’aiuto di Microsoft “Mentors”.

Oltre agli investimenti finanziari, Microsoft porta anche il suo spirito “imprenditoriale” nell’IDF. Microsoft ha lanciato il programma “Mentors” a un “Hackathon” dell’IDF, un evento di 24 ore al quale partecipano, a vario titolo, esperti di diversi settori dell’informatica, in cui cadetti e ingegneri informatici hanno sviluppato “soluzioni creative” per le operazioni militari. Un’app vincitrice di un hackathon era per la “difesa degli insediamenti” (in ebraico, “haganat yishuvim”) che “aiuta a risolvere la mancanza di controllo dei comandanti sugli eventi all’interno degli insediamenti e comunicazioni dirette con i soldati sul campo”. Un’altra app premiata aiuta i soldati a “calibrare le loro armi personali”. Con questa nuova soluzione, “ogni comandante di squadra o direttore del poligono di tiro avrà un’applicazione per smartphone” che calibra l’arma “secondo un algoritmo noto”. Apparentemente, tutte queste applicazioni potrebbero avere “usi civili”, anche per le “forze dell’ordine” e la gestione delle “risorse umane”.

Programmi di guerra e propaganda di Stato.

Le industrie israeliane della morte devono essere necessarie se vengono trattate come una potenza tecnologica. Israele pubblicizza costantemente il suo esercito “super tecnologico” e i programmi di Microsoft fanno la loro parte in queste campagne di propaganda. E mentre i dettagli su dove e come vengono utilizzati questi programmi sono tenuti segreti, sappiamo che sono strumenti di morte.

Per uno, Israele usa Microsoft Xbox per controllare i carri armati.  (Il Washington Post ha presentato questo come un progetto relativamente pacifico che solleva alcune questioni “etiche”.) Secondo l’Industria Aerospaziale Israeliana (Israel Aerospace Industries – IAI) l’Xbox porta a “migliorare le prestazioni”, poiché radere al suolo interi quartieri è apparentemente come giocare a un videogioco. Il carro armato controllato da Xbox è sviluppato da IAI ed Elbit, entrambi produttori di droni utilizzati per terrorizzare i palestinesi e altre popolazioni in tutto il mondo. Elbit ha anche contribuito a costruire l’infrastruttura di sorveglianza lungo il confine tra Arizona e Messico, che invade la terra della nazione della tribù Tohono O’odham, mostrando come l’industria internazionale delle armi e il colonialismo siano complici, sia in Palestina che a Turtle Island.

Israel Aerospace Industries (IAI) dimostra come Microsoft Xbox possa essere utilizzata per controllare un carro armato.

L’esercito israeliano utilizza i programmi di Microsoft nelle campagne di propaganda ufficiali. In un video, l’IDF afferma che Microsoft HoloLens, un programma di “realtà alternata”, consente all’esercito di “identificare i suoi nemici” e “controllare robot e droni manualmente”. L’IDF aggiunge che intendono “usare HoloLens sul campo molto presto”, ma come e dove non è noto, ovviamente. Come sostiene lo storico Greg Grandin, la segretezza di tali operazioni statali può diventare incredibile: Ci vengono negate così tante informazioni specifiche che quando i dettagli vengono svelati, dovrebbe sembrare una rivelazione. Tuttavia, come osserva Grandin, sappiamo già quasi tutto ciò che conta su ciò che fa lo Stato.

Screenshot da un video IDF che descrive gli usi di Microsoft HoloLens.

Sappiamo che lo Stato israeliano uccide, mutila, imprigiona, rapisce ed espropria. Secondo B’Tselem, tra il 2018 e il 2020, Israele ha ucciso oltre 440 palestinesi, oltre a ferire e mutilare migliaia di persone nella Grande Marcia del Ritorno a Gaza. I recenti crimini dello Stato includono l’omicidio del ventiseienne Ahmad Erekat e del quindicenne Mohammed Hamayel, la mutilazione e il ferimento degli adolescenti Bashar Hamad e Yusef Taha, la detenzione e l’abuso sessuale di bambini. Nel settembre 2020, Israele deteneva oltre 4.200 palestinesi in prigione o in detenzione. Poi c’è l’espropriazione: Solo nel 2020 Israele ha demolito 172 case palestinesi in Cisgiordania (compresa Gerusalemme Est), lasciando oltre 900 persone sfollate. Israele quest’anno ha continuato a sfrattare famiglie e radere al suolo i villaggi, il tutto intensificando l’apartheid medico per quanto riguarda la prevenzione anti Covid e l’accesso ai vaccini.

In altre parole, l’ultimo programma di Microsoft probabilmente non è determinante quando Israele ha soldati, posti di blocco, prigioni, carri armati, aerei da combattimento, droni e apartheid medico. Ma anche se il programma non è mai stato utilizzato sul campo, sia Israele che Microsoft traggono vantaggio dall’idea che potrebbe esserlo. Microsoft trae profitto dal messaggio che i suoi prodotti sono “testati sul campo”, in particolare programmi che altri Stati cercano di copiare. Israele trae vantaggio dalla riaffermazione della sua forza militare e tecnologica e dal sostegno di una grande società statunitense. Le collaborazione con le principali entità statunitensi aiutano a normalizzare lo Stato israeliano, motivo per cui Israele cerca disperatamente di contrastare le iniziative BDS.

La gestione dei dati alla base della violenza di Stato.

Come gli attivisti hanno da tempo riconosciuto, la violenza quotidiana dipende da usi poco entusiasmanti del computer, come la gestione dei dati, molto più che da capacità che attirano l’attenzione come il riconoscimento facciale. Strategia informatica e oppressione vanno di pari passo. E molti dei servizi di Microsoft sono più simili all’attività di intelligence che alla guerra ad alta tecnologia.

Microsoft fornisce gran parte della gestione dei dati alla base della violenza di Stato. Secondo i rapporti sulla spesa del governo degli Stati Uniti, negli anni Microsoft ha ricevuto 3,4 miliardi di dollari in fondi federali, di cui circa il 72,6% (2,4 miliardi di dollari) dal Dipartimento della Difesa e il 14,3% (488 milioni di dollari) dal Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, che include la gestione dei dati raccolti con l’Ufficio per l’Immigrazione e Controllo Doganale (Immigration and Customs Enforcement – ICE). Recentemente, la società si è aggiudicata un contratto da 10 miliardi di dollari per costruire la banca dati del Pentagono (recentemente contestata in tribunale dal concorrente di Microsoft, Amazon).

Come riporta Michael Kwet, Microsoft fornisce servizi anche ai dipartimenti di polizia e alle prigioni di tutto il mondo. Sviluppa programmi per la gestione delle informazioni sulle persone incarcerate, inclusi prodotti destinati alla “criminalità giovanile”. I programmi carcerari di Microsoft sono utilizzati dalle forze di polizia a New York, Washington D.C., Seattle e Atlanta, nonché in Brasile e Singapore. La società ha anche collaborato con una società marocchina che fornisce alle carceri programmi per la “gestione e il monitoraggio dei prigionieri, dalla loro incarcerazione al loro rilascio”.

Microsoft fornisce anche servizi informatici essenziali alla polizia israeliana, notoriamente violenta contro i palestinesi, i migranti e gli ebrei africani e arabi. La polizia israeliana afferma che “il cloud computing (banca dati esterna) fornito da Microsoft è necessario per garantire che i loro sistemi operativi, alcuni dei quali sono classificati, funzionino continuamente” (Amazon aveva gareggiato per lo stesso contratto). La polizia israeliana utilizza anche Body Cam realizzate da Taser / Axon, un partner di Microsoft. (Microsoft sta anche aprendo una struttura di “cloud computing” in Israele, che contrariamente al termine, è in realtà sotterranea, per servire meglio i suoi clienti israeliani.)

La polizia israeliana sta controllando il contenuto di una Body Cam realizzata da Taser / Axon, un partner Microsoft.

Questi servizi sono in linea con la visione minacciosa di Microsoft di “Connected Policing” (Sorveglianza Interconnessa). In un opuscolo che descrive questa struttura, la società si vanta che il suo programma “aiuta gli agenti dell’intelligence della polizia israeliana a completare le ricerche di dati in pochi secondi”, elaborando informazioni che “una volta richiedevano giorni per essere raccolte da vari sistemi”.Anche l’esercito e l’aviazione israeliani beneficiano dell’infrastruttura informatica di Microsoft. La compagnia ha aiutato il Bahad 1, una base di addestramento per ufficiali dell’esercito israeliano, a creare un’app in cui i soldati possono accedere alle procedure dell’IDF, alla storia trionfalista e al codice di “etica”. Microsoft ha anche collaborato nella gestione della banca dati delle risorse umane civili dell’IDF, che tiene traccia del personale di riserva dell’esercito.

Complicità nel mascheramento progressivo.

Nonostante sia implicata nei crimini di Stato, Microsoft è talvolta trattata come una società illuminata.

I centri di dibattito internazionali di Microsoft contribuiscono a questa immagine. Microsoft Israel, ad esempio, è presentato nel linguaggio del multiculturalismo liberale. “Attingendo alle nostre differenze e abbracciandole, le nostre idee sono migliori, i nostri prodotti sono migliori e i nostri dipendenti prosperano”. L’azienda riabilita l’immagine di se stessa e di Israele con dichiarazioni del tipo: “siamo orgogliosi di sostenere la comunità LGBTQ in Israele e collaborare durante tutto l’anno a diversi progetti”.

Microsoft deve la sua immagine progressista anche al complesso industriale no-profit: La rete di Fondazioni, Organizzazioni senza scopo di lucro e Università che le società e i miliardari usano nei loro sforzi per plasmare il mondo.

L’azienda beneficia dell’associazione con la Fondazione Gates, un’impresa costruita sui profitti monopolistici di Microsoft e sul furto di denaro pubblico per evasione fiscale. La Fondazione fa ben apparire la società e il suo fondatore, mentre promuove un’agenda imperialista e neoliberista nell’agricoltura e nei sistemi alimentari, di sanità pubblica e politica climatica.

Microsoft ha anche sponsorizzato istituti che eseguono le proprie offerte in modo più diretto. Questi centri si interfacciano facilmente all’Università neoliberista, che è sempre alla ricerca di agganci e finanziamenti privati. Il loro lavoro aumenta le credenziali progressiste di Microsoft, ma tacciono sugli ampi crimini e coinvolgimenti della società. E quando i piccoli crimini di Microsoft si scoprono, vengono contenuti nell’ambito dell “etica” e del “pregiudizio” aziendale, mascherando l’impegno fondamentale dell’industria nei confronti del colonialismo e della violenza di Stato.

Microsoft ha contribuito a creare due influenti centri di dibattito, AI Now e Data & Society. AI Now, con sede presso l’Università di New York, è stato finanziato con una “donazione” di Microsoft (insieme ai finanziamenti di Google) e fondato da Microsoft e dipendenti di Google. È stato inaugurato nel 2016 con la partecipazione e il patrocinio della Casa Bianca. Data & Society, inaugurato nel 2014, è stato anch’esso fondato con la generosità finanziaria di Microsoft. È guidato da un dipendente Microsoft e intrattiene anche rapporti con l’Università di New York. La missione dichiarata di questi centri è studiare le “implicazioni sociali” della tecnologia. Occupando l’ala progressista del complesso industriale senza scopo di lucro, tali centri traggono il loro potere, come osservano Tiffany Lethabo King ed Ewuare Osayande, dalla vicinanza a “Washington”. Possono arricchire i rapporti con il linguaggio della giustizia sociale, ma sono responsabili solo nei confronti dell’élite che li ha creati. E non si distaccano mai molto dal programma dei loro clienti.

La scorsa estate, ad esempio, la co-fondatrice di AI Now e dipendente Microsoft Kate Crawford ha elogiato Microsoft per aver annunciato che smetterà di fornire programmi di riconoscimento facciale alla polizia, sebbene sia stato un gesto vuoto da parte dell’azienda in quanto Microsoft consente ancora alla polizia di accedere al riconoscimento facciale attraverso vari prodotti. Scrivendo per la prestigiosa rivista Nature, Crawford ha anche ribadito la linea riformista dell’azienda secondo cui il riconoscimento facciale dovrebbe essere sospeso a causa della sua “pregiudizialità” fino a quando non possa essere “regolamentato”, e ha nominato solo i concorrenti di Microsoft, come Amazon, come complici della Polizia. Ciò eleva Microsoft e nega alternative abolizioniste, come la richiesta popolare di vietare del tutto il riconoscimento facciale.

Inoltre, l’ossessione di questi opinionisti sul riconoscimento facciale serve già gli interessi dell’industria. L’attenzione distrae dagli ampi e meno appariscenti servizi informatici di Microsoft, che sono fondamentali per la violenza di Stato. Questi servizi sono anche più difficili da contenere in un contesto aziendale “etico” e “pregiudizievole”.

Attraverso un discorso su “etica” e “pregiudizio”, questi centri proteggono gli interessi dell’industria e dell’impero USA. Lo scandalo AnyVision ne è una prova. Una volta documentato dai principali media, il programma di sorveglianza della Cisgiordania di AnyVision era più difficile da ignorare, e AI Now ha commentato il caso nel suo rapporto annuale del 2019. AI Now ha affermato che AnyVision è problematica date le “violazioni dei diritti umani” che si verificano in Cisgiordania. Il rapporto aggiunge che il lavoro di AnyVision “contraddice i principi dichiarati di Microsoft di “sorveglianza legale” e “non discriminazione”, così come la “promessa di Microsoft di non implementare la tecnologia di riconoscimento facciale in scenari che riteniamo metteranno a rischio le libertà”.

AI Now ha quindi trovato “sconcertante” il fatto che la start-up israeliana abbia affermato di essere “stata dichiarata conforme agli impegni etici di Microsoft”. Per questi opinionisti, la storia di AnyVision finisce così: “Microsoft ha riconosciuto che potrebbe esserci un problema e ha assunto l’ex procuratore generale Eric Holder per indagare sulla conciliazione tra le azioni di AnyVision e i principi etici di Microsoft”. Non sorprende che l’indagine di Holder, un sostenitore della polizia e degli omicidi di droni, abbia successivamente concluso che non c’erano prove sufficienti per supportare l’accusa che AnyVision si sia impegnata nella “sorveglianza di massa” o che Microsoft abbia violato il proprio codice etico.

Ma non c’è nulla di “sconcertante” in questo caso. Microsoft sta concretizzando l’impegno dell’impero statunitense nei confronti del colonialismo israeliano. Per statuto, i centri di opinione non possono nominare queste strutture. Ironicamente, però, in un’altra parte dello stesso rapporto che non riguarda Israele, AI Now sottolinea che l’uso della “decolonizzazione” teoricamente “può consentire a ristretti interessi economici di adottare la retorica delle lotte decoloniali”. Quando si tratta di Microsoft e Israele, i centri di opinione perpetuano la farsa della “sorveglianza legale” e delle società che rispettano i codici etici. Tuttavia, il supporto di Microsoft per AnyVision è del tutto coerente con la storia e le operazioni di Microsoft, e non vi è alcuna reale differenza tra la destinazione violenta dei progetti di Microsoft e quelli di AnyVision. AnyVision è solo uno scorcio sul profondo impegno di Microsoft nei confronti della guerra, dell’incarcerazione e del colonialismo.

Dati questi impegni, gli appelli di Microsoft alla “giustizia sociale” dovrebbero essere visti come parte di uno sforzo di controinsurrezione: Un tentativo di reprimere la ribellione e deviare dall’abolizione. E la donazione di 250.000 dollari di Microsoft ai gruppi per la giustizia sociale è una miseria rispetto agli incalcolabili miliardi che l’azienda ricava dall’implementazione della violenza di Stato. Una mano toglie mentre l’altra lancia le briciole.

Disinvestire dalla violenza di Stato, investire nelle comunità

Immagine dalla campagna “Stop The Wall” contro l’apartheid israeliano e la sua economia di guerra. (Foto: Filippo Minelli / Flickr)

Gli attivisti non sono stati ingannati dalla messinscena. Gruppi popolari, sia in Palestina che negli Stati Uniti, come Stop the Wall (Fermare il Muro) e Stop LAPD Spying Coalition (l’Associazione Fermare la Rete di Sorveglianza della Polizia di Los Angeles), hanno smascherato come Microsoft e i suoi pari diffondono strumenti oppressivi a livello internazionale per profitto e controllo.

Stop the Wall in Palestine vede aziende come Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft come forze colonizzatrici che beneficiano del “decennale regime di apartheid, colonialismo e occupazione di Israele sul popolo palestinese” e aiutano a mantenere il regime. Come scrive Stop the Wall, la “sorveglianza israeliana del popolo palestinese offre la tecnologia per la raccolta e l’elaborazione dei dati”, che viene poi applicata in settori che vanno “dalle città intelligenti alla pubblicità”.

Per Stop the Wall, la resistenza a questo sistema è anche una lotta sindacale, dal momento che il potere politico di queste aziende si basa sullo sfruttamento del lavoro e la schiavitù, e perché i metodi di sorveglianza usati in patria derivano da quelli dei progetti coloniali. È per questo che Stop the Wall vede la “lotta palestinese nel quadro dell’internazionalismo e della solidarietà intersezionale”. Stop the Wall cerca di smantellare i muri, non solo quelli fisici, ma il più ampio apparato di polizia costruito congiuntamente da Israele, Stati Uniti e società private, attraverso il boicottaggio e il disinvestimento. Il gruppo chiede “la fine delle relazioni militari con Israele e il de-finanziamento del suo complesso militare e di sicurezza nazionale”.

A Los Angeles, Stop LAPD Spying Coalition riconosce anche i punti in comune tra i regimi oppressivi in ​​tutto il mondo e il loro gruppo condiviso di profittatori. L’Associazione sta spingendo per de-finanziare il Dipartimento di Polizia di Los Angeles per le sue operazioni razziste e omicide, compresi i suoi sforzi per confinare le comunità usando muri invisibili (LAPD memorizza i dati di sorveglianza sulle piattaforme di Microsoft). Ma l’Associazione sottolinea che gli stessi strumenti sono usati altrove e si impegna per la lotta palestinese nella sua dichiarazione di principi. Stop LAPD Spying Coalition chiede il de-finanziamento per smantellare l’ampio complesso di sorveglianza e investire invece in alloggi, salute pubblica, sicurezza alimentare, spazi pubblici e metodi non restrittivi per affrontare danni ed emergenze.

Il filo conduttore abolizionista di queste iniziative è promettente. Strategie come disinvestire / investire potrebbero iniziare a privare le industrie della violenza delle loro risorse, reindirizzandole verso fini riparativi. Possano questi sforzi moltiplicarsi, ovunque, per aiutare a realizzare le richieste di milioni di persone che sono scese in piazza.

Yarden Katz è membro del Dipartimento di Biologia dei Sistemi presso la Harvard Medical School e autore di Artificial Whiteness: Politics and Ideology in Artificial Intelligence (Bianchezza Artificiale: Politica e Ideologia nell’Intelligenza Artificiale – 2020).

Traduzione di Beniamino Rocchetto per Invictapalestina.org

 

(Foto di copertina: Il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’Amministratore Delegato di Microsoft Satya Nadella, nel 2016).