Comitato di libertà vigilata designa caso di Ahmed Manasra come “terrorismo”

Tel Aviv – The Palestine Chronicle. Mercoledì, un comitato israeliano per la libertà vigilata ha designato il caso di Ahmad Manasra, arrestato all’età di 13 anni, come “terrorismo”, secondo il team di difesa.

Il suo team legale ha affermato che la Commissione per la libertà vigilata del Servizio carcerario israeliano (IPS) ha deciso di designare il caso del ventenne Manasra come un caso di “terrorismo”.

Manasra ha sviluppato seri problemi di salute mentale dal suo arresto avvenuto quando era bambino, sette anni fa, a causa di severi metodi di interrogatorio e torture.

Il suo team legale ha criticato la decisione come “legalmente e costituzionalmente viziata” e come una “grave violazione delle basi legali e costituzionali del sistema legale locale ed internazionale, in particolare del sistema legale relativo ai minorenni”.

Domenica, il tribunale israeliano di Ramleh ha esaminato l’idoneità di Manasra al rilascio anticipato ai sensi della legge israeliana sulla libertà vigilata del 2001, ma non ha emesso una decisione, nonostante le dure condizioni di salute e psicologiche del prigioniero.

Saleh Manasra, padre di Ahmad, ha detto che suo figlio non ha partecipato alla sessione di domenica a causa delle cattive condizioni in cui si trova, poiché è detenuto nella clinica della prigione di Ramleh.

L’avvocato di Ahmed Manasra, Khaled al-Zabarqa, ha confermato che durante la sua visita a Manasra, il 16 giugno, ha notato tracce di ferite su entrambe le braccia.

Durante questo incontro, Ahmed non ha comunicato visivamente o verbalmente con Zabarqa e sembrava mostrare segni di malattia e esaurimento generale.

Il 20 giugno, Amnesty International ha chiesto l’immediato rilascio di Manasra.

“Ahmad Manasra è stato sottoposto ad una serie di ingiustizie da parte delle autorità israeliane, inclusi gli effetti deleteri dell’incarcerazione sul suo sviluppo ed il prolungato isolamento”, ha affermato Heba Morayef, Direttore regionale di Amnesty International per il Medio Oriente ed il Nord Africa, aggiungendo: “Ha subito maltrattamenti durante gli interrogatori, che sono stati condotti senza la presenza dei suoi genitori o dei suoi avvocati, e gli è stato negato il diritto ad un processo equo. Avrebbe dovuto essere rilasciato molto tempo fa, eppure continua a soffrire inutilmente nelle carceri israeliane”.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.