L’incontro ha discusso le attuali condizioni politiche alla luce delle decisioni prese dalla leadership palestinese il 19 maggio, in risposta ai piani statunitensi ed israeliani di annettere più del 33% dell’area delle terre occupate della Cisgiordania e nel quale la Palestina é stata assolta da tutti gli accordi ed intese con il governo israeliano e l’amministrazione statunitense.
Il Comitato di crisi ha riesaminato le attività illegali coloniali, in particolare nella Valle del Giordano, e l’istituzione di nuove colonie nelle aree che dovrebbero essere annesse, nel tentativo di guadagnare tempo e creare uno stallo per ingannare la comunità internazionale, alla luce della posizione assunta dalla leadership palestinese nel respingere il piano di annessione ed il cosiddetto “Accordo del Secolo” che mira a liquidare la causa palestinese.
L’incontro ha anche discusso le misure repressive in corso da parte delle autorità israeliane d’occupazione, la demolizione di case, la distruzione degli ulivi e la detenzione continua di cittadini palestinesi, in particolare a Gerusalemme.
Il Comitato ha espresso soddisfazione per l’unità della posizione palestinese ed il suo sostegno alle decisioni della leadership e all’escalation della resistenza popolare pacifica contro i coloni ed i gruppi terroristi sionisti.
Nella sua riunione, il Comitato ha sottolineato che non esiste una soluzione all’attuale crisi se non l’annullamento da parte dell’amministrazione statunitense e del governo israeliano dei piani di annessione, sottolineando che il processo di pace si svolgerà quindi sotto l’egida delle Nazioni Unite attraverso un conferenza internazionale sulla base del mandato e delle risoluzioni delle Nazioni Unite per porre fine all’occupazione e stabilire uno Stato palestinese indipendente sui territori occupati dal 4 giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale, ed per trovare una soluzione alla questione dei rifugiati basata sulla risoluzione 194 e sull’Iniziativa araba di pace.