Commissario ONU condanna le uccisioni dei gazawi da parte dell’esercito israeliano

Betlemme-Ma’an. L’alto commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, Liz Throssell, ha rilasciato un comunicato nel fine settimana scorso condannando le “deplorevoli uccisioni” dei manifestanti palestinesi a Gaza.

Il comunicato è stato emesso venerdì, ore prima che nove Palestinesi fossero uccisi lungo il confine – e fra loro un giornalista e due minorenni – portando il bilancio delle vittime a 29 da quando è iniziata “la grande marcia del ritorno”, il 30 marzo.

“Considerando la deplorevole uccisione di 16 persone e il ferimento di più di 1.000 altre come riferito durante le manifestazioni a Gaza, soprattutto il 30 marzo, siamo seriamente preoccupati che possano verificarsi ulteriori violenze durante le manifestazioni di oggi e delle prossime settimane”, ha detto Throssel.

“Dato il gran numero di feriti e morti, le minacciose dichiarazioni rilasciate dalle autorità israeliane nei giorni precedenti la protesta, oltre alle indicazioni che le persone uccise o ferite erano disarmate o non rappresentavano una seria minaccia per le forze  di sicurezza ben protette – e in alcuni casi stavano addirittura scappando dalla recinzione – ci sono forti indicazioni che le forze di sicurezza hanno fatto uso di forza eccessiva”.

La dichiarazione continua osservando che le forze israeliane sono tenute dal diritto internazionale umanitario “a rispettare i diritti di riunioni ed espressioni pacifiche e ad usare, nella misura del possibile, mezzi non violenti per assolvere i loro compiti.

“In conformità con la legge internazionale sui diritti umani, le armi da fuoco possono essere usate solo in caso di estrema necessità, come estrema ratio, e in risposta a una minaccia imminente di morte o a rischio di gravi lesioni”.

Throssel ha evidenziato che anche se i manifestanti “tentano di avvicinarsi o di attraversare la barriera della linea verde “, “non rappresentano una minaccia per la vita o per gravi lesioni che giustificherebbe l’uso di proiettili.

“Ricordiamo a Israele i suoi obblighi per assicurare che la forza eccessiva non sia usata contro i manifestanti e che durante un’occupazione militare, come nel caso di Gaza, il ricorso ingiustificato e illegale alle armi da fuoco da parte delle forze dell’ordine con la conseguente morte può considerarsi un omicidio volontario, una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra”, ha detto Throssel.

“Facciamo eco all’appello del Segretario Generale dell’ONU per un’indagine indipendente e trasparente su questi avvenimenti, onde trattenere i responsabili”.

Dopo il mortale primo giorno di proteste a Gaza la scorsa settimana, l’ONU e l’Unione Europea (UE) hanno chiesto un’indagine sulla violenta repressione delle proteste da parte dell’esercito israeliano.

Il ministro della Difesa israeliano, Avigdor Lieberman, ha respinto i richiami, dicendo invece “dal punto di vista dei soldati [della difesa israeliana], hanno fatto quello che doveva essere fatto”.

Lieberman ha aggiunto che pensa che “tutte le nostre truppe meritino un encomio”.

Israele ha continuato a raccontare che le imponenti manifestazioni – che erano organizzate dalla base e da attivisti locali come proteste nonviolente – erano organizzate dal movimento Hamas e che le proteste venivano usate per “mascherare la paura”.

Il comunicato dell’ONU per le indagini sulle uccisioni è giunto dopo che gli USA avevano bloccato una dichiarazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU (UNSC) che condannava l’uso della forza di Israele contro i manifestanti civili al confine di Gaza, che i gruppi per i diritti ritengono criminali e illegali.

Le forze israeliane sono state a lungo criticate per l’uso eccessivo della forza contro i Palestinesi e quello che i gruppi per i diritti umani hanno definito la loro politica di “esecuzione extragiudiziale”, quando i Palestinesi, che non rappresentavano una minaccia diretta alla vita dei soldati, avrebbero potuto essere imprigionati o contenuti in modo non letale.

(Foto: Palestinesi di Gaza trasportano la salma del giornalista Yasser Murtaja).

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli