Comune di Gaza: la crisi della sete si aggrava dopo che i bombardamenti israeliani hanno danneggiato l’acquedotto Mekorot

Gaza – PIC. Il Comune di Gaza ha affermato che la continua interruzione dell’acquedotto Mekorot da parte dell’occupazione israeliana, a seguito dei danni causati a est del quartiere di al-Shuja’iyya, aggrava la crisi idrica della città, aggiungendo che le sue squadre “sono in grado di ripararlo entro 24 ore se l’occupazione lo consente”.

Il Comune ha rivelato in una dichiarazione di sabato che l’esercito di occupazione sta temporeggiando nel consentire alle sue squadre di raggiungere il luogo in cui si è verificata la rottura della linea di distribuzione idrica, sottolineando che può riparare il malfunzionamento della conduttura entro 24 ore se alle sue squadre viene consentito di raggiungere il sito di al-Shuja’iyya.

La conduttura idrica è stata gravemente danneggiata in via al-Muntar, vicino a via al-Karama, a seguito dell’incursione delle forze di occupazione, che ha bloccato il flusso d’acqua.

Nella sua dichiarazione, il Comune di Gaza ha affermato di aver compiuto grandi sforzi in coordinamento con le autorità e le organizzazioni internazionali competenti per consentire alle sue squadre di raggiungere l’area danneggiata, e di essere in attesa dell’approvazione finale per riprendere i lavori di riparazione.

Le autorità di occupazione hanno raddoppiato le sofferenze degli abitanti della città di Gaza, dopo aver interrotto, sabato scorso, l’erogazione idrica della società Mekorot, che rappresenta il 70% della fornitura totale disponibile, in seguito all’allarme per una grave crisi di sete tra gli sfollati che soffrono di condizioni di vita difficili.

Il Comune di Gaza ha anche lanciato l’allarme per un disastro sanitario e ambientale senza precedenti che minaccia la vita dei residenti della città, a causa dell’accumulo di 175 mila tonnellate di rifiuti e delle perdite di acque reflue.

Il Comune ha lanciato l’allarme sulla diffusione di malattie ed epidemie dovute all’accumulo di rifiuti nelle strade di Gaza e alle perdite di acque reflue dovute all’enorme distruzione delle infrastrutture, per non parlare della decomposizione dei corpi delle vittime sotto le macerie.