Condizioni di salute di detenuto palestinese malato di cancro potrebbero deteriorarsi ulteriormente

Ramallah – WAFA. Le condizioni di salute di un detenuto palestinese malato di cancro in una prigione israeliana potrebbero peggiorare, secondo quanto affermato mercoledì dalla Commissione per gliAffari Prigionieri.

In un comunicato stampa, la commissione ha avvertito  che le condizioni di salute di Nidal Abu ‘Ahour, 46 anni, attualmente nella prigione israeliana di al-Ramleh, potrebbero deteriorarsi poiché gli è stato recentemente diagnosticato un cancro ai reni, che si somma ad una già presente insufficienza renale.

Ha precisato che Abu ‘Ahour, che ha un solo rene, è stato sottoposto a violenti interrogatori condotti dall’intelligence israeliana, nonostante le sue malattie.

Ha sottolineato che un avvocato che rappresenta Abu ‘Ahour ha presentato una richiesta al tribunale militare israeliano di Ofer, una nota struttura di detenzione, a ovest di Ramallah, chiedendo il rilascio urgente di Abu’ Ahour a causa delle sue condizioni di salute, ma la richiesta è stata respinta.

Abu A’hour, padre di sette figli, è stato arrestato durante un raid militare nella sua casa, a Betlemme, il 23 giugno, ed è ancora in prigione.

La pratica israeliana largamente condannata di detenzione amministrativa consente l’arresto di palestinesi senza né accusa né processo, per periodi che vanno dai tre ai sei mesi, rinnovabili, sulla base di prove non divulgate e che persino l’avvocato del detenuto non può vedere.

In precedenti rapporti sulle condizioni dei diritti umani per i palestinesi, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha dichiarato che ai detenuti amministrativi non è data “l’opportunità di confutare le accuse o di affrontare il materiale probatorio presentato contro di loro in tribunale”.

Amnesty International ha descritto l’uso della detenzione amministrativa da parte di Israele come una “tattica fallimentare” e ha da tempo invitato Israele a porre fine al suo uso.

I detenuti palestinesi continuano a ricorrere a scioperi della fame a tempo indeterminato come mezzo per protestare contro la loro detenzione amministrativa illegale e per chiedere la fine di questa politica, che viola il diritto internazionale.