Madrid. I ministri dei Paesi musulmani ed europei, insieme al responsabile degli affari esteri dell’Unione Europea, si sono riuniti venerdì a Madrid per discutere su come far progredire una soluzione a due Stati per il conflitto israelo-palestinese.
Erano presenti il premier palestinese Mohamed Mustafa e i ministri degli Esteri di Egitto, Giordania, Qatar, Arabia Saudita e Turchia – tutti membri del Gruppo di contatto arabo-islamico per Gaza – oltre ai capi della Lega Araba e dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica.
L’Unione Europea era rappresentata dal suo capo degli affari esteri Josep Borrell e dai ministri degli esteri di Irlanda, Norvegia e Slovenia, oltre che della Spagna.
“Ci siamo riuniti oggi a Madrid, nella peggiore crisi che il Medio Oriente abbia vissuto negli ultimi decenni, per riaffermare il nostro impegno comune ad attuare la soluzione a due Stati come unico modo per stabilire una pace e una sicurezza durature”.
“Negli ultimi anni di sponsorizzazione del processo di pace, le parti e la comunità internazionale hanno definito i termini di riferimento e i parametri per l’attuazione della soluzione a due Stati, sulla base delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, delle norme e dei principi del diritto internazionale e dell’Iniziativa di pace araba. Tuttavia, le misure unilaterali illegali, le attività coloniali, gli sfollamenti forzati e l’estremismo hanno frustrato le speranze dei due popoli di raggiungere la pace. Dall’ottobre 2023, una tragedia senza precedenti di indicibili sofferenze umane, violazioni del diritto internazionale e minacce alla pace e alla sicurezza internazionale si svolge davanti ai nostri occhi”.
“Chiediamo l’attuazione credibile e irreversibile della soluzione a due Stati in conformità con il diritto internazionale e i parametri concordati, compresa l’Iniziativa di pace araba, per raggiungere una pace giusta e duratura che soddisfi i diritti del popolo palestinese […] e raggiunga relazioni normali in una regione di stabilità, sicurezza, pace e cooperazione”.
“A 33 anni dalla Conferenza di pace di Madrid, le parti e la comunità internazionale non sono riuscite a raggiungere il nostro obiettivo comune, che rimane valido: porre fine all’occupazione israeliana dei Territori palestinesi, compresa Gerusalemme Est, iniziata nel 1967, e a vedere una realtà in cui due Stati indipendenti e sovrani, Israele e Palestina, vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, integrati nella regione, sulla base del riconoscimento reciproco e di una cooperazione efficace per la stabilità e la prosperità condivisa”.
“A questo proposito, accogliamo con favore il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia emesso il 19 luglio 2024 e sottolineiamo la necessità di consentire al governo palestinese di svolgere le sue funzioni in tutta la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est”.
“Sosteniamo, inoltre, pienamente gli sforzi di mediazione in corso da parte della Repubblica Araba d’Egitto, dello Stato del Qatar e degli Stati Uniti d’America e respingiamo tutte le misure volte a ostacolare questa mediazione”.
“Abbiamo ripetutamente chiesto un cessate il fuoco immediato e permanente a Gaza, il rilascio degli ostaggi e dei detenuti, il ripristino del pieno controllo dell’Autorità Palestinese sul valico di Rafah e sul resto del confine, e il completo ritiro delle Forze di occupazione israeliane da Gaza, anche dal Corridoio Filadelfia”.
“C’è anche un’urgente necessità di fornire assistenza umanitaria immediata, incondizionata e senza restrizioni su larga scala attraverso l’apertura di tutti i valichi israeliani, e di sostenere il lavoro dell’UNRWA e di altre agenzie delle Nazioni Unite; esortiamo tutte le parti a rispettare gli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale e ad attuare gli ordini della Corte internazionale di giustizia”.
“Mettiamo in guardia dalla pericolosa escalation in Cisgiordania e sollecitiamo l’immediata cessazione degli attacchi militari contro i palestinesi, nonché di tutte le misure illegali che minano le prospettive di pace, comprese le attività coloniali, la confisca delle terre e lo sfollamento dei palestinesi”.
“Sottolineiamo la necessità di preservare l’attuale status quo legale e storico dei luoghi santi islamici e cristiani di Gerusalemme, e il ruolo chiave della Custodia hashemita a questo proposito, e chiediamo la fine di tutte le misure che portano a un’escalation regionale”.
“La comunità internazionale deve adottare misure attive per attuare la soluzione a due Stati, compreso il pieno riconoscimento dello Stato di Palestina e la sua ammissione come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. Sottolineiamo che la questione del riconoscimento è un elemento chiave di questa nuova agenda per la pace, che porta al riconoscimento reciproco sia della Palestina che di Israele”.
“Oggi riaffermiamo il nostro impegno a compiere sforzi di pace congiunti per far progredire l’attuazione della soluzione a due Stati e ricordiamo l’accordo sulla necessità di convocare al più presto una conferenza di pace internazionale”.
“Alla luce di questi obiettivi, invitiamo le parti e tutti i membri delle Nazioni Unite a partecipare all’incontro più ampio ‘sulla situazione a Gaza e l’attuazione della soluzione a due Stati come percorso per raggiungere una pace giusta e globale’, a margine della prossima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 26 settembre 2024”.
(Fonti: PIC, Wafa, Quds News).