Ramallah – InfoPal. Nella prigione israeliana di HaSharon, Hana’ ash-Shalabi è stata confinata alla detenzione in isolamento a partire da oggi.
Ash-Shalabi è un’ex detenuta palestinese, era stata rilasciata a ottobre scorso nell’ambito dell’accordo di scambio. Proviene da Bourqin (Jenin) e ha 29 anni.
Riarrestata da Israele, Hana’ era stata destinata alla detenzione amministrativa (senz’accusa e prorogabile a oltranza, ndr) e contro questa misura arbitraria, sempre più di frequente adottata da Israele, lo scorso 16 febbraio aveva proclamato lo sciopero della fame.
Oggi è al suo 11° giorno di protesta.
Il ministro per gli Affari dei prigionieri riporta come le autorità carcerarie israeliane intendano fare pressioni sulla detenuta attraverso l’isolamento, al fine di scoraggiarne l’azione.
“Su Israele ricade la piena responsabilità per la sua vita”, afferma il ministro in un comunicato stampa. A tali dichiarazioni si accodano quelle del ricercatore in materia, Riyad al-Ashqar: “La detenuta non è nelle condizioni di salute tali da sopportare a lungo uno sciopero della fame simile a quello sostenuto da Khader ‘Adnan”.
Per i palestinesi la settimana si era chiusa con il caso ‘Adnan, mentre un’altra ne inizia con la ripresa delle proteste e delle manifestazioni di solidarietà alla connazionale detenuta da Israele.
Da Wa’ed, gruppo per i prigionieri palestinesi, e da ‘Abdallah Qandiyl, viene lanciato un appello al mondo, mentre si organizza un sit-in di solidarietà a Jenin.
“Non aspettare che il caso precipiti in un dramma ospedaliero – afferma Qandiyl – e combattere il black-out mediatico che Israele ha imposto sul suo riarresto”.
Anche Riyad al-Ashqar invita la popolazione e gli enti competenti a protestare contro la detenzione amministrativa e l’isolamento di ash-Shalabi, “dimostrando la stessa compattezza espressa nel caso di ‘Adnan”.
Ad-Damir, nota organizzazione per i diritti dei prigionieri, chiede alle parti contraenti la IV Convenzione di Ginevra di adempiere ai propri obblighi derivanti da quella sottoscrizione, e di portare alla luce il rispetto della legalità internazionale per i palestinesi.
Anch’ella rilasciata con l’accordo di scambio, l’ex detenuta Qahirah as-Sa’adi ha detto in un’intervista alla stampa locale: “Il problema dei detentui riguarda tutti, palestinesi, arabi e mondo islamico, come la liberazione della Palestina non riguarda solo i palestinesi.
Azioni come quella di Hana’ sono come delle grida rivolte al mondo per fermare l’oppressione mortale di Israele contro i nostri detenuti. Per questo è necessario aprire le prigioni ai sopralluoghi dei responsabili dei Diritti Umani”.
Nella catena dei commenti in solidarietà ad ash-Shalabi, si citano anche quegli giunti dalla famiglia di Khader ‘Adnan, mentre la detenuta in questione ha promesso: “Continuerò a scioperare anche a costo di morire”, descrivendo le violenze di cui è stata vittima da parte dei soldati israeliani dapprima nel campo di Salem dove era stata trattenuta dal momento del suo riarresto.
Il suo legale fa sapere che Hana’ avverte forti dolore e pressione al petto e al capo dopo il pestaggio subito dagli israeliani.
Israele oggi ha posto in detenzione in isolamento Hana’ ash-Shalabi per una settimana, per poi trasferirla nella prigione di Ramle.