Conosciamo dieci colossi aziendali che aiutano Israele nel massacro di manifestanti a Gaza

Di Joe Catron. Globalresearch.ca/. Mentre i soldati israeliani uccidono manifestanti palestinesi disarmati nella Grande marcia del ritorno, le loro letali operazioni dipendono da una schiera di compagnie appaltatrici e fornitrici, molte delle quali hanno sede fuori Israele.

Tom Anderson, ricercatore per l’occupazione aziendale, ha detto a MintPress News – sito d’informazione statunitense: “Per portare a termine i massacri di manifestanti a Gaza, l’esercito israeliano fa affidamento su una rete di compagnie internazionali che forniscono di tutto, dai fucili di precisione ai gas lacrimogeni. Queste compagnie stanno consapevolmente sostenendo crimini di guerra e sono complici degli assassinii orchestrati dallo stato”.

L’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari nei Territori palestinesi occupati ha riferito, il 4 ottobre scorso, che da quando la mobilitazione è iniziata, lo scorso 30 marzo, le forze israeliane hanno ucciso 205 palestinesi nella Striscia di Gaza.

Ci sono stati 21.288 feriti, dei quali 5345 da munizioni, con conseguenti 11180 ricoveri. Trentotto dei morti e 4.250 dei feriti erano bambini.

Un comunicato stampa che accompagna un rapporto del 25 settembre della Banca mondiale avverte: “L’economia a Gaza sta collassando”, aggiungendo che “il problema principale è il blocco decennale”.

Il comitato di Corporate Occupation e di American Friends Service, il movimento Boicottaggio disinvestimento e sanzioni (Bds) e il comitato Who Profitsmaintaine hanno fornito gli elenchi completi di società che consentono a Israele di attuare i crimini contro i palestinesi.

Eccone alcune:

Caterpillar, Inc.

Caterpillar è noto a livello internazionale per l’uso che Israele fa dei suoi bulldozer nella demolizione di case dei palestinesi nella Cisgiordania occupata e all’interno dello stesso Israele, così come per il suo ruolo nell’uccisione di Rachel Corrie, l’attivista statunitense dell’International solidarity movement schiacciata a morte da una delle macchine gestite da Israele nella Striscia di Gaza meridionale il 16 marzo 2003. A Gaza, Caterpillar è noto per lo spiegamento israeliano dei suoi macchinari per costruire una barriera militare attorno alla Striscia, oltre che per spianare i terreni agricoli palestinesi dentro la Striscia. Queste operazioni di livellamento distruggono l’agricoltura palestinese, mantenendo Gaza un mercato controllato dai produttori israeliani, e mantengono libera una linea di tiro che consente ai soldati israeliani di sparare ai palestinesi.

Combined Systems, Inc.

Combined Systems – un produttore di Jamestown, Pennsylvania, di proprietà di Point Lookout Capital e del gruppo Carlyle – fornisce armi leggere e attrezzature di sicurezza, come gas lacrimogeni e granate flash, ai governi repressivi di tutto il mondo. A maggio, i ricercatori di Corporate Occupation hanno avvistato accanto alla barriera di Gaza un veicolo israeliano, con insegne della polizia ma chiaramente destinato all’uso militare, equipaggiato con il propulsore di gas lacrimogeno della società ‘Venom’.

Ford Motor Company.

Mentre altri produttori, come la General Motors, forniscono veicoli all’esercito israeliano per schierare i propri soldati lungo la barriera di Gaza, i veicoli Ford si distinguono per il loro uso creativo. Nel 2003 il produttore israeliano Hatehof iniziò a montare gli autocarri Ford F550 come autoblindo. Nel 2016 Israele è passato all’F350, modificato dalla società di elettronica militare israeliana Elbit Systems come veicolo autonomo, senza pilota, in grado di controllare il fuoco a distanza.

Monsanto.

Insieme agli erbicidi della Dow Chemical Company e Adama Agricultural Solutions – unità israeliana della National Chemical Corporation (ChemChina) di proprietà statale cinese –  Israele spruzza diverse volte all’anno sui campi palestinesi il famigerato glifosato della Monsanto (commercializzato come Roundup), attraverso la sua barriera militare con Gaza. Come lo spiegamento di bulldozer Caterpillar per spianare i campi, così la diffusione aerea, condotta da due compagnie civili israeliane sotto contratto dell’esercito, serve interessi economici e militari israeliani, impedendo l’autosufficienza agricola palestinese e consentendo alle sue forze di individuare e sparare con facilità ai contadini palestinesi e ad altri civili che usano la propria terra.

G4S plc.

G4S, già tra i più grandi contractor dell’occupazione israeliana, ha venduto la sua principale società sussidiaria, G4S Israel, ma ha mantenuto un pacchetto azionario nella costruzione e nella gestione di Policity, l’accademia nazionale privata israeliana di polizia. Israele afferma che la sua polizia gode di uno status civile, ma d’abitudine schiera i suoi poliziotti in operazioni militari contro i palestinesi sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza, facendo loro utilizzare a sistema combinato il propulsore ‘Venon’ di gas lacrimogeno,  e i droni armati nella repressione della Grande marcia del ritorno.

Hewlett Packard.

Al momento formata da tre compagnie che operano in collaborazione – Hp Inc., Hewlett Packard Enterprise (Hpe) e Dxc Technology. Hp fornisce i computer all’esercito israeliano e ha siglato contratti per ‘virtualizzate’ le operazioni delle Forze di difesa israeliane, a partire dal 2007 con un programma per la marina israeliana, che impone il blocco su Gaza.

Banca Hsbc plc.

La Hsbc fornisce ampi finanziamenti ad alcuni dei più noti produttori militari del mondo, molti dei quali sono israeliani.

“La Hsbc detiene oltre 800 milioni di sterline in azioni ed è coinvolta in prestiti sindacati del valore di oltre 19 miliardi di sterline a società che vendono armi e attrezzature militari al governo israeliano”, ha detto a MintPress Huda Ammori, responsabile delle azioni per la Campagna di solidarietà della Palestina. “Questi investimenti includono Elbit Systems, la più grande società israeliana di sicurezza privata, che commercializza le sue armi come ‘testate sul campo’, essendo state testate su civili palestinesi a Gaza”.

Un importante produttore di droni, Elbit, ha svolto un ruolo chiave negli attacchi aerei sulla Grande marcia del ritorno.

Motorola Solutions Inc.

Motorola fornisce gli smartphone crittografati utilizzati dall’esercito israeliano per schierare soldati, oltre a servizi di radio e di comunicazione per la polizia israeliana.

Remington.

Amnesty International riporta che tra le vittime della Grande marcia del ritorno alcune “ferite portano i segni distintivi dei fucili da cecchino Remington M12 fabbricati negli Stati Uniti, che sparano munizioni da caccia da 7.62mm che si espandono e diffondono all’interno del corpo”, insieme ad altri fucili da assalto Tavor marchiati Israel Weapon Industries. “Negli Stati Uniti questi fucili sono commercializzati come fucili da caccia per uccidere i cervi”,  ha detto lo scorso aprile Brian Castner, membro di organizzazioni per i diritti umani specialista di armi.

Sabra Dipping Company, LLC.

The White Plains, produttore alimentare di New York, proprietà mista di PepsiCo e dell’azienda alimentare israeliana Strauss, ha donato pacchetti alimentari alla Brigata del Golan dell’esercito israeliano, nota per le sue violazioni dei diritti umani a Gaza e in Cisgiordania.

“Dobbiamo incanalare la nostra rabbia”.

Mentre la Grande marcia del ritorno – giunta alla 29 esima settimana – prosegue, i partecipanti e i sostenitori affermano che mirare alle imprese complici della sua repressione è uno dei mezzi più efficaci di solidarietà.

“Dobbiamo incanalare la nostra rabbia contro le atrocità di Israele in azioni efficaci per sottolinearne le responsabilità”,  ha dichiarato il comitato nazionale Bds in una dichiarazione del 12 aprile. “Insieme possiamo intensificare le campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni”.

“Israele sta affrontando i manifestanti palestinesi con le pallottole, e fino ad oggi ha massacrato oltre 190 palestinesi“, ha detto Ammori a MintPress. “La discriminazione razzista e la violenza brutale di Israele sono evidenti e la campagna per porre fine alla complicità è vitale”.

Joe Catron è un giornalista di MintPress News che si occupa di Palestina e Israele. È anche un attivista per la solidarietà e un giornalista freelance, recentemente tornato a New York da Gaza, in Palestina, dove ha vissuto per tre anni e mezzo. Ha scritto spesso per Electronic Intifada e Middle East Eye e ha co-editato ‘I diari dei prigionieri: Voci palestinesi dal gulag israeliano’, un’antologia di racconti dei detenuti liberati nello scambio di prigionieri del 2011.

Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice