Cos’è la marcia delle bandiere sioniste?

Genova. Di Mohammad Hannoun, API. La marcia è iniziata con l’occupazione di “Israele” della parte orientale di Gerusalemme, all’indomani della guerra dei sei giorni del 6 giugno 1967, in occasione della cosiddetta giornata dell’”Unificazione di Gerusalemme”, che è una “festa nazionale” per l’occupazione e per i coloni estremisti.
Nel 1968, Israele organizzò la prima marcia per celebrare il primo anniversario dell’occupazione della città di Gerusalemme, con la partecipazione di decine di coloni, che poi si sviluppò con centinaia di partecipanti, fino a raggiungerne circa 30mila, diversi anni fa.
La marcia, che di solito inizia dopo le cinque del pomeriggio, include coloni che alzano le bandiere dell’occupazione, eseguono canti e danze ebraiche per le strade di Gerusalemme e della Città Vecchia, compiono azioni provocatorie e intonano slogan razzisti che incitano a “uccidere gli arabi”.
La marcia mira anche a imporre eventi di ebraicizzazione e completo controllo israeliano sulla città di Gerusalemme per scopi religiosi, ideologici e politici. Costituisce, inoltre, una sorta di sfida e provocazione da parte della polizia di occupazione ai sentimenti dei musulmani e dei palestinesi.

L’occupazione sente di aver perso la sua piena sovranità su Gerusalemme, quindi sta cercando, attraverso gruppi ebraici estremisti, di dimostrare di essere “la sovrana”. Tutto ciò che sta accadendo nella Città Santa conferma che la battaglia in corso è una “battaglia per la sovranità”.
Vista l’importanza e il simbolismo della Porta di Damasco per i gerosolimitani, il governo di occupazione insiste affinché la marcia attraversi questa porta vitale, che definisce parte della loro identità, nel tentativo di scaricare le conquiste e le vittorie ottenute dal popolo di Gerusalemme in quella zona strategica, e per dimostrare di essere “i detentori della sovranità”.

Per garantire la “marcia delle bandiere” oggi, giovedì 18 maggio, la città occupata di Gerusalemme si trasformerà in una caserma militare, dispiegando migliaia di poliziotti israeliani e le sue unità speciali, “guardie di frontiera” e forze di cavalleria, compresa la creazione di posti di blocco militari e la chiusura delle strade e i vicoli della Città Vecchia, che impedisce il movimento dei nativi gerosolimitani.
Siamo di fronte a un progetto di governo israeliano, non a gruppi marginali della società israeliana che cercano di coprirsi con questi gruppi terroristici.