CPI: Federazione internazionale dei giornalisti sarà partner nel processo contro Israele

Gerusalemme occupata/al-Quds – MEMO e Wafa. La Federazione internazionale dei giornalisti (IFJ) sarà partner in una causa contro Israele presso la Corte penale internazionale (CPI), in seguito all’omicidio della giornalista di Al-Jazeera Shireen Abu Aqleh da parte di un cecchino israeliano.

“I giornalisti palestinesi sono guerrieri che affrontano quotidianamente l’aggressione israeliana in tutti i campi e il principale progetto dell’occupazione, [ossia] espellere i palestinesi dalla loro terra”, ha dichiarato a Wafa Ali Youssef, membro del consiglio d’amministrazione della federazione. Ha aggiunto che l’IFJ è riuscita a smascherare gli atti d’aggressione di Israele contro i professionisti dei media e contro il popolo palestinese.

I palestinesi sostengono che l’esercito israeliano ha deliberatamente preso di mira e ucciso Abu Aqleh. Israele lo nega, affermando che è stata colpita da un proiettile errante dell’esercito o da una munizione di uno degli uomini armati palestinesi che si stavano scontrando con le sue forze sul posto. Secondo testimoni oculari, tuttavia, non c’è stato alcuno scontro al momento dell’uccisione della giornalista.

In una sentenza del febbraio 2021, la CPI ha riconosciuto di avere giurisdizione sulla situazione nei Territori palestinesi occupati di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est. Ciò ha aperto la strada a cause da intentare contro Israele per presunti crimini di guerra e contro l’umanità.

Il mese scorso, il ministro degli Esteri palestinese, Riyad al-Maliki, ha consegnato al pubblico ministero della CPI l’esito ufficiale dell’indagine palestinese sull’omicidio di Abu Aqleh. Ha osservato che costituisce un punto di svolta nei crimini commessi da Israele contro il popolo palestinese.

Durante l’incontro con il procuratore della CPI, Karim Khan, Maliki ha chiesto che i criminali responsabili per aver preso di mira civili, bambini, donne, giornalisti, medici ed altri gruppi protetti siano assicurati alla giustizia internazionale.

Inoltre, un videomessaggio di Nasser Abu Bakr, presidente del Sindacato dei giornalisti palestinesi, ha esortato il procuratore Khan a ritenere Israele responsabile. “Solo dal 2000, sono stati uccisi 50 giornalisti palestinesi“, ha spiegato. “Sono stati documentati 7000 crimini contro i giornalisti palestinesi“.

Un resoconto dettagliato dell’omicidio di Abu Aqleh è stato fornito dal suo collega, Walid al-Omari. “Perché dovrebbero prendere di mira Shireen?” ha chiesto il capo dell’ufficio di Gerusalemme di Al-Jazeera. Ha suggerito che Israele stesse cercando di infliggere un colpo diretto e potente contro la rete. Uccidendo Abu Aqleh, ha suggerito, lo stato d’occupazione coloniale sperava di mettere a tacere una delle voci più potenti del mondo arabo.

Al-Jazeera ha descritto l’omicidio di Abu Akleh come un “omicidio palese” che viola “leggi e norme internazionali”. Nella sua dichiarazione dopo l’omicidio, la rete ha sottolineato che, secondo l’articolo 8 della Carta della CPI, “prendere di mira i corrispondenti di guerra o i giornalisti che lavorano nelle zone di guerra o nei territori occupati, uccidendoli o aggredendoli fisicamente, è un crimine di guerra”.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.