Critiche al Rapporto Palmer sull’attacco alla Freedom Flotilla1

Memo. “Per poter essere accettabile, il rapporto avrebbe dovuto fornire un'interpretazione delle questioni legali in maniera logica e responsabile. Ciò significa – soprattutto – che nella sostanza, l'assedio imposto più di quattro anni fa su 1,5milioni di palestinesi che vivono a Gaza è illegale, e dovrebbe essere immediatamente rimosso. Su queste stesse basi, anche l'esecuzione dell'attacco del 31 maggio fu illegale, un'offensiva aggravata dall'enorme interferenza alla libertà di navigazione in alto mare…”.

Richard Falk
Relatore Speciale per i Diritti Umani nei Territori palestinesi occupati.
 

“Il blocco non può essere letto come una realtà a sé. Nel contesto delle numerose violazioni alle risoluzioni Onu, la negazione del ritorno nella propria patria, il regime d'Apartheid con il quale i diritti di accesso a una parità di diritti è gravemente limitata, la presenza del muro illegale, l'invasione di Gaza con l'uccisione di numerosi suoi residenti e la distruzione di infrastrutture di base, il blocco non è proporzionale alle misure di sicurezza. Il blocco non è altro che una punizione collettiva contro l'intera popolazione la cui esistenza non viene rispettata. Tutto ciò è illegale”.

Micheal Mansfield Qc
Avvocato britannico per i diritti civili.
 

“Le affermazioni gratuite tra le più straordinarie del rapporto Palmer, sono quelle secondo le quali il blocco navale israeliano “è legittimato da misure di sicurezza”, quelle necessarie per prevenire l'introduzione di armi a Gaza, insieme alle affermazioni secondo le quali “l'imposizione del blocco israeliano è in conformità alla legge internazionale”.
Automaticamente, questa posizione è dalla parte di Israele in quanto, in base ad essa si presume che, in qualità di potenza occupante, Israele abbia il bisogno di sicurezza di abbattere qualunque richiesta di sicurezza della popolazione occupata di Gaza. Il rapporto giustifica un blocco che è una violazione de facto della legge internazionale imponendo una punizione collettiva a 1,6milioni di palestinesi che vivono a Gaza”.

Katheleen Christinson
Ex analista politica della Cia e autrice di diversi libri sulla situazione in Palestina.
 

“In base al suo stesso rapporto, la commissione “non era un tribunale”. Non era richiesto ad essa di emettere decisioni di natura legale o di giudicare sulle responsabilità. Sembra quindi che la commissione si sia spinta ben oltre quelli che erano i suoi riferimenti quando ha presunto di tracciare prove sulle legalità dell'assedio. Infatti ora, la questione dovrà essere affrontata dalla Corte penale internazionale se la Turchia deciderà di rimettere il caso”.

Bill Bowring
Docente di Legge al Birkbeck College, Università di Londra.

 

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(Foto: Memo).

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